AUTOMAZIONE

Baidu punta a «robotaxi» basati sul solo V2X

Creare veicoli ad elevata automazione senza costosi sensori e impegnativi computer di bordo? Ci prova Apollo Air, affidandosi a infrastruttura smart, 5G e cloud

Questa settimana Baidu, il colosso cinese di Internet, ha annunciato che il proprio progetto Apollo Air nato dal programma di sviluppo open source sulla guida autonoma e rilanciato da una collaborazione con l’Institute fo AI Industry Research dell’università Tsinghua, sarà il primo in grado di supportare guida autonoma di Livello 4 SAE grazie all’infrastruttura della rete stradale ed alla tecnologia V2X (Vehicle-to-Everything).

In un intervento rilanciato dai principali organi di stampa nazionali e specializzati, il responsabile dello sviluppo di settore Ji Tao ha sottolineato come grazie a un coordinamento in tempo reale tra veicoli privi di sensori (come avviene invece nelle auto a guida autonoma e robotaxi dei principali protagonisti occidentali della guida autonoma), smart road e una serie di sensori nella rete stradale basati su connettività 5G e tecnologia V2X, le decisioni di guida possano essere prese grazie a “occhi e orecchie” esterni, non quindi sull’auto ma distribuiti nell’infrastruttura.

Grazie alla bassa latenza del 5G il controllo della guida che in un veicolo di Waymo o di Argo AI è affidato a un computer di bordo, vengono nel progetto Apollo Air demandate al cloud, con un continuo coordinamento veicolo-cloud-infrastruttura.

Baidu sostiene che l’Apollo Air è stato testato con conferma delle capacità di guida di Livello 4 SAE in scenari nelle città di Pechino, Guangzhou e Cangzhou. L’idea è di evolvere il sistema offrendo sempre più integrazione tra sensori inseriti nell’infrastruttura stradale e sistemi di bordo in grado di supportare robotaxi o in alternativa sistemi di sicurezza ADAS.

L’approccio di Apollo Air è interessante perché limitare i sensori presenti a bordo è in grado di tagliare in misura considerevole i costi di un veicolo ad elevata automazione. Perciò il sistema sembra potenzialmente in grado di abbassare in modo notevole il prezzo di uno shuttle a guida autonoma di Livello 4 SAE usato, poniamo, in un aeroporto o un centro fieristico, con sensori collocati nell’area operativa.

Quando veicoli attraversano incroci si possono creare punti ciechi; ma i sensori stradali provvisti di tecnologia V2X possono fornire informazioni critiche in tempo reale ai mezzi collegati aumentando la sicurezza complessiva. (credito immagine: Apollo Auto, via Medium)

Peraltro viene anche da chiedersi se l’approccio di Apollo Air, pur con applicazioni potenziali tutt’altro che trascurabili, sia considerabile un vero Livello 4 SAE, come viene inteso comunemente. Come è facile intuire, un robotaxi privo di sensori e computer di bordo che viaggia grazie al V2X ed al cloud per definizione deve limitare la sua attività alle aree in cui il servizio è disponibile.

Probabilmente questo è interessante per un paese come la Cina, dove l’atteggiamento verso la sorveglianza comporta un punto di partenza favorevole su cui appoggiare una infrastruttura di sensori e V2X come quella su cui vorrebbe appoggiarsi Apollo Air. Ma in pratica il sistema è per definizione geofenced, limitato geograficamente, ovvero finisce dove finisce l’infrastruttura ed il 5G non arriva.

Invece l’idea della guida autonoma di Livello 4 nella tassonomia SAE prevede che salvo condizioni meteo o di percorso particolari (come tempeste di neve o sterrati poco delineati) un robotaxi debba essere in grado di cavarsela. Il panorama della guida ad elevata automazione, ampliandosi, insomma crea nuovi orizzonti di cui continueremo a seguire l’evoluzione.

Credito foto di apertura: sito web Apollo Auto