MOBILITA

Sempre maggiore la quota elettrica nel ride hailing cinese con Didi e BAIC

Didi e BAIC hanno stipulato un accordo per sviluppare insieme sistemi per le auto elettriche connesse della prossima generazione e che supportino flotte di taxi sempre più efficienti

Il più grande operatore cinese del ride hailing, Didi Chuxing, ha annunciato da poco un partenariato con BAIC, il gruppo dell’auto con sede a Pechino, che promette di avere risvolti significativi per il destino delle cospicue flotte di taxi privati che operano nelle maggiori metropoli asiatiche.

La joint venture tra BJEV (società controllata da BAIC che produce auto elettriche, incluso il modello più venduto del 2019 EC-Series) e Didi si chiamerà BAIC-Xiaoju New Energy Auto Technology, o per brevità JingJu. Secondo le note diffuse congiuntamente dai partner sarà attiva nello sviluppare sistemi per auto connesse della prossima generazione.

In pratica le competenze di Didi sulla gestione delle flotte e del traffico, sviluppate a partire da colossali montagne di dati filtrati da programmi che fanno ricorso alle più aggiornate tecniche di programmazione che si appoggiano all’intelligenza artificiale, faranno in modo da rendere sempre più efficiente l’uso dei veicoli elettrici ed ibridi prodotti da BJEV.

Il gruppo BAIC ha già annunciato che nei propri piani industriali è previsto che la manifattura e la vendita di veicoli con motori convenzionali abbia termine nel 2025. Nel frattempo Didi ha già nella sua piattaforma circa 400.000 cosiddetti NEV (new energy vehicles) molti dei quali full electric e l’accordo con la società pechinese si aggiunge a quelli in essere con altri gruppi che producono elettriche, come BYD.

La spinta verso una flotta sempre più sostenibile da parte di Didi potrebbe apparire un modo di recuperare favore dopo alcuni scivoloni che nel 2018 non hanno fatto bene all’immagine del servizio: le autorità cinesi hanno richiesto più controlli sugli autisti in particolare, dopo episodi di cronaca nera verificatisi con taxi privati come sfondo.

In effetti però l’accordo sembra confermare che in Cina sono quotidiani i fidanzamenti e rari i matrimoni, nel business. Didi stessa in passato ha steso accordi con una dozzina di case per equipaggiare la sua flotta, e ora che il mercato si rafforza nella direzione delle auto a zero emissioni il gruppo del ride hailing pare muoversi per posizionarsi al meglio in modo da non farsi trovare impreparata.

Di certo ne guadagneranno le metropoli, visto che per definizione servizi come quelli di Didi o Uber tendono a far sì che i veicoli abbiano un alto tasso di utilizzo: in questo caso che siano in strada mezzi che non producono emissioni non ha gli stessi effetti sulla qualità dell’aria delle città di veicoli convenzionali che trasportano passeggeri per ore ed ore.

Didi ha già stipulato accordi per sviluppare tecnologia in grado di supportare flotte sempre più connesse ed efficienti e anche, un giorno, pienamente autonome. Tra questi pare interessante quello siglato nel 2018 con NEVS, la società sino-svedese che ha rilevato SAAB quando la casa scandinava è stata liquidata, e che dovrebbe portare a mettere in strada un robotaxi.

Ma anche i partner di Didi Chuxing non stanno con le mani in mano quando si tratta di innovazione. Se BAIC non è forse la più attiva nell’inseguire veicoli a elevata automazione (ma è tra le imprese che partecipano allo sviluppo della piattaforma open source Apollo) da pochi giorni ha siglato un accordo con la chiacchierata Huawei per sviluppare soluzioni utili per le auto connesse.


Credito foto di apertura: sito internet ufficiale BJEV