ECONOMIA CIRCOLARE

Nuovo studio sul riciclo delle batterie: in Europa dagli Anni ’40 economia “a circuito chiuso”

Esperti di Politecnico di Aquisgrana e PWC Strategy& suggeriscono che la piena capacità dell’industria del riciclo in Europa non sarà per questa decade ma per i decenni successivi; spoiler: perché le batterie dei veicoli elettrici durano molto

Poco prima dell’entrata in vigore della nuova direttiva UE sulle batterie, che nella sua versione aggiornata prescrive quote di riciclo di crescente rilevanza, la cattedra di Production Engineering of E-Mobility Components (o per brevità PEM) della RWTH Aachen University, ha pubblicato uno studio sul mercato europeo del riciclo delle batterie.

A causa degli elevati costi richiesti dagli investimenti, l’attuale struttura della catena del valore si sposterà verso grandi centri di riciclo, secondo le conclusioni degli esperti tedeschi, pubblicate in collaborazione con “PwC Strategy&”. Questo appare positivo anche per le prospettive italiane, considerato che quello che potrebbe essere il più grande sito di riciclo d’Europa dovrebbe sorgere in Sardegna, nel travagliato polo industriale di Porto Vesme grazie al colosso estrattivo Glencore e alla società specializzata canadese Li-Cycle.

Secondo l’analisi del Politecnico di Aquisgrana, dopo una fase iniziale di sovra-capacità il mercato del riciclo sarà pienamente utilizzato dal 2030 in poi, richiedendo investimenti per oltre €2,2 miliardi per la lavorazione annuale di circa 570.000 tonnellate di materiale per batterie.

Il rosso scuro indica l’origine del materiale da riciclare nelle batterie esauste dei veicoli elettrici, quello chiaro gli scarti di fabbrica nelle linee di produzione (credito grafico: paper di RWTH Aachen/PWC Strategy& Germany)

Un aspetto interessante di una delle tabelle dello studio degli esperti tedeschi che qui riportiamo, è che smentisce concretamente una frequente obiezione alla diffusione della mobilità elettrica, quella che si dichiara timorosa delle conseguenze del destino delle batterie a fine vita.

In effetti la maggior parte del materiale riciclato per il prossimo decennio proverrà dagli scarti di lavorazione delle nuove Gigafactory e solo negli Anni ’30 la quota di materiali EoL, ovvero End-of-Life sarà significativa. Questo perché quando l’auto sarà da rottamare anche per batterie con l’80% della capacità residua appare conveniente conservarle nel ciclo economico per usi di accumulo. In altre parole ci vorrà molto tempo perché le batterie dei veicoli elettrici vadano a inserirsi in una fase finale di processi di economia circolare.

“L’aumento generale dell’elettrificazione e la crescente produzione di batterie dovuta alla mobilità elettrica guideranno il mercato del riciclo in Europa”, ha dichiarato nella nota che ha accompagnato la pubblicazione dello studio il direttore del PEM, il professor Achim Kampker.

Dopo che la Corea del Sud e la Cina hanno aperto la strada nel settore del riciclo delle batterie coi loro regolamenti a partire dal 2013, l’UE sta implementando le condizioni giuridiche quadro continentali con la sua direttiva rivista sulle batterie. In tal modo, la direttiva stabilisce obiettivi di recupero più elevati e l’efficienza di riciclo, nonché una percentuale minima di materiale recuperato nelle nuove batterie.

“Per essere ancora in grado di trattare tutti i materiali riciclabili dal 2035, gli operatori del mercato dovranno spendere altri sette miliardi di euro per le loro capacità di riciclo”, afferma Kampker, che è co-autore dello studio “The EU Recycling Market – A Viable and Sustainable Business”.

Attualmente si sta costruendo una catena del valore costituita dai segmenti “preparazione”, “pretrattamento” e “lavorazione principale” dei materiali per batterie. Un’ulteriore specializzazione tecnologica, ad esempio, potrebbe ridurre l’elevato investimento totale fino al 50%, secondo l’analisi.

“Il materiale riciclato potrebbe rappresentare fino al 30% della domanda di litio, nichel e cobalto nella produzione di celle a batteria nel 2035 e potrebbe raddoppiare questa quota già entro il 2040”, afferma il Dr. Jörn Neuhausen, co-autore e Senior Director E-Mobility di Strategy& Germany. Ciò suggerisce “che un mercato delle batterie completamente chiuso non emergerà nei prossimi 20 anni”.

La conclusione va nella direzione della linea di pensiero di uno dei più accreditati esperti globali, Hans-Eric Melin di Energy Storage: da sempre sostiene che il riciclo può essere redditizio oltre che preziosa fonte di materiale. Ma per essere riciclate le materie prime devono essere estratte e ciò che non è stato estratto non può essere riciclato, quindi le batterie devono raggiungere la fine del ciclo di vita e ci vuole tempo, 15 o forse 20 anni.

E fa spesso questo esempio: negli Stati Uniti sono entrati sul mercato 54.000 veicoli elettrici con 5.500 tonnellate di batterie. Nel 2027 le batterie di quelle Nissan Leaf o Chevrolet Volt saranno una quota irrisoria della capacità di riciclo di Redwood Materials e delle altre società specializzate, confermando le conclusioni per l’Europa.

Se gli importi degli scarti di produzione saranno considerevoli anche i richiami saranno poco di aiuto, perché per ogni cella sostituita un’altra deve essere prodotta. E anche quando una Tesla del 2012 giungerà a fine vita, magari nel 2030 dovrà comunque essere sostituita.

Pertanto, secondo Melin, solo quando l’adozione di elettriche arriverà al 100% e magari con la densità di energia elevata e la capacità di ricarica ultra-veloce non sarà più comune vedere pacchi da 100 o più kWh il ricorso all’estrazione potrà diminuire, perché l’economi a circuito chiuso sarà diventata una realtà; intorno agli Anni ’40, come immagina lo studio appena presentato.

Aspettando quel giorno, sia Melin che il team di autori tedeschi si aspetta che la combinazione di elevati volumi di materiali e bassi costi di riciclo possa creare un buon ambiente di mercato per l’industria delle batterie. “Il riciclo delle batterie sarà un’attività redditizia e sostenibile in Europa anche prima del 2035”, afferma Neuhausen.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Suez