DUE RUOTE

Il Parlamento europeo spinge le due ruote nella strategia industriale dell’Unione

I parlamentari hanno approvato una risoluzione che chiede riconoscimento e sostegno alla filiera del ciclo a Commissione e stati membri: ora l’industria spera

Ci sono numerosi obiettivi importanti nella risoluzione approvata dal Parlamento europeo con cui l’assemblea eletta chiede il riconoscimento dell’industria delle due ruote nella strategia industriale dell’Unione Europea.

Come il favorire la produzione ciclistica e di componenti “Made in Europe”, sostenere gli investimenti in ricerca e sviluppo del settore, promuoverne l’utilizzo in sicurezza dando impulso all’infrastrutturazione ciclabile e all’intermodalità.

Tutto per dare un sostegno a uno dei cardini della micromobilità che era già la sua regina quando la parola nemmeno esisteva. Entro i confini dell’Unione l’ecosistema della bicicletta rappresenta già più di 1 000 piccole e medie imprese nonché 1 milione di posti di lavoro e può crescere fino a 2 milioni di posti di lavoro entro il 2030.

Insomma: la bicicletta ha e avrà un ruolo cruciale nella mobilità urbana, nello sport, nel turismo e soprattutto, a dispetto dei timori di chi teme gli effetti della crisi dell’economia autocentrica convenzionale, e una importanza economica e strategica per le imprese piccole e medie del Vecchio Continente.

Il documento votato esorta quindi la Commissione europea e gli Stati membri a considerare il contributo significativo dell’industria ciclistica all’economia europea e salvaguardare nella strategia industriale il potenziale di crescita futura delle due ruote.

E per questo il Parlamento europeo sottolinea la necessità di un maggiore sostegno da parte dell’UE agli investimenti del comparto volti, ad esempio, a incentivare processi di reshoring e di tutela delle catene di fornitura, alla creazione di cluster ciclistici e alla formazione professionale dove distretti di fatto sono già insediati, stimolando così la competitività dell’industria europea.

L’atto di indirizzo del Parlamento europeo è stato accolto con entusiasmo in Italia della rappresentanza delle imprese del settore a cominciare in Italia da Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori).

In una nota diffusa oggi il presidente dei produttori e distributori italiani Paolo Magri sottolinea: “quello del Parlamento europeo è un atto forte, che costituisce l’inizio di un percorso di dialogo anche con il governo nazionale, che ci auguriamo concreto e proficuo, soprattutto per il nostro paese che, con oltre il 20%, detiene saldamente il primo posto nell’Eurozona per produzione”.

Il passo degli eletti al parlamento continentale avviene a poche ore di distanza dalla attesa ratifica del bando alle quattro ruote convenzionali che aveva già ricevuto approvazione dagli altri organi di Bruxelles. Le immediate reazioni negative appaiono tanto più veementi tanto meno la loro area di origine è ben preparata e avanti nel processo di transizione (come in Italia, dove pochi o nessun settore oggi hanno in proporzione lo spessore industriale indicato dal presidente ANCMA per il ciclo).

Lasciando le quattro ruote alle diatribe e ai tentativi di retromarcia ormai fuori tempo massimo e più destinati a platee elettorali che a effetti concreti, il valorizzare nel modo appropriato un settore come quello delle due ruote europeo (e italiano) che ancora oggi è più competitivo, molto più competitivo di quanto lo siano le quattro o le batterie di queste latitudini rispetto alla concorrenza asiatica appare uno squarcio di speranza.

Speranza a cui corrispondono sempre più concreti passi per sostenerle, anche fuori dall’Unione Europea. Londra, che ovviamente non fa più parte delle scelte comunitarie, ha in effetti da pochissimo lanciato un suo piano di sussidi economici da 110 milioni di sterline che incentiva i residenti a scambiare le loro vecchie quattro ruote a più o meno elevate emissioni non per comprare altre auto che bruciano gasolio o senza piombi, ma e-bike, monopattini o beneficiare del trasporto pubblico.

L’iniziativa è stata lanciata subito prima dell’espansione della Ultra Low Emission Zone della metropoli sul Tamigi. I londinesi che rottamano veicoli non conformi possono ottenere fino a £2.000 o ricevere una sovvenzione in denaro più piccola e due abbonamenti annuali gratuiti per le linee di servizio pubblico. Le piccole imprese possono richiedere sovvenzioni fino a £9.500, mentre gli operatori di veicoli micromobilità condivisa offrono anche corse scontate o gratuite ai candidati prescelti.

Dall’altra parte dell’Atlantico, nonostante la legge protezionistica IRA voluta da Washington sia un potente incentivo a fare degli Stati Uniti una superpotenza di auto elettriche e batterie, si studiano però anche i risultati degli incentivi.

E un recente report sostiene che i sussidi per le e-bike sono più efficaci di quelli per le auto elettriche nel ridurre le emissioni di CO2. Mentre occorre un sussidio di $1.000 per aumentare la domanda di auto elettriche del 2,6%, sono necessari appena $100 per fare lo stesso per le e-bike.

Sarebbe molto interessante scoprire i risultati di una ricerca simile ritagliata sulle nostre città e strade della Vecchia Europa. Secondo ricercatori nordamericani le e-bike possono spostare le percorrenze dei veicoli convenzionali a benzina (i veicoli passeggeri diesel sul loro mercato sono ininfluenti) in modo abbastanza efficace.

Quando una famiglia acquista una e-bike, la sua guida (misurata dalle miglia percorse dal veicolo, o VMT) diminuisce di oltre un terzo . Sebbene non tanto quanto un veicolo passeggeri al 100% elettrico (che taglia il 100% del valore VMT), il costo di acquisto molto inferiore sarebbe in grado di stimolare le vendite di e-bike con sconti in grado di fare la differenza ed incidere sulle emissioni in modo sostanziale.

Credito foto di apertura: Xavier Lejeune/European Union 2023