Scoppia la pace tra Toyota e taxi giapponesi
Toyota promette che non supporterà Uber in Giappone e i tassisti di Tokyo collaboreranno a progetti sulla guida autonoma
Anche per un gigante dell’auto come Toyota Motor Corp. non è facile destreggiarsi tra progetti presenti e futuri quando questi mettono in rotta di collisione partner vecchi e nuovi. Mentre quando erano in gioco solo tecnologie anche innovative come quella fuel cell o della guida semiautonoma le transizioni sono state finora relativamente fluide, non è stato lo stesso quando invece ad essere toccati (ed in gran numero) sono esseri umani e le loro prospettive.
L’esempio più vistoso si è potuto riscontrarlo ad inizio estate quanto è diventato pubblico lo scontento degli autisti di taxi giapponesi per l’investimento nel capitale di Uber allocato da Toyota. Il denaro incanalato verso la startup del ride hailing, seppure non sorprendente vista l’abbondanza di autisti affiliati ai servizi della società diretta da Travis Kalanick che usa Toyota, è stato interpretato dal capo della federazione dei tassisti nipponici Masataka Tomita come “un aiuto al nemico”.
Nonostante in Giappone, come in Italia ed altrove, ad Uber Technologies Inc. sia impedito di offrire servizi di ride sharing usando auto ed autisti privi di licenza di taxi o noleggio con conducente, la sola presenza dell’azienda americana è vista come minaccia esistenziale. Quindi non sorprende che Toyota, che sta definendo la nuova generazione di taxi giapponesi ed il cui arrivo è previsto nel 2017, abbia cercato un riavvicinamento con le associazioni di categoria nipponiche. Dopo essere stata costretta a suo tempo a dare rassicurazioni che gli accordi con Uber non riguarderanno il Giappone, ora ha firmato un memorandum di intesa con l’organismo che rappresenta oltre 200.000 tassisti nazionali.
Il modello di taxi Toyota in arrivo visto al salone di Tokyo dello scorso autunno ha un pianale molto basso e tetto alto, porte scorrevoli ed abbastanza spazio per una sedia a rotelle. In un paese che rivaleggia col nostro per il numero di anziani la facilità di accesso ed uso è stata considerata essenziale. Ultimo erede di una dinastia di taxi iniziata nel 1936 e che attualmente è rappresentata dal modello Crown Comfort di chiara ispirazione londinese. A prima vista il nuovo taxi Toyota non sembra destinato a stupire per contenuti innovativi, visto che sarà una vettura ibrida spinta da un motore alimentato a GPL.
Dove le cose si fanno interessanti però è la parte del memorandum di intesa che prevede che, in particolare nell’area di Tokyo, la casa auto e l’associazione dei tassisti collaboreranno anche su temi ben più innovativi. Raccogliendo e sviluppando dati di traffico ed ambiente metropolitano per programmare future tecnologie di guida autonoma che in particolare siano focalizzate su gruppi potenzialmente interessanti come anziani e viaggiatori stranieri, due gruppi che per definizione sono un ottimo pubblico per i taxi attuali e del futuro. Ad occuparsi dei dati raccolti sarà il Toyota Research Institute, che convoglierà gli studi verso la programmazione dei propri progetti sulla guida autonoma.