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Adesso che il sole splende su Tesla c’è chi ci ripensa e chi non si accontenta più

Utili e cash flow fanno miracoli: il fondo Baillie Gifford vuole mettere ancora più capitali in Tesla, mentre Daimler accenna a riprendere la collaborazione con gli americani finita nel 2014

Chi è uscito rimugina sull’opportunità di ritornare. Chi c’è già vuole investire di più. Investire in Tesla, intendiamo, che continua coi suoi cicli boom & bust di fasi sfavorevoli ed euforiche. Ora siamo nella seconda, senza dubbio: stamattina l’agenzia Reuters riportava che Daimler AG non esclude future cooperazioni con la casa di Elon Musk.

Lo ha dichiarato l’amministratore delegato uscente Dieter Zetsche al quotidiano polacco Rzeczpospolita durante una tavola rotonda a margine del Salone dell’Auto di Parigi. Zetsche, il cui gruppo negli ultimi mesi ha dovuto lanciare due distinti profit warning, ha affermato di non avere rimpianti sulla decisione di avere venduto la quota di azioni Tesla, ma ha anche detto che l’opinione non comporta che una collaborazione non possa riproporsi in futuro.

L’ufficio comunicazione del gruppo tedesco ha peraltro precisato che l’ipotesi non implica che ci siano al momento trattative per una cooperazione con Tesla, dalla quale la casa di Stoccarda era uscita nel corso del 2014.

A uscire proprio non pensa invece il fondo britannico Baillie Gifford, terzo azionista della casa automobilistica e delle energie rinnovabili californiana col 7,72% di quota, che al contrario ha affermato di pensare a portare più capitali in Tesla.

Lo ha detto uno dei suoi manager, Nick Thomas, al Times, a conferma che si allarga la scia di effetti positivi dell’annuncio del profitto del terzo trimestre 2018: $311,5 milioni. Un utile da festeggiare solo per la terza volta finora da quando Musk ha quotato in borsa l’azienda.

Sul versante reputazionale quindi l’utile ed il cash flow positivo del trimestre chiuso a settembre continuano ad oscurare le voci, riferite dal Wall Street Journal, di indagini federali in corso per accertare se Tesla abbia, tra il 2017 ed il 2018, fornito informazioni non accurate sui numeri di produzione della sua Model 3. informazioni che avrebbero potuto veicolare percezioni errate sullo stato di salute dell’azienda.


Credito foto di apertura: AUTO21