Dal 2021 joint venture tra Panasonic e Toyota produrrà batterie per auto elettriche
La nuova società punterà a riportare ai vertici della produzione mondiale la manifattura giapponese in un settore in cui sempre più attiva è la concorrenza cinese di CATL e BYD
Tra due padri nobili della manifattura giapponese come Toyota e Panasonic esistono collaborazioni industriali fin dal 1953. A dicembre 2017 i due gruppi avevano annunciato una stretta collaborazione sulle celle prismatiche per batterie di auto elettriche (uno dei tre tipi utilizzato attualmente in alternativa a celle cilindriche e laminate).
Nikkei nel corso del fine settimana ha anticipato che fin dal 2021 la collaborazione diventerà ancora più stretta: le fonti dell’agenzia giapponese sostengono che sarà avviata una joint venture che produrrà batterie per auto nella quale a Toyota andrà il 51% delle quote.
La fornitura della nuova società potrebbe riguardare non solo veicoli della marca di Nagoya ma anche altri marchi con cui Toyota sta ampliando collaborazioni tecnologiche e commerciali: come Suzuki e, quando le rispettive gamme elettrificate si estenderanno, anche Mazda e Subaru.
La joint venture tra Panasonic e Toyota peraltro avrà come principali destinatari a breve (entro il 2020) i dieci nuovi modelli full electric che devono iniziare a spingere Toyota verso l’obiettivo fissato per il 2030 di un milione di veicoli a zero emissioni venduti (un target che include anche modelli fuel cell).
La mossa aiuterebbe Panasonic a ridare impulso alle sue quote di mercato nella manifattura di batterie per auto, il cui primato globale è sempre più insidiato dagli attivissimi produttori cinesi: in testa CATL e BYD, come si evince dalla tabella compilata dalla società di consulenza Benchmark Mineral Intelligence.
La joint venture tra Panasonic e Toyota non è una novità assoluta nel mondo dell’auto elettrica: come noto Panasonic ne ha in corso un’altra con Tesla che riguarda non le celle laminate ma quelle cilindriche per Model 3, Model S e X oggi prodotte in Nevada. Ma nella nuova sede produttiva di Shanghai per il mercato cinese sembra che i pacchi batterie potranno contenere celle anche di altri fornitori, oltre a quelle Panasonic.
Un’altra joint venture con stabilimenti in tre continenti era quella AESC, che ancora oggi fornisce batterie alle Leaf: creata da Nissan e NEC, la casa auto giapponese ha voluto uscirne ed ora le è subentrato il gruppo cinese Envision.
Nell’annuncio, dato da Nikkei come imminente, sarà particolarmente atteso un eventuale riferimento alle prospettive a medio termine sulle batterie solid state, un futuro punto di arrivo per disporre di batterie economiche e dalla grande autonomia.
Per i produttori di batterie si tratta sia di un obiettivo che di un timore: chi lavora nel settore è esposto al rischio che lo sviluppo di una nuova tecnologia arrivi così presto da compromettere l’ammortamento degli investimenti in linee di produzione meno evolute.
Un rischio tanto più grande quando si ha a che fare con fabbriche come quelle delle batterie che richiedono impegni di capitale estremamente gravosi. Secondo stime degli addetti ai lavori 1 GWh di nuova capacità installata, quello che occorre per equipaggiare circa 25.000 nuovi veicoli l’anno, può richiedere investimenti fino a $800 milioni.
Panasonic stessa ha dovuto riconoscere coi propri investitori di non aver ancora tratto utili dal partenariato nella Gigafactory di Elon Musk, nonostante il decollo della produzione Tesla a cui abbiamo assistito nel corso dell’anno passato.