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Mazda si prepara a un’era in cui MX-30 sarà molto meno sola

La meno convinta sostenitrice dell’elettrificazione tra le case auto giapponesi cede alla pressione di crisi e transizione globali, aggiornando il business plan che la accompagnerà al 2030

Mazda si era trovata davvero a rivestire i panni dell’ultimo dei giapponesi, non isolato su un atollo nel Pacifico a fine conflitto, ma isolato nell’adeguarsi al cambio di tempi nell’automobile e non solo. In realtà il suo amministratore delegato Akira Marumoto annunciando la svolta stamattina, ha precisato come non sia cambiata l’auto bensì il mondo: con la fine del globalismo e il sorgere di un panorama multi-polare, con tutto quello che questo comporta.

Perciò Mazda investirà di qui a fine 2030 1,5 trilioni di yen (circa $10,6 miliardi) in un nuovo piano di conversione all’elettrico in tre fasi. Se la prima delle tre avrà ben poco da sfoggiare quanto a transizione, da metà decennio e specialmente nell’ultima fase tra 2028 e 2030 la casa di Hiroshima prevede una più sostanziale e convinta proposta di nuovi modelli al 100% elettrici.

Marumoto in un intervento che potete vedere su YouTube, ha individuato in una quota compresa tra il 25% e il 40% la presenza di modelli elettrici puri nel totale di vendite attesa per la fine dell’attuale decennio; finora la guidance aziendale si limitava, nel migliore dei casi, ad un quarto del totale.

La aggiornata strategia di elettrificazione sembra non avere ancora particolare fretta, e in effetti la prima fase che arriva al giro di boa degli Anni ’20 è principalmente destinata a creare i fondi da modelli convenzionali e ibridi per la seconda e terza fase. Ma pare di capire che sarebbe stata ancora meno rapida senza le crisi dell’ultimo triennio. Essa comporta la pressante necessità di tessere alleanze, dalle celle per batterie ai chip per mettersi al passo nei vari settori.

Partendo dall’idea di “creare insieme ad altri” Mazda ha scelto come partner per le batterie delle auto che saranno prodotte in Giappone Envision AESC Group, un produttore cinese ma nato dalla cessione di un ramo d’azienda delle giapponesi Nissan e NEC.

Mazda insieme a soci giapponesi provvederà anche a realizzare i motori elettrici, per i quali sta costituendo una joint venture. Per componenti chiave come sono gli inverter, lavorerà insieme a Imasen e al produttore di semiconduttori al carburo di silicio Rohm.

Naturalmente la considerazione che l’America sia il primo mercato e che le norme introdotte questa estate dalla legge IRA voluta dall’amministrazione Biden richiedano produzione americana potranno anticipare in quell’area decisioni e produzioni per mantenervi competitività.

Perciò il rinnovato business plan a medio termine esposto da Marumoto, nel caso specifico degli Stati Uniti potrebbe prevedere una produzione di modelli elettrici puri già nel triennio 2025-2027, mentre altrove la seconda fase sembra destinata a puntare maggiormente su ibrido e PHEV.

Tra le decisioni da prendere che comporterebbero investimenti sostanziali, non c’è solo la produzione in America alla luce dell’Inflation Reduction Act, ha confermato Marumoto, ma anche la possibilità di investire a fine decennio in una produzione propria di batterie.

Oggi Mazda produce già una versione ibrida del crossover CX-50 in una fabbrica in Alabama, co-gestita con Toyota. Il partenariato nelle batterie di Toyota e Panasonic potrebbe avere uno spazio nella catena di fornitura delle future Mazda al 100% elettriche accanto a Envision AESC.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Mazda Motor Corp.