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Il prossimo amministratore delegato BMW di fronte alla grana Spotlight Automotive Ltd

Lanciata un anno fa tra gruppo BMW e Great Wall per costruire le Mini elettriche in Cina, la joint venture Spotlight Automotive sarebbe già in crisi, tra più attenzione ai conti e idiosincrasie

Deve ancora sedersi ufficialmente alla scrivania di amministratore delegato, Oliver Zipse, e l’erede di Harald Kruger deve già tenere d’occhio ed evitare che si sciolga come neve al sole uno dei pilastri del successo della produzione elettrica del gruppo BMW nella prossima decade: la joint venture cinese col gruppo Great Wall per produrre in Cina le Mini elettriche.

Secondo report di stampa del quotidiano bavarese Süddeutsche Zeitung e della testata economica giapponese Asia Nikkei Review, questa collaborazione annunciata nell’estate del 2018 e inseguita a partire dall’anno precedente, sarebbe già alle corde.

Malgrado la fabbrica (che sorgerà a Jiangsu) sia destinata a costare poco meno di €700 milioni e nella tabella di marcia debba produrre le nuove Mini elettriche a partire dal 2021, la joint venture battezzata Spotlight Automotive Ltd. e nata con circa €220 milioni di capitale sarebbe impantanata su una varietà di fronti.

Max Hägler, che ha firmato l’articolo per il quotidiano di Monaco, scrive anche che tecnici e manager BMW di cui era previsto il trasferimento in Cina hanno nel frattempo rinviato o sospeso gli spostamenti.

In parte il rallentamento sarebbe legato al raffreddamento degli utili del gruppo tedesco. Nei conti presentati di recente, il margine EBIT che da sempre rendeva BMW invidiata dagli altri consigli di amministrazione del mondo automotive si è ridimensionato dall’8,6% del 2018 all’attuale 6,5%. Malgrado le vendite siano nel frattempo cresciute dell’1,5%.

A pesare i molti e simultanei investimenti necessari per stare al passo con l’innovazione, che nel solo secondo trimestre hanno raggiunto €1,4 miliardi, il 5,9% più dell’anno precedente. Le spese per impianti, attrezzature e sedi sono salite di un terzo a €1,176 miliardi.

Ma questo terreno minato dal punto di vista dei conti, fa sì che la divisione finanziaria BMW diretta da Nicolas Peter abbia occhi sempre più attenti per ogni spesa, per ogni minima voce. E con una nuova fabbrica ogni particolare viene esaminato con estremo rigore, rispetto a quanto accadeva quattro o cinque anni fa.

Ma a segnare il passo è anche lo specifico rapporto tra il prestigioso gruppo tedesco e Great Wall, specialista dei SUV a cui deve il proprio successo nazionale, secondo gli articoli appena usciti.

Anche perché divergenze su quello che è una priorità o meno all’interno della collaborazione continuerebbero ad accumularsi.

La piattaforma elettrica della Mini come tutte le piattaforme delle marche legate a Monaco di Baviera devono essere flessibili (il che vuol dire anche più costose rispetto ad una elettrica dedicata) ma di qualità.

Great Wall sarebbe disposta a qualche rinuncia in questo settore purché la piattaforma si efficiente dal punto di vista dei costi. Gli scontri possono finire per determinare ritardi nell’avvio della produzione che sarebbero, questi sì, definitivamente una fonte di perdite per Spotlight Automotive Ltd.


Credito foto di apertura : ufficio stampa BMW Group