BATTERIE

I tagli di bilancio in Germania prendono di mira la ricerca sulle batterie

In mezzo alla crisi di bilancio la Germania salva i progetti faraonici, ma scatena i tagli sulla ricerca applicata: un potenziale, disastroso auto-gol a lungo termine

L’improvvisa e drastica austerity che Berlino dalla fine dello scorso anno sta imponendo al bilancio federale, come effetto clamoroso a breve termine ha già investito i bonus e sussidi all’auto elettrica cancellati senza preavviso.

La cosa almeno per i prossimi mesi potrebbe essere attutita dal fatto che i principali gruppi auto hanno preso il testimone dall’agenzia federale BAFA che erogava i sussidi, intervenendo con propri sconti. Molto più drammatici a lungo termine potrebbero invece essere altri effetti della politica dei tagli traumatici: quelli alla ricerca e sviluppo.

Infatti la coalizione-Ampel sembra aver deciso di continuare a sostenere i progetti più faraonici e che attirano l’attenzione, come ad esempio l’insediamento di fabbriche di chip Intel e TSMC nell’ex-Germania Democratica, oppure di una Gigafactory di batterie della svedese Northvolt ad Heide, nello Schleswig-Holstein, dove ormai appaiono superati anche gli ostacoli di natura NIMBY sollevati dalle due piccolissime comunità più coinvolte dall’arrivo dei capannoni della fabbrica di celle.

Ma poiché la sentenza della Corte Costituzionale federale toglie €60 miliardi al bilancio, Berlino deve risparmiare e il governo federale cancella quasi tutti i finanziamenti a progetti di piccole e medie dimensioni. Soprattutto con tagli a ciò che è stato finora un vanto per la Germania, ovvero lo stretto collegamento tra scienza e ricerca applicata.

La settimana scorsa gli scienziati impegnati nel settore hanno già lanciato un appello alle soglie della disperazione al cancelliere Olaf Scholz indicando l’imminente risultato che le decisioni attuali comportano: la fine della ricerca tedesca sulle batterie.

Il ministero della Ricerca guidato da Bettina Stark-Watzinger, che appartiene al partito liberista FDP, a seguito dei tagli al Fondo per il Clima e la Trasformazione (KTF) ha scelto di usare le forbici con quasi tutte le ricerche applicative sulle batterie in Germania per il 2024. Ha pertanto deciso di tagliare i finanziamenti per la ricerca di settore per circa €155 milioni.

Secondo i calcoli del KLiB, la“Rete di competenze per le batterie agli ioni di litio” che riunisce scienziati, ricercatori e aziende leader nella tecnologia delle batterie, si tratta di circa tre quarti dei fondi inizialmente previsti. Nel 2024 verranno finanziati solo i progetti in corso; dal 2025 l’importo annuo scenderà dalla cifra originaria a soli €14 milioni; esente dalla cura dimagrante sarebbe solo un nuovo polo di ricerca gestito dall’Università di Münster.

Se nel campo commerciale della vendita di auto elettriche i gruppi auto possono intervenire per sostituire i tagli pubblici, niente di analogo è immaginabile rispetto alla ricerca. Con conseguenze a lungo termine che l’industria però percepisce molto chiaramente.

Lo ha confermato il leader della tecnologia di PowerCo (la filiale delle batterie Volkswagen) Frank Blome, che ha così commentato col quotidiano finanziario Handelsblatt: “la tecnologia delle batterie svolge un ruolo centrale nel futuro della Germania come settore automobilistico e nella trasformazione verso la mobilità elettrica. I tagli previsti sarebbero un duro colpo per questa importante ricerca in Germania”.

Proprio mentre la globalizzazione scricchiola da tutte le parti e si confermano maggiori ogni settimana i rischi della dipendenza da mercati lontani, l’industria e la ricerca tedesca avvertono che questo consoliderà il primato extra-europeo nel bel mezzo della transizione industriale ed energetica. Infatti proprio ora Cina, Stati Uniti, nonché Corea del Sud e Giappone, vanno in direzione opposta e stanno anzi aumentando i loro budget di sostegno al settore, anche nella ricerca e sviluppo.

L’elenco dei progetti sacrificati è ampio ed è destinato a includere quelli che avrebbero dovuto essere dei fiori all’occhiello. Tra l’altro ricerca di nuovi materiali per lel celle, il riciclo delle batterie e lo sviluppo di macchine e sistemi per la manifattura delle batterie.

Riguarda, specifica la lettera del KLiB soprattutto i progetti di ricerca sulle nuove tecnologie “di medio livello di maturità, come gli impianti- pilota che testano se e come, ad esempio, un nuovo materiale proveniente dai laboratori di ricerca può essere portato alla produzione di massa su scala industriale”.

Questa fase è considerata particolarmente critica e importante per lo sviluppo di un’industria delle batterie competitiva a livello internazionale in Germania (ed Europa) per i prossimi anni e decenni. Mentre università e consorzi di ricerca tedeschi sono ancora tra i leader internazionali nella ricerca di base, gli istituti e le aziende faticano da tempo rispetto ai concorrenti asiatici nella ricerca industriale, proprio quando si tratta di batterie in particolare.

Michael Krausa che è alla guida del KLib, con la testata economica WirtschaftWoche ha sottolineato un altro aspetto drammatico dell’austerity: “ciò metterebbe seriamente a repentaglio, tra l’altro, l’importante formazione di giovani ricercatori e tecnici per l’industria emergente delle batterie. La carenza di manodopera qualificata e la dipendenza dall’Asia saranno ulteriormente esacerbate”.

In altri termini, mentre il governo federale vuole continuare a sostenere l’arrivo di Northvolt a breve termine, con un effetto paradossale a lungo termine svuoterebbe di candidati qualificati il futuro organico della Gigafactory, che non troverebbe più tecnici in Germania in futuro ma dovrebbe andarseli a cercare dove formati, in Asia o in America.

Insomma, mentre i grandi progetti europei di interesse comunitario (IPCEI) continueranno a essere finanziati da Bruxelles e Berlino, a medio e lungo termine i tagli ora pianificati gettano i semi di un deterioramento della filiera delle batterie. Mentre Northvolt, PowerCo, ACC Automotive o altri gruppi beneficiari di finanziamenti andranno avanti, le piccole e medie aziende coinvolte dai loro piani faticheranno a svilupparsi private del contributo di forze nuove formate da una ricerca vitale.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Fraunhofer IWS