Primo semestre 2020 brillante per le auto elettriche in Europa
Dal periodo d’oro dell’auto elettrica in Francia alla rinascita delle ibride plug-in in Germania: sei mesi di vendite agitati dalla crisi sanitaria hanno molto da raccontare
In questi giorni in cui il tema-Europa è dibattuto soprattutto riguardo ai progetti futuri del Recovery Fund, più modestamente AUTO21 si attiene al proprio quadro di riferimento per delineare un bilancio del mercato continentale delle auto elettriche, che misura lo stato di salute di un settore che cresce bene a dispetto della crisi sanitaria.
I numeri suggeriscono che la crescita dei volumi è indubbia e che ha dribblato anche gli effetti peggiori della pandemia. Un riflesso diretto invece la crisi l’ha avuta sui valori delle quote di settore nel mercato del nuovo.
Con il contrarsi dei totali (al 30 giugno erano stati persi tre milioni di auto passeggeri rispetto al 2019), la quota delle elettriche è stata superiore ai livelli che si sarebbero riscontrati in un anno normale.
Nel mercato continentale occidentale, composto dai principali 18 paesi e dove a condurre le graduatorie sono stati Francia, Germania, Regno Unito, Norvegia e Olanda, la quota delle elettriche pure dopo sei mesi di vendite ha raggiunto il 4,7%, un record malgrado le molteplici conseguenze negative della pandemia.
In quest’area sono stati immatricolati più veicoli da gennaio a giugno che in tutto il 2018, sottolinea l’ultimo European Electric Car Report, compilato periodicamente dall’analista automotive Matthias Schmidt. 216.000 le elettriche pure già immatricolate rispetto alle quasi 200.000 di allora.
La variazione percentuale positiva su base annua è del 44%, laddove il mercato del nuovo è invece calato del 24%. Se si contano tutti i modelli con la presa il totale sale a 390.000 unità, grazie alle ibride ricaricabili che nei primi sei mesi del 2020 hanno stabilmente avvicinato i numeri delle elettriche pure e sullo slancio potrebbero superarle a luglio, in un mese in cui le consegne Tesla abitualmente calano.
Poiché in questo bizzarro 2020 hanno contato e continueranno a contare moltissimo incentivi e sussidi vecchi e nuovi nel fare la fortuna del settore elettrico, ci concentreremo soprattutto sui risultati dei principali mercati, più che su quelli dei modelli in vendita in Europa occidentale.
La Francia, grazie alla generosità dell’ultima ondata di sussidi nazionali per privati ed imprese si è confermata il primo mercato continentale dei modelli BEV (44.978) sorpassando la Germania dopo un giugno da record.
Tra elettriche pure e ibride plug-in sono stati venduti 65.249 pezzi nei primi sei mesi: le Zoe hanno doppiato la concorrenza con 17.555 immatricolazioni per una quota nazionale del 27%, davanti a una vivacissima Peugeot E-208 (8.954) e a Tesla Model 3 (3.562). Miglior PHEV è stata Peugeot 3008 con 2.624 unità.
In Germania l’auto elettrica più venduta è stata la E-Golf, malgrado si tratti di un modello destinato ad essere scavalcato presto tra le hatchback da ID3. La motorizzazione federale KBA ne ha annotato 7.320 nuove consegne, a seguire Renault con 7.066 Zoe immatricolate e Tesla Model 3 (4.367). Il totale di auto elettriche è stato di 44.307, una variazione percentuale su base annua del 42,7% rispetto alle 31.059 del 2019.
La Germania si è caratterizzata per l’esplodere del gradimento recente delle ibride ricaricabili, ormai il primo mercato del mondo per questi modelli che le case offrono con crescente generosità: 49.271 quelle immatricolate, circa 5.000 più delle elettriche pure. Questo segmento è migliorato rispetto al corrispondente periodo del 2019 del 198,2% (e addirittura il 274% a giugno) visto che allora c’erano state 16,525 consegne.
Il Regno Unito ha superato la Norvegia, un tempo regina delle consegne di elettriche pure, anche per l’entrata in vigore di una nuova tassazione per le auto aziendali che ha particolarmente beneficiato le immatricolazioni a giugno, nonostante gli effetti del coronavirus sulle consegne in primavera.
Secondo i dati SMMT rispetto a un mercato calato nel complesso del 51% le elettriche sono cresciute del 131,8% e le plug-in del 13%. 29.054 le elettriche pure consegnate finora per una quota del mercato del nuovo del 4,7%, che cala al 3% per le ibride ricaricabili.
In Norvegia sono state vendute 59.224 vetture con la presa, in un mercato relativamente indenne dalla pandemia, con un calo rispetto al 2019 solo del 26% lo scorso mese di giugno e del 24% per i primi sei mesi. Nel paese che è stato battistrada dell’auto elettrificata, questo settore rappresentava una quota del 66% delle vendite del nuovo a giugno, con le elettriche pure al 44% (quasi 20.000 le consegne). La parte conclusiva del semestre ha trainato la quota PEV al 69% e quella delle elettriche pure al 48%.
Miglior auto elettrica al 100% sul mercato norvegese è stata Audi E-tron con 5.618 immatricolazioni davanti a Volkswagen E-Golf (3.717) e Hyundai Kona (2.486). Miglior PHEV si è confermato Mitsubishi Outlander, consegnato in 1.864 unità dal 1 gennaio al 30 giugno.
L’Olanda, che nel 2019 era stato a sorpresa il mercato numero uno in Europa di elettriche al 100% grazie a incentivi straordinari che scadevano improrogabilmente il 31 dicembre, si è ridimensionata come vendite ma su livelli alti: 20.068 auto con la presa consegnate nella prima metà del 2020. Tesla Model 3 resta una favorita locale, miglior elettrica con 2.690 consegna davanti a Kia E-Niro (2.299) ed E-Golf (1.912). Miglior ibrida plug-in Volvo XC40 PHEV (953) davanti ad Outlander (689).
Sorpresa nelle vendite del primo semestre 2020: la clientela dell’Europa occidentale tra i modelli di auto elettriche premia Zoe più della regina 2019 Model 3
Il favore che Tesla continua a incontrare nei Paesi Bassi non è bastato però ad arginare un fenomeno sorprendente: il calo di immatricolazioni europee della casa californiana. Si badi bene: la casa di Palo Alto è la sola a riuscire ad affermarsi in modo netto fuori dai confini di casa nel settore elettrico, anche se per riuscirci in Cina ha dovuto aprire la gigafactory di Shanghai.
Ma, come segnala l’European Electric Car Report, nel primo semestre c’è stato un calo di vendite del 18% su base annua per i modelli di Elon Musk in Europa occidentale, in una fase in cui proprio i volumi del settore con la presa crescevano del 34%.
Non si può non restare sorpresi a notare come la quota di mercato di Tesla nel Vecchio Continente sia scesa al 15% nel secondo trimestre del 2020 rispetto al quasi 20% del primo e a oltre il 30% assicuratosi dalle Model 3, Model X e Model S nel terzo e quarto trimestre del 2019.
Tesla ha dovuto misurarsi in questa parte di 2020 sia con i problemi di produzione legati alla pandemia che con la logistica sfavorevole (le sue auto, almeno fino al completamento della fabbrica di Berlino, arriveranno via nave dalla California).
Ma anche con questi caveat, la performance negativa Tesla spicca specialmente nel confronto con alcuni modelli che nuovi non sono, né si può dire che i loro costruttori godano del favore globale che spinge il titolo di Musk a Wall Street (e stasera l’azienda presenterà a borsa chiusa gli ultimi conti).
Ci riferiamo in particolare a due marchi che sono storicamente il simbolo della casa generalista come Renault e Volkswagen, che hanno fatto molto bene rispettivamente con Zoe e con E-Golf, anche se la tedesca non è riuscita nel miracolo di sorpassare Model 3.
In particolare l’azienda di Boulogne-Billancourt merita un plauso perché anche nel mezzo di una fase dall’assetto societario complicato e travagliato per quanto riguarda il settore della mobilità elettrica ha ottenuto risultati che migliori non potevano essere.
L’elettrica costruita a Flins ha visto nel primo semestre 2020 una crescita del 50% raggiungendo 37.540 unità immatricolate secondo il costruttore nel primo semestre e livelli record di ordini a giugno con 11.000 unità.