MOBILITA

Toyota e partner promettono un sistema di gestione dei taxi giapponesi ad alta efficienza

I software sviluppati grazie all’intelligenza artificiale nei test preliminari predicono la domanda di corse con un tasso di accuratezza superiore al 94%

Quando Toyota aveva deciso di investire in Uber, aveva dimostrato di credere al potenziale di crescita della mobilità come servizio, un investimento che alla casa giapponese è costato anche un periodo di attrito col suo settore nazionale dei taxi, tradizionalmente chiuso e compatto.

Il fatto che Toyota abbia voluto tenersi stretto il mondo dei taxi giapponesi non significa però che il gruppo giapponese abbia smesso di credere nelle prospettive dei servizi di mobilità integrati dalle ultime tecnologie.

La conferma è arrivata oggi con una nota che ci svela come il gruppo auto ed alcuni partner stiano lavorando alacremente per sviluppare tecniche di predizione della domanda di corse.

Usando i dati raccolti attraverso smartphone, posizione dei taxi, dati meteo e numerosi altri fattori, Toyota insieme alla società della mobilità Japan Taxi, all’azienda delle telecomunicazioni KDDI Corp. e al colosso della consulenza Accenture hanno sviluppato una piattaforma predittiva che sostengono avere già raggiunto una accuratezza del 94%.

Come più volte il presidente del gruppo nipponico Akio Toyoda ha avuto modo di dire, i dati saranno parte del futuro modo di fare ricavi per Toyota (e non solo) e per questo i partenariati con aziende della tecnologia sono essenziali: in particolare è toccato ad Accenture sviluppare l’algoritmo che filtra i dati.

In un servizio della mobilità come quello dei taxi (che siano pubblici o privati è secondario) tutto ruota attorno ai picchi di domanda. La disponibilità di corse non deve mancare in quelle situazioni che hanno una relativa prevedibilità, ad esempio l’arrivo della pioggia, che fanno subito esplodere la domanda.

Una caratteristica del servizio dei taxi privati come Uber, Lyft o Didi è la ricerca costante di efficienza per dar modo di usare la domanda maggiore con un incremento dei ricavi derivante dalle tariffe differenziate: se si chiama un’auto di Uber nella città e nella domenica del Superbowl la tariffa è superiore a quella della domenica precedente o seguente.

Ma i taxi pubblici come quelli con cui lavora il sistema giapponese non hanno previsto prezzi flessibili, perciò l’efficienza diventa un asset ancora più prezioso.

I tablet forniti ai taxisti aggiornano continuamente una mappa che mostra non solo la predizione del numero di vetture occupate, ma anche i più recenti dati di vetture non occupate nelle aree circostanti.

Gli autisti possono quindi reagire all’equazione domanda-offerta per servire aree con domanda più alta ed offerta inadeguata riducendo il tempo di attesa e aumentando la quota di veicoli occupati.

All’apparenza il lavoro di ricerca dell’efficienza da parte di Toyota, Accenture e partner sembra non dover pretendere un prezzo da parte degli autisti, ovvero i sistemi di intelligenza artificiale possono essere messi a punto per migliorare la redditività anche se a farlo non sono i programmatori di quei colossi come Uber o Didi che con i propri autisti hanno un rapporto di amore-odio.

Secondo Toyota e la compagnia Japan Taxi nel corso del progetto pilota gli autisti che usavano il sistema hanno dato una scossa del 20% ai loro ricavi. La casa giapponese aveva iniziato ad installare i suoi dispositivi TransLog su 500 dell’area metropolitana di Tokyo.

Aumentare il numero di veicoli coinvolti nel sistema di gestione dei taxi giapponesi ad alta efficienza aiuterà anche la stesura di mappe dinamiche sempre più accurate, in grado di integrare traffico e servizi di mobilità, oltre ad agevolare la preparazione di sistemi in grado di far crescere i sistemi di guida autonoma destinati alle aree urbane.


Credito foto di apertura: ufficio stampa Toyota Motor Corp.