AUTO

Sono già oltre 10.000 i contratti confermati per la Taycan della svolta verde Porsche

L’amministratore delegato Porsche Oliver Blume conferma in un’intervista che il percorso  sostenibile per la casa di Stoccarda è anche la premessa di ritorni economici a medio e lungo termine

L’intervista all’amministratore delegato Porsche Oliver Blume pubblicata oggi dal quotidiano finanziario Handelsblatt è una full immersion di ottimismo e di speranza per i benefici che la transizione alla mobilità elettrica potrà veicolare, quantificabile nei 10.000 contratti già firmati per la prima elettrica del cavallino rampante di Stoccarda.

La tabella di marcia della produzione dedicata alla Taycan prevede per il 2020 oltre 20.000 unità: un numero che supererà le previsioni iniziali. A colloquio col giornale tedesco, Blume ha confermato che delle circa 30.000 manifestazioni di interesse (accompagnate da anticipi di €2.500 sulla prenotazione) la conversione in contratti viaggia già a questo invidiabile ritmo.

In Europa i clienti più ansiosi di mettere le mani sul volante della prima Porsche silenziosa, lanciata lo scorso settembre, si dovranno rassegnare alla precedenza assegnata agli ordini americani. Mentre la conversione degli impianti alla produzione elettrica avviene senza particolari scossoni, in Porsche hanno optato per una curva di crescita piatta.

E come ormai tutti quelli che si interessano alle auto elettriche hanno capito, anche Porsche ha fatto i suoi conti sulle consegne in Europa e sui loro effetti sui valori di emissioni complessivi in funzione del calendario. Far ritirare ad un cliente tedesco o olandese la Taycan a gennaio 2020 per la marca vale di più, in termini di super-crediti sulla CO2 che la stessa consegna messa in calendario a dicembre 2019. Da qui la decisione di cominciare a spedire Taycan oltre Atlantico.

Questi calcoli non riflettono, secondo quanto ha dichiarato Blume, un tatticismo ma l’inizio di una trasformazione nel guardare alla manifattura di auto ad alte prestazioni già completamente rivoluzionata. A nessuno dovrebbe venire il dubbio che la Taycan sia in alcun modo una compliance car di lusso: è l’inizio di un nuovo modo di guardare al business dell’auto sportiva.

“Nell’anno 2025 consegneremo il 50% dei nostri modelli o come elettriche pure o con propulsione ibrida”, ha detto Blume. “Questa quota crescerà stabilmente fino al 2030, e ci attendiamo quindi un ulteriore declino di quella con propulsori termici“.

Non che coi modelli convenzionali gli ordini Porsche attualmente siano in crisi. Ma non sono questi, bensì la Taycan ad aver messo in moto una revisione dei processi della manifattura e ancora prima della progettazione che richiederanno la presenza di 2.000 nuovi dipendenti.

Processi che cambiano la prospettiva dalla catena del valore alla linea di montaggio: “Come casa automobilistica è importante aprirci a nuovi campi che abbiano valore aggiunto e generare crescita di mercato con nuovi prodotti“.

Nel caso del motore elettrico della Taycan questo comporta che questo abbia circa un terzo dell’integrazione verticale di un motore convenzionale, ma complessivamente questo conta per solo un sesto della fase di produzione dell’intero veicolo.

Secondo Blume “a medio e a lungo termine la sostenibilità può essere valida economicamente”. Ma il cambiamento attorno alla trasformazione dovrà essere completo e l’approccio essere olistico. E all’istanza della responsabilità di una azienda possono corrispondere buoni ritorni economici che saranno la base per i lavori stabili del futuro.

Così il numero uno Porsche non ha mancato di salutare con cordialità l’arrivo della Gigafactory 4 che Tesla costruirà nella regione di Berlino, soprattutto perché rafforzerà le competenze nel settore dell’auto elettrica e la filiera della fornitura tedesca: “ogni fornitore apporta innovazioni, e così la tecnologia si evolve. I motori endotermici lo hanno fatto per un secolo, la mobilità elettrica solo per cinque anni. Il suo potenziale è ancora enorme“.

 


Credito foto di apertura : ufficio stampa Porsche AG