BATTERIE

Il Kansas, dopo il Nevada, per la seconda «Gigafactory» americana di Panasonic

Panasonic Corp. sceglie lo stato del Kansas per una Gigafactory che produrrà celle per veicoli elettrici per Tesla e altre case auto, attirata da un corposo pacchetto di incentivi

La società giapponese e il governatore Laura Kelly hanno annunciato il nuovo progetto ieri, poche ore dopo che Kelly e otto leader della legislatura del Kansas avevano firmato un pacchetto di incentivi del valore di $829 milioni in dieci anni.

Lo stato nel cuore geografico d’America aveva creato un nuovo programma per offrire incentivi che potevano raggiungere $1 miliardo o più solo cinque mesi fa, proprio sulla scia della caccia di Panasonic a una nuova base nordamericana.

La conferma del sito in Kansas è una ulteriore sottolineatura di come allo stato attuale i grandi investimenti richiesti all’industria per avviare a una Gigafactory come quella Panasonic prendano sempre o quasi la direzione di aree dove le istituzioni creano un sostegno sulle tasse, gli sgravi, le sovvenzioni.

Quasi una “mosca bianca” si può quindi ormai considerare la fabbrica di batterie dell’affiliata Volkswagen PowerCo a Salzgitter, la cui costruzione è appena stata inaugurata, che sarà interamente a carico del gruppo automobilistico tedesco.

Negli ultimi 12 mesi le società del settore e i partner hanno varato negli Stati Uniti 9 nuove Gigafactory per una capacità complessiva di 316 GWh. Secondo la società di consulenza Benchmark Mineral Intelligence, il sito Panasonic avrà una capacità di 50 GWh annui, unendosi a uno schieramento che ne include 4 attive e una in costruzione in Giappone, quella in Nevada e questa appena confermata, e infine una attiva in Cina.

I funzionari statali si aspettano che il nuovo impianto abbia un organico di circa 4.000 persone, il che renderebbe Panasonic un datore di lavoro privato per questo stato poco abitato. Per quanto riguarda i fornitori e altre imprese locali dell’indotto si spera che creeranno fino a 4.000 nuovi posti di lavoro e che ci saranno anche 16.500 posti di lavoro temporanei nell’edilizia.

La società ha detto che avrebbe investito circa $4 miliardi nell’impianto di DeSoto, Kansas, una cittadina con circa 6.000 abitanti a 48 chilometri a sud-ovest di Kansas City, nel Missouri. Da tempo De Soto cercava di riqualificare un impianto di munizioni dell’esercito abbandonato da diverso tempo, il sito che si vede nella foto di apertura.

Da parte sua la Casa Bianca guarda a questo e altri progetti analoghi come parte di uno sforzo per dare agli Stati Uniti una catena di approvvigionamento più sicura; traduzione: meno dipendente dalla Cina. L’annuncio arriva mentre il Kansas si ritrova sul filo del rasoio coi bilanci: a medio e lungo termine il governo locale spera che Panasonic diventi un pagatore di tasse in grado di contribuire ad assorbire la crisi, evitando che abbia effetto su scuole e programmi statali, a cominciare da quelli di welfare.

Peraltro la stessa legge che istituisce il nuovo programma di incentivi in Kansas, richiede anche allo stato di tagliare le aliquote dell’imposta sulle società di mezzo punto percentuale per ogni grande affare chiuso, in modo che tutte le imprese ne traggano beneficio. Se anche questo accordo fosse perfezionato, le aziende risparmierebbero circa $100 milioni all’anno e il tasso massimo dello stato scenderebbe al 6% dall’attuale 7%.

L’annuncio ha posto fine a più di cinque mesi di segretezza in cui i funzionari del Kansas sono stati tenuti a firmare accordi di confidenzialità per conoscere i dettagli dei piani di Panasonic. I legislatori hanno approvato il nuovo programma di incentivi pagati dai contribuenti lo scorso febbraio, senza che i funzionari statali rivelassero mai chi avrebbe ricevuto i benefici.

Kelly e i leader legislativi si sono incontrati mercoledì in segreto per 45 minuti per rivedere i dettagli del pacchetto di incentivi prima di approvarlo in una breve sessione pubblica. Non hanno nominato l’azienda durante o dopo quella riunione. Il Kansas era in competizione con l’Oklahoma, mentre come noto Tesla e Panasonic gestiscono congiuntamente un impianto di batterie in Nevada, a Spark.

Ancora ieri Panasonic ha fatto notizia, oltre che per il contratto che la porterà nel cuore d’America con la nuova Gigafactory, per una intervista del suo manager Soichiro Watanabe con l’agenzia Reuters in cui ha spiegato pochi dettagli della roadmap tecnologica che le consentirà di raggiungere un 20% di aumento della densità delle sue celle entro il 2030.

Una crescita del 20% in densità di energia volumetrica la porterebbe dall’attuale valore di 750 Wh/litro a circa 900 Wh/litro, da raggiungere in particolare col perfezionamento degli additivi contenuti negli elettroliti delle celle, secondo Panasonic, che peraltro non ha precisato se si tratterà di celle cilindriche (come ad esempio le nuove 4680 che prevede di produrre dall’anno fiscale 2023 in poi) o di altro fattore forma.

Questa nuova miscela, e parliamo ancora di elettroliti liquidi e non solid state, servirà a ridurre la fatica delle celle ma incrementandone il voltaggio pur senza ridurne la vita utile. Oggi le celle con chimica NCA vendute a Tesla lavorano a 4,2 volt; con il nuovo elettrolita potrebbero diventare 4,3 o anche 4,4 volt, ma Watanabe ha accennato perfino a 4,5 o 4,6 volt, che cambierebbero il mondo dei veicoli elettrici a suo parere.

Per ridurre la fatica delle batterie Panasonic guarda anche al contenimento dei fenomeni di micro-cracking, e in questo ambito prevede che possa contribuire anche il passaggio da materiali catodici poli-cristallini a più affidabile mono-cristallini, come ha conferma una corposa ricerca di laboratorio.

I giapponesi non si scordano degli anodi, con più silicio a far compagnia in futuro alla grafite, sebbene questa transizione debba tener d’occhio i maggiori costi del silicio rispetto alla scelta convenzionale attuale.

Credito foto di apertura: sito web KCTV