MOBILITA

Anche gli scettici dell’auto elettrica ora puntano al boom delle due ruote da città

La grande corsa alla micro-mobilità elettrica per gli spazi metropolitani contagia tutti: da SEAT a Ford, da Volkswagen a Toyota, nessuno vuole mancare nel settore per il suo potenziale di crescita

L’ultimo annuncio riguarda il marchio col quale in ultima analisi la micro-mobilità elettrica è nata: Segway, che SEAT ha scelto per tentare di rendere popolare, partendo da un’offerta che si rivolgerà anzitutto al pubblico spagnolo, nuove soluzioni di mobilità urbana a zero emissioni.

L’eXS KickScooter (che all’americana si chiama scooter ma non è imparentato con la Vespa, piuttosto coi monopattini) sarà presentato il prossimo 13 novembre allo Smart City Expo World Congress, ed offerto sia a privati (a €599) che, soprattutto, per programmi di condivisione urbani, contando su un’autonomia prevista per un massimo di 45 chilometri.

Si tratta della notizia più recente di un vero e proprio diluvio di annunci che segnalano la collettiva e simultanea intenzione del mondo-auto di organizzarsi per fornire alla clientela urbana soluzioni che coprano l’ultimo chilometro. Ford poche ore prima della marca catalana aveva annunciato l’acquisizione della startup Spin, attiva nella condivisione dei monopattini elettrici.

Ford ha già fatto partire altri progetti sulla condivisione nel car pooling col marchio Chariot dai risultati tiepidi e di recente ha creato una apposita divisione battezzata “Ford X”. L’intenzione per Spin è di scatenare una ambiziosa espansione in un centinaio di città nel prossimo anno e mezzo. La società californiana era partita dal bike-sharing circa un anno fa per poi spostarsi rapidamente sugli scooter ed offrire servizi in tredici città.

Prima di Ford c’era stata la recente conferma del progetto di General Motors per vendere bici elettriche dal 2019, coinvolgendo la clientela per scegliere il nome al servizio. Anche il gruppo Daimler è entrato in lizza, attraverso MyTaxi, che lancerà entro fine anno un progetto pilota in una città del sud dell’Europa prima di espandersi in altri siti, a cominciare dalla Germania. Il servizio impiegherà modelli Segway ES4. Anche Elon Musk ha in mente di far realizzare a Tesla una bici elettrica, ma non un monopattino che, ha precisato, non trova dignitoso.

Un’opinione evidentemente non condivisa da Volkswagen, che lo scorso marzo al Salone di Ginevra ha anticipato una possibile offerta di due ruote che potrebbero essere integrate nelle piattaforme di car/ride sharing e ride pooling (che il gruppo di Wolfsburg chiama rispettivamente WE e Moia). Lo Streetmate, con velocità massima di 45 km/h e 65 chili di peso, è spinto da una batteria da 1,3 kWh in grado di viaggiare per 35 chilomentri.

Oltre allo Streetmate, Volkswagen ha anche pensato a un più maneggevole (solo 11,9 kg) monopattino elettrico battezzato Citiskater, con velocità limitata a 20 km/h, ed equipaggiato con una micro-batteria da 200 Wh di capacità, per una autonomia di circa 15 chilometri, il tutto progettato nell’ottica di essere trasportato facilmente, uscendo dal bagaglio di un’auto o durante gli spostamenti sui mezzi pubblici.

Volkswagen era stata battuta sul tempo nell’ingresso nella micro-mobilità elettrica da Toyota. Al Salone dell’Auto di Tokyo 2017 il gruppo giapponese aveva portato in anteprima il suo Concept-i Walk. Non precisamente un monopattino, visto che il mezzo ha tre ruote e zero emissioni con cui guidare a bassa velocità fino a 20 km sui marciapiedi delle aree pedonali. Trattandosi più di un progetto che di prodotto immediato, i giapponesi lo hanno presentato arricchito da un agente di intelligenza artificiale per collaborare col guidatore sui percorsi e per provvedere anche a manovre di sicurezza necessarie durante il percorso.

Perché tanti gruppi automobilistici stiano aprendo i cordoni della borsa, quando hanno già in gioco milioni di euro e di dollari di investimenti nella guida autonoma e nella mobilità elettrica, per avere un piede nella micro-mobilità elettrica è una domanda che a questo punto sorge spontanea.

Nei primi otto mesi del 2018 infatti, nei soli Stati Uniti, in piattaforme elettriche a due ruote sono stati investiti $3.589 milioni contro i $3.249 dell’intero 2017. Certo non saranno tutti importi versati da gruppi dell’automobile, ma la direzione è chiara.

La risposta sintetica può essere: volumi. Anzitutto i volumi di crescita. Le due società più aggressive del settore, Bird e Lime, hanno affermato di aver tagliato il traguardo dei 10 milioni di corse nel loro primo anno di attività, una crescita superiore a quella di Uber e Lyft, che rispettivamente le controllano.

La società di consulenza CB Insight ha riepilogato in questa tabella i nomi delle principali aziende attive nella mobilità, divise per fasce collegate alla distanza media dei viaggi (credito immagine:CB Insights)

Ma, soprattutto, quello che attira sembra essere il volume dei viaggi a cui la micro-mobilità può offrire soluzioni. La società di consulenza CB Insight ha pubblicato la tabella che riportiamo qui sopra e che ci ricorda come, perfino nella auto-centrica America, il volume dei viaggi da zero a cinque miglia sia quello predominante.

Sono il 60% dei viaggi, mentre quelli compresi tra le 5-15 miglia il 25% ed oltre le 15 miglia solo il 15%, anche in una nazione dove i sobborghi di alcune metropoli occuperebbero tre province della vecchia Italia.

Non è certo una suddivisione bizzarra ed apre le porte a chi punta sulle due ruote. Il numero uno del gruppo Jaguar Land Rover Ralf Speth ha aggiunto benzina sul fuoco sottolineando un altro aspetto durante il congresso organizzato da Automobilwoche: a Londra la velocità media oggi per un’auto è 7,4 miglia l’ora, come per le carrozze a cavalli un secolo fa.

Le contromisure opportune possono avere due ruote. Come riferiva pochi giorni fa l’agenzia ANSA, sono quasi due milioni gli italiani che si recano al lavoro su due ruote e si tratta di un numero che è in aumento. Nel dettaglio, gli italiani che si recano abitualmente al lavoro in moto sono 922mila mentre quelli che si recano abitualmente al lavoro in bici sono 897mila.

In paesi della Vecchia Europa dove le distanze sono meno abissali rispetto a quelle abituali in  California o nel Midwest, il potenziale di sviluppo della micro-mobilità sarà forse di interesse ancora maggiore, per chi avrà servizi e prodotti adeguati.

Forse fino al punto di fare concorrenza non solo all’auto in generale ma anche in particolare all’auto elettrica. A fine ottobre uno studio dell’organizzazione ambientalista ICCT (International Council on Clean Transportation) ha evidenziato come quasi metà dei veicoli elettrici si concentri in 25 città: 1,4 milioni su 3,1 mezzi passeggeri in attività, città soprattutto asiatiche che valgono il 44% delle vendite globali di auto elettriche.

Il successo della micro-mobilità elettrica, specie se appoggiata a piattaforma di condivisione potrebbe a medio termine avere ripercussioni anche sulla crescita del settore. Viste le prospettive di supporto alla riduzione della congestione del traffico e delle emissioni, ci sono città che stanno già partendo in questa direzione. L’area di Parigi lancerà nel 2019 Veligo.

IDFM (Ile-de-France Mobilités) metterà a disposizione fino a 10.000 e-bike per noleggio a lungo termine, con l’eventualità di raddoppiare la disponibilità per far decollare un’abitudine al pendolarismo a due ruote che oggi riguarda solo l’1,6% della regione parigina.


Credito foto di apertura: ufficio stampa Ford Motor Co.