V.E.

L’auto elettrica tra incentivi e tasse in California tira ancora

In diciassette stati americani si fanno largo balzelli sulle auto a zero emissioni, ma sul Pacifico arrivano $3 miliardi per chi guida Tesla & C.

La rete per chi cerca notizie è una formidabile scatola degli attrezzi, ma può facilmente rivelarsi un boomerang. Senza voler entrare nello spinoso argomento delle fake news, è comunque opportuno ricordare che due dei peggiori nemici del giornalismo sono sempre stati fretta e pigrizia.

Oggi che le notizie sono sempre meno appannaggio esclusivo della stampa, la pigrizia sembra essere il maggior pericolo per blogger e social media, mentre la fretta resta una insidia che continua ad aggirarsi nelle redazioni. È quello che non si può fare a meno di concludere dopo aver letto su Repubblica Motori un articolo intitolato: “Nella città della Tesla arriva la sovrattassa sulla ricarica elettrica“.

In questi termini appare un esempio di clickbait, rivolto soprattutto a compiacere chi è profondamente scettico sull’auto elettrica: quasi una conferma che le auto a zero emissioni non abbiano un futuro nemmeno in quella che era la terra degli hippies.

Non che l’articolo si basi su un fatto inventato: la notizia è autentica e, come indica anche l’articolo, ripresa da un sito finanziario americano che vive suggerendo quotidianamente decine di opportunità di trading in base agli eventi del giorno.

Il fatto è che nella città in cui ha sede la direzione Tesla, Palo Alto, finora chi doveva ricaricare auto spinte da batterie di trazione non pagava la corrente nelle strutture comunali. Ma adesso il bilancio non se lo può più permettere e il sindaco californiano farà pagare a chi ricarica alle sue colonnine $0,23 al Kwh (€0,20).

Che da questo si possa dedurre che a chi ha azioni Tesla convenga uscire dalla posizione con tutto quel che ne segue e che magari la California stia anche finalmente per decidere di liberarsi delle inutili e costose auto a zero emissioni  (per passare poi al carbone?) è una conclusione a cui qualcuno potrebbe giungere.

Ma una conclusione inappropriata. Per cominciare, uno dei numerosi tassisti che a Firenze guidano auto elettriche (soprattutto Nissan Leaf) potrebbe dirvi che a lui gli abitanti di Palo Alto fanno invidia. Perché il prezzo che il loro sindaco esige, al cambio attuale, è la metà di quello che oggi si paga alle colonnine Enel, ubique nel capoluogo toscano.

Ma anche la differenza tra i prezzi dei carburanti fossili americani ed italiani è enorme, direte, questo non vuol dire che in California non possano aver cominciato ad avere dubbi sulle auto elettriche (e magari su quelle autonome).

Una domanda a cui si può rispondere con cifre, anzi, con i dollari. Negli ultimi sette anni nello stato del Pacifico sono stati distribuiti incentivi per le auto a zero emissioni per un importo di $430 milioni.

Oggi in California sono così… stanchi e delusi delle auto elettriche che stanno rapidamente passando una nuova proposta di legge che porterà gli incentivi per i prossimi sette anni a $3. Non dollari: miliardi di dollari.

Il governatore Jerry Brown vuole un milione e mezzo di veicoli a zero emissioni sulle sue strade entro il 2025. Oggi le vendite californiane sono il 50% di quelle di tutta l’America, ma la percentuale sul parco circolante è ancora solo il 3% (in Italia è dello 0,1% se non volete andare a cercare i dati).

Di questa campagna pro-veicoli elettrici, come sottolinea un altro articolo dello stesso sito finanziario americano citato nell’articolo di Repubblica Motori, il chiaro vincitore sarebbe Tesla. La proposta di legge del deputato Phil Ting tratta molto meno bene i veicoli ibridi e ibridi ricaricabili rispetto a quelli elettrici (che sono e saranno prodotti nello stato mentre gli altri no).

Peraltro è corretto sottolineare che tra incentivi e tasse in California non sembrano intenzionati solo a dare ai produttori di auto elettriche e ai loro clienti ma anche a ricevere. E non solo indirettamente, cioè attraverso i punti di PIL che Tesla aggiungerebbe rimanendo in buona salute ed anzi crescendo. Gli incentivi saranno tanti e subito, ma Sacramento (la capitale dello stato) si riprenderà direttamente qualcosa, strada facendo.

In effetti in America sono ormai già ben 17 gli stati che hanno iniziato ad addebitare una qualche forma di balzello anche ai veicoli elettrici. Perché? Perché coi cali dei consumi dei carburanti durante la Grande Recessione, e con la quota crescente di auto a zero emissioni che non passano alle pompe istituzioni locali e statali perdono un fonte di ricavi indispensabile.

I soldi per la manutenzione di strade ed infrastrutture provengono da accise sui carburanti. Anche là dove costa molto meno che in Italia? Anche là. La California, nota per un’allergia alle tasse che sembra quasi italiana, nella primavera di quest’anno per la prima volta in ventitré anni ha alzato l’accisa a $0,30 al gallone. E dal 2020 metterà una tassa di $100 sulle auto elettriche, che secondo i calcoli del sito americano Green Tech Media equivale a metà di quello che pagherà in accise sul carburante l’automobilista medio americano.

L’idea di questa accisa sul carburante è nata senza dubbio dal concetto che l’auto, essendo fattore di usura e logorio per l’infrastruttura deve essere anche quella che paga per la sua manutenzione. In questa ottica ben difficilmente si può ritenere scandaloso che si chieda anche all’automobilista del veicolo a zero emissioni un contributo alla manutenzione della strada e del suo asfalto.

Anzi, si potrebbe aggiungere che alla luce della logica con cui pagano il pedaggio i veicoli commerciali (i tre o quattro assi pagano più di un camion a due assi, visto che sono in grado di portare un carico superiore) che un veicolo elettrico paghi per la manutenzione delle strade non ha niente di strano.

Per l’architettura delle attuali auto elettriche, nelle quali il peso delle batterie è ancora elevato, una piccola Zoe pesa oltre due quintali più di una Clio. Se il suo impatto sull’aria è ovviamente molto minore non si può dire lo stesso di quello sulle nostre strade. E prenderne atto non significa certo essere denigratori del brillante futuro che aspetta le auto a zero emissioni.


Credito foto di apertura: sito web Lucid Motors