La micro-mobilità si arrampica verso la vetta del successo, e piovono report per capirla meglio
Il potenziale dei monopattini elettrici e delle bici a pedalata assistita analizzato da uno studio appena pubblicato dall’istituto ITDP, mentre la città di Santa Monica fa i conti del primo anno
La micro-mobilità elettrica ha un consistente potenziale a cui attingere per migliorare la sostenibilità dei sistemi di trasporto urbani e sub-urbani. Un recente studio pubblicato dall’istituto americano IDTP (Institute for Transportation & Development Policy) mette in evidenza la possibilità di fare leva su bici a pedalata assistita e monopattini elettrici come punto di accesso per i cittadini alle reti di trasporto pubblico esistenti.
La micro-mobilità in altre parole merita di essere spostata da risorsa dell’ultimo miglio a strumento che consente a un pubblico si spera crescente di affidarsi al camminare, pedalare o usare mezzi pubblici per spostarsi, riducendo la necessità di possedere veicoli.
Là dove, come avvenuto a Portland (Oregon), bici e monopattini sono già diffusi capillarmente c’è una tendenza emergente a farne a meno: il 6% dei cittadini che già se ne serve ha riferito di essersi sbarazzato dell’auto di proprietà.
Le bici a pedalata assistita e i nuovi monopattini elettrici, sia di proprietà che in condivisione, hanno delle prospettive positive inversamente proporzionali ai loro consumi di energia. Un fattore che è tutt’altro che trascurabile anche là dove si parla di logistica e dei costi ad essa connessi: il che spiega il recente interesse dei colossi del settore verso le possibilità di cargo bike e due ruote elettriche in genere per le consegne urbane.
La maggior parte degli spostamenti urbani tende ad essere di meno di 10 chilometri, negli Stati Uniti, indica il report. Le due ruote possono coprire distanze abbastanza lunghe: al di sotto dei 5 chilometri i monopattini elettrici, al di sotto dei 10 chilometri le bici elettriche in modo da essere utilizzate facilmente in combinazione coi sistemi di trasporto pubblico in misura crescente.
Gli effetti sulla sostenibilità sarebbero tutt’altro che minimali. Secondo l’istituto ITDP un aumento del 5% negli spostamenti effettuati mediante le opzioni offerte dalla micro-mobilità elettrica invece delle auto contribuirebbe a ridurre le emissioni di gas clima-alteranti del 7%, ossia avrebbe lo stesso effetto di togliere entro il 2030 134 milioni di autoveicoli dalle strade.
In attesa di chiarire il destino ed il potenziale dei monopattini elettrici, che hanno avuto un boom specialmente americano ma in numerosi paesi fanno ancora parte di un’area grigia tra lecito ed incerto, quello che appare certo è il potenziale delle bici a pedalata assistita che hanno ormai smesso di essere un fenomeno, specialmente in Europa, per essere un motore del mercato.
Contrariamente a quello che è avvenuto in alcuni settori innovativi, ad esempio il fotovoltaico, grazie a misure anti-dumping la crescita del settore sta avvenendo anche con il contributo della manifattura continentale. Il supporto parallelo della crescita della scala produttiva e della protezione da prezzi sleali sta facendo molto per tenere a galla una filiera di imprese nuove e meno nuove che nel settore hanno investito.
Se sull’uso delle biciclette (elettriche e non) specialmente i paesi del nord Europa hanno un consistente archivio di misure e di risultati, in un settore come quello dei monopattini questo deve essere ancora creato. Ma ci sono i primi riscontri dalle aree che per prime hanno dato spazio a questo tipo di veicoli: come la californiana Santa Monica, il cui Consiglio Comunale ha tracciato un primo bilancio.
Questo servizio di mobilità condivisa è partito a settembre 2018 con quattro società prescelte dal bando (Bird, Jump, Lime e Lyft) e con una flotta complessiva che alla fine di questa estate aveva raggiunto i 3.250 apparecchi noleggiabili.
Il report della città americana indica che i residenti ed i molti turisti li hanno utilizzati 2.673.819 volte tra ottobre 2018 e settembre 2019, con un impiego medio di 14 minuti spesi su una distanza di 2 chilometri.
La maggior parte dei viaggi è stata usata per brevi spostamenti di lavoro (29%) seguiti da quelli per il tempo libero. Quasi la metà delle corse su questi veicoli ha sostituito spostamenti che altrimenti avrebbero richiesto auto, o di proprietà o di servizi di taxi privati come Uber o Lyft.
Alla città californiana, oltre a comportare nuovi tipi di ammenda dalla sua forza di polizia locale per usi scorretti o parcheggi illegali, il periodo ha finora richiesto di installare 107 parcheggi ed aree di ritiro per i monopattini, oltre a creare e manutenere 30 chilometri di corsie adatte ai nuovi protagonisti del traffico, corsie utilizzabili anche dalle biciclette ma che non erano state messe in atto fino all’esplosione del fenomeno degli e-scooter.
Tra i suggerimenti conclusivi dello studio, ci sono l’incoraggiamento a legalizzare i monopattini, la standardizzazione delle velocità massime per farli coesistere con l’infrastruttura per le biciclette, che la progettazione delle piste ciclabili tenga conto della presenza di due tipi di veicoli con caratteristiche diverse e infine che sia monitorata e regolata la crescente diffusione di questo tipo di mobilità privata e condivisa.
Come abbiamo visto dal caso di Santa Monica, le città che per prime hanno aperto la porta alla micro-mobilità stanno già iniziando a tirare le somme delle fasi di sperimentazione sul campo. Ma anche la legislazione e la standardizzazione stanno facendo progressi ovunque e proprio ieri un segnale incoraggiante è arrivato dall’Italia.
Nel corso della discussione sulla Manovra, un emendamento proposto dall’onorevole Luciano Nobili si è fatto largo per semplificare la vita ad aziende e cittadini che alla micro-mobilità intendono dare fiducia. Rispetto alla recente possibilità di sperimentare la presenza dei monopattini elettrici limitata ad aree sotto la giurisdizione comunale, questo provvedimento avrà copertura nazionale equiparando i monopattini alle bici elettriche.
I monopattini interessati dalla Manovra saranno quelli regolati precedentemente dalla stessa circolare ministeriale che ha consentito a Rimini ed altre città di aprire alla condivisione di questi mezzi, ma con una potenza massima di 0,35 kW, il che equivale a includere nella normativa i modelli non in grado di superare i 25 chilometri orari di velocità massima. Neanche a farlo apposta il genere di norma che sembra puntare, se resterà definitivo in questa versione, a rendere più omogeneo il tipo di traffico a due ruote nelle piste ciclabili.
Che la micro-mobilità finalmente possa andare a braccetto col Codice della Strada, iniziando a contribuire alla riduzione di congestione del traffico e conseguente inquinamento è stato ovviamente salutato con sollievo dai player del settore, già interessati anche al mercato italiano, ma anche da molte organizzazioni ambientaliste.
Alla vigilia del quarto sciopero per clima a Roma un gruppo di associazioni e di cittadini, coordinate da Legambiente, aveva organizzato un presidio all’insegna dell’hashtag #monopattini liberi davanti alla sede del ministero dei Trasporti.