AUTO

Non scocca ancora la scintilla al «tavolo automotive»

Nell’affollato incontro presso il ministero dello Sviluppo Economico la sola (relativa) novità è il rilancio degli incentivi, mentre si fa attendere la strategia su auto elettrica e (soprattutto) batterie italiane

Il tavolo automotive organizzato ieri pomeriggio a Roma nel salone degli Arazzi di Palazzo Piacentini e guidato dal ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, rispetto a precedenti appuntamenti incentrati sull’obiettivo di definire una strategia di politica industriale italiana per sostenere una filiera determinate per PIL, occupazione, e futuro dell’Italia ha dato vita a una sola novità.

Ovvero, recependo alcune sollecitazioni, ad esempio della associazione degli importatori UNRAE, starebbe valutando la possibilità di rifinanziare gli incentivi alla rottamazione tramite un emendamento al decreto Sostegni-bis, come ha riferito il segretario generale della Fismic Confsal, Roberto Di Maulo.

Ricostruendolo attraverso numerose note diramate dai rappresentanti sindacali presenti, pare che per avere novità di maggiore sostanza si debba attendere un’altra decina di giorni. Un tempo utile anche per valutare adeguatamente e rispondere agli effetti della transizione energetica su un settore di rilevante peso sull’economia italiana, sebbene non in valore assoluto quanto in Germania o Spagna o in valore percentuale quanto in Slovacchia: €350 miliardi di fatturato, pari al 20% del PIL nazionale e 1,25 milioni di lavoratori.

La strategia che emergerà da un tavolo automotive in effetti dovrà misurarsi anche con parametri esterni in frenetico movimento: per cominciare le decisioni più restrittive sulle emissioni attese dalla Commissione Europea entro poche settimane.

Inoltre ogni piano o progetto deve tenere conto di manager delle case auto e della componentistica che stanno aggiornando a velocità supersonica i business plan: inutile ricordare che se si fosse svolto una settimana fa, per esempio, non avremmo saputo che Volvo Cars produrrà batterie oppure che ogni lancio di auto convenzionale Audi cesserà nel 2026.

Sempre Di Maulo si è speso nel sottolineare l’accordo sulle necessità future dell’infrastruttura di ricarica, tutt’altro che sorprendente. Numerosi sono stati gli interventi che auspicano una attività delle istituzioni nazionali per convincere Stellantis a costruire in Italia attraverso la sua joint venture ACC la terza fabbrica per la produzione di batterie dopo Francia e Germania.

Curiosamente più di una voce dei sindacati ha espresso gradimento per Mirafiori come possibile sito delle batterie: certo non sarebbe una bizzarria visto che è già la casa della 500 elettrica, ma forse non è il caso di dimenticare che ci sono già forti e chiari segnali da parte di Stellantis che sia Melfi lo stabilimento destinato a diventare la Zwickau italiana, dedicata insomma a una gamma al 100% elettrica. E tra altri impianti più vicini a Melfi e attualmente sottoutilizzati forse si potrebbero valutare conversioni, come altre case auto, da Renault a Opel stanno intraprendendo nei loro piani.

Ferdinando Uliano della Fim-Cisl ha espresso preoccupazione al ministro riguardo all’evoluzione nella componentistica: “sono già in corso dei processi di ristrutturazione all’interno di grandi gruppi industriali, in particolare nella componentistica dell’auto. Il processo di cambiamento del settore deve essere governato, non solo con politiche di incentivazione, ma bisogna anche condizionare le imprese a trasformare l’industria del nostro paese verso le nuove motorizzazioni”.

In ogni caso l’incontro non ha svelato una strategia “pronta all’uso” da parte dell’esecutivo; al contrario sono stati sollecitati pareri e contributi agli intervenuti, come ha rivelato Rocco Palombella della Uilm: “Il governo ci ha chiesto un nostro giudizio su come organizzare il tavolo automotive. Loro si sono presentati senza un’idea di come gestire questo tema così complesso. Ci hanno chiesto idee e suggerimenti per poi formulare delle ipotesi di lavoro in un ulteriore incontro che si terrà tra una decina di giorni”.

“È importante aver convocato questo tavolo, ma serve rapidamente fare gli altri passi. Noi dobbiamo focalizzare il punto della transizione ecologica con il match occupazionale: serve un tavolo per un accordo che garantisca l’occupazione”, ha dichiarato Michele De Palma della Fiom. Che appunto ha poi sottolineato la preferenza sul tema della gigafactory di comproprietà Stellantis: “Si deve fare sistema affinché si faccia in Italia, la candidata italiana naturale è Mirafiori, poi serve un piano per i veicoli ibridi ed elettrici su tutti gli stabilimenti. Il tema della transizione deve essere accompagnato da una politica industriale: non vorrei fare questo tavolo senza poi avere risposte per i lavoratori”.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Stellantis