AUTOMAZIONE

Waymo manda in pensione la Google-car: addio “koala”

Con la commercializzazione sempre più vicina, il reparto per la guida autonoma decide che il momento è arrivato: addio Google car

Il sito medium.com sempre più spesso è fonte di notizie per chi spulcia quotidianamente i progressi dell’innovazione e dell’automobile. Ed è proprio lì che ieri due ingegneri di Waymo, la compagnia che all’interno del colosso Alphabet ha ereditato il progetto della Google car, con un post che non nascondeva un po’ di nostalgia hanno rivelato che le buffe ma simpatiche vetturette a forma di koala, ma che internamente preferivano chiamare firefly (lucciola), dopo tre anni carriera e test si avviano alla pensione.

Ormai le auto scelte da molti giornali e siti come icona per indicare la corsa alla guida autonoma sono sempre più in minoranza, sostituite da una sempre più generosa flotta di Chrysler Pacifica ibride plug-in. Mentre Waymo vuole avvicinarsi alla commercializzazione, come sta testando in Arizona, veicoli molto vicini a prototipi non fanno più al caso dell’azienda di Mountain View.

Se ormai numerose sono le auto sperimentali su cui sono spuntati LiDAR, radar e sensori per sviluppare software di guida autonoma, i koala di Google, progettati in California e costruiti nella patria dell’auto (il Michigan) sono stati comunque una pietra miliare perché progettati all’origine senza il classico sedile di guida o i controlli abituali, sterzo, pedaliera.

Come fa notare il post, nella progettazione c’è stata una spruzzata di inventiva zen, con l’impostazione dell’abitacolo e dei sedili improntata fin dall’inizio al non dare un timbro di sedili di guida ad alcuna delle sedute. Una cosa che ha spiazzato molti, ma che ha fatto da battistrada, come dimostrano gli interni del concept Sedric di Volkswagen o, più recentemente InMotion di NEVS.

Il koala nasceva naturalmente con dei limiti: anche di velocità. Per metterlo in strada con i sistemi autonomi, la soluzione è stata omologarlo come veicolo di vicinato a bassa velocità (Neighborhood Electric Vehicles). Uno steccato di regole che ha consentito di condurre test a volontà senza sottostare ai limiti del Federal Motor Vehicle Safety Standards.

Questo ha implicato non far viaggiare la Google car oltre 25 miglia orarie (40 km/h) e su strade con limiti non più alti di 35 miglia (56 km/h). Ma ormai con Waymo lanciata verso il mercato più vasto e verso la normalizzazione dei sistemi, che devono integrarsi sempre più nella quotidianità, questi limiti diventano una costrizione, e le auto che hanno reso familiare il concetto di guida autonoma, senza volante, senza comandi, si avviano verso i musei, che pare siano già interessati a contendersele.


Credito foto di apertura: sito web Waymo