L’UE avvia un’indagine sulle auto elettriche provenienti dalla Cina
L’UE sta avviando una procedura sul sostegno pubblico della Cina ai produttori di auto elettriche: la presidenza della Commissione Europea vuol tutelare l’industria continentale da distorsioni della concorrenza
L’UE vuole intervenire contro le auto elettriche in arrivo dalla Cina collocate in numero crescente nei saloni continentali a prezzi eccessivamente bassi e ha incaricato la sua authority competente di avviare un’indagine sui sussidi che distorcono il mercato, ha dichiarato questa mattina a Strasburgo il capo della Commissione Europea Ursula von der Leyen, durante il suo discorso sullo stato dell’Europa al Parlamento europeo, l’ultimo prima delle elezioni che nel 2024 rinnoveranno le cariche dell’esecutivo.
Solo pochi giorni fa durante il Salone Auto di Monaco di Baviera anche le testate finanziarie tedesche di solito paladine dell’industria nazionale avevano suonato il campanello di allarme di fronte all’offensiva delle case auto cinesi, specialmente competitive nell’offerta di modelli elettrici in Europa, sebbene in altre regioni come Sudamerica e Medio Oriente stiano togliendo quote di mercato alle case occidentali anche nella gamma termica.
L’UE è interessata allo scambio economico con la Cina, ha oggi sostenuto la von der Leyen, ma allo stesso tempo è determinata a difendersi dalle pratiche commerciali sleali e L’Unione non deve consentire che le sue aziende siano messe a rischio dai concorrenti con politiche scorrette come quelle sospettate per le auto elettriche.
Sulla transizione l’Europa punta molto per assicurare il futuro della manifattura, e per questo ha aperto a progetti innovativi in settori che vanno dalle batterie fondamentali per l’auto verde all’idrogeno, con i cosiddetti progetti IPCEI che aprono anche agli aiuti pubblici. Ma Von der Leyen ha anche voluto ricordare il destino dell’industria solare europea, che dieci anni fa è stata messa fuori mercato da concorrenti cinesi lautamente sovvenzionati. Un errore da non ripetersi più nell’UE.
“I mercati globali sono ora invasi da auto elettriche cinesi più economiche”, ha affermato il capo della commissione. “E il loro prezzo è mantenuto artificialmente basso da ingenti sussidi governativi. Questo distorce il nostro mercato… L’Europa è aperta alla concorrenza, ma non alla corsa al ribasso“.
Nel recente passato e nelle ultime settimane in particolare è stato soprattutto il governo francese a sollecitare la Commissione a utilizzare nuovi strumenti commerciali per proteggere l’industria automobilistica europea, facendo eco ai manager di gruppi transalpini o in parte francesi come Renault e Stellantis i cui manager Luca de Meo e Carlos Tavares non mancano certo di energia nel sottolineare i pericoli di misurarsi ad armi impari con i gruppi dell’Impero di Mezzo.
Questo avrà presto effetti concreti anche per gli automobilisti francesi: il bonus di acquisto dal 2024 metterà fuori gioco veicoli che arrivano dalla Cina, anche se costruiti là da gruppi europei, come ad esempio potrà succedere a una citycar elettrica di successo come Dacia Spring.
La Germania, le cui case automobilistiche sono particolarmente messe alla prova dalla crescente concorrenza cinese, è stata finora più cauta sia nelle reazioni dell’esecutivo, incluso l’attuale Cancelliere di Berlino, che nelle reazioni di gruppi come BMW, Mercedes-Benz e Volkswagen, che dipendono fortemente dalle quote nel mercato cinese e temono una guerra commerciale.
Negli ultimi tempi peraltro anche le case premium cominciano ad essere preoccupati dalla difficoltà di entrare in modo stabile nelle classifiche dei modelli più venduti in Cina e non sembrano voler ripetere l’arretramento sul primo mercato globale anche in Europa.
Alcuni modelli presentati al Salone Auto di Monaco di Baviera, come quelli della marca Zeekr del gruppo Geely, oppure la MG Cyberster (nella foto di apertura) appartenente a SAIC Motor iniziano ad essere visti come potenziali pericoli anche per la gamma premium. Senza contare che ormai non si tratta solo di prezzi ma anche di qualità: la divisione premium aperta dal gruppo BYD di Shenzhen con il modello YangWang U6 propone la miglior aerodinamica di tutte le grandi berline elettriche di lusso, con un Cx di appena 0,195.
Von der Leyen ha sottolineato che è essenziale mantenere il dialogo con la Cina, ma che esistono questioni sulle quali i due dovranno lavorare insieme. Al vertice UE-Cina previsto quest’anno, sosterrà il derisking invece del disaccoppiamento: questo sarà l’approccio di von der Leyen alla politica cinese.
Durante il suo discorso a Strasburgo, Von der Leyen ha parlato oltre un’ora di cambiamento climatico, futuro del Green Deal, guerra in Ucraina, parità di diritti e intelligenza artificiale. Ma il suo annuncio sulla Cina ha dominato gli altri argomenti toccati. Il commissario europeo al Commercio Valdis Dombrovskis ha annunciato che la prossima settimana si recherà in Cina per discutere di “sfide e opportunità”: l’UE intende mantenere aperti i canali di comunicazione.
La svolta di Bruxelles nel difendere maggiormente i gruppi auto insediati in Europa si scontrerà inevitabilmente con alcuni fattori non aggirabili. Il primo è la filiera dell’auto elettrica, specie quella delle batterie e delle sue materie prime. La presenza in Europa di due colossi delle celle come CATL e BYD e di player minori ma importanti come Gotion High-Tech o SVolt è comunque decisiva per spingere la crescita dell’offerta europea di auto a zero emissioni locali.
Inoltre una parte del costante calo dei prezzi delle auto elettriche appare non solo legato alla ricerca di quote di mercato in modo malevolo con operazioni di dumping consapevole, ma anche strutturale. Di recente in effetti il picco dei prezzi delle materie prime si è arrestato e questo ha comportato che il prezzo delle celle al kWh pagato dai gruppi auto sia tornato sotto la soglia critica dei $100/kWh ritenuta essenziale per avvicinare la parità di costo auto elettrica/auto tradizionale.
Inoltre in Cina l’intera economia è minacciata dallo spettro della deflazione, che non è limitato all’industria dell’auto ma riguarda ormai tutti i settori, e in una spirale di questo genere che potrebbe ricordare quella lost decade che colpì il Giappone a fine 20° secolo tutti i prezzi scendono e non solo quelli delle auto elettriche.
Non aiuta in questo caso che, proprio come in altri settori quali ad esempio l’immobiliare, ai gruppi industriali cinesi sia palesemente scappata la mano, con una evidente situazione di capacità in eccesso all’orizzonte.
Questo è particolarmente evidente nel settore delle batterie, dove molte Gigafactory previste entro il 2030 rischiano di aprire le loro porte in un mercato dalla offerta sproporzionata alla domanda…