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Dal terzo pacchetto mobilità di Bruxelles una svolta sulla sicurezza

La Commissione Europea vuole rendere presto obbligatori sistemi avanzati di assistenza alla guida: saranno pure un assist a chi sviluppa la guida automatica?

Giovedì scorso il vice-presidente della Commissione Europea Maroš Šefčovič, insieme ai commissari Violeta Bulc e Miguel Arias Cañete, ha presentato il terzo pacchetto “Europe on the Move” per la mobilità sicura, connessa e condivisa. Una iniziativa all’insegna degli zero: 0 emissioni, 0 incidenti, 0 congestioni.

Nel recente passato per quanto riguarda l’innovazione applicata all’automotive Bruxelles aveva attirato l’attenzione per la spinta sul tema della produzione delle batterie. La creazione di un’alleanza tra istituzioni continentali e player coinvolti va avanti dallo scorso anno tra battute d’arresto e speranze.

Il piano d’azione strategico stavolta sembra essersi rimesso in moto: il prossimo 23 maggio l’Alleanza per le Batterie ha promesso altri dettagli, per cui potremo tornare presto sull’argomento. Quel che è certo è che il cambio di prospettiva di PSA e, soprattutto, del gruppo Volkswagen (col nuovo amministratore delegato Herbert Diess più convinto della bontà del piano rispetto al predecessore) stanno dando nuovo sostegno ai piani di Bruxelles.

Ma stavolta col suo terzo pacchetto di misure è sul tema della sicurezza che l’Unione Europea potrebbe più rapidamente incidere su direzione e ritmo dell’innovazione applicata al mondo dell’automobile.

Quattro misure principali sulla sicurezza fanno parte della strategia per la prossima decade, che fisserà nuovi standard di sicurezza, regole aggiornate per la gestione delle infrastrutture viarie così come percorsi di sviluppo per la guida automatica.

Il terzo pacchetto mobilità, che dovrà essere approvato da parlamento continentale e dagli stati membri, si prefigge di portare a dimezzare incidenti mortali ed infortuni entro il 2030.

Il direttore del think-tank sulla sicurezza ETSC (European Transport Safety Council), Antonio Avenoso ha commentato: “presi nel complesso gli annunci odierni potrebbero rappresentare il più grande passo avanti per la sicurezza stradale in Europa dall’introduzione della cintura di sicurezza“.

Tra i componenti che la commissione proporrà come obbligatorie (entro i prossimi tre anni) per i nuovi veicoli venduti in Europa ci saranno 11 dispositivi, tra cui i sistemi di frenata di emergenza automatica (AEB), quelli per il mantenimento automatico della carreggiata (lane keeping assist), sistemi di individuazione dei pedoni e dei ciclisti.

Inoltre saranno previsti dispositivi di bordo che individuano stanchezza e calo di attenzione. La presenza obbligatoria di questi dispositivi potrebbe essere considerata, oltre che un passo verso una maggiore sicurezza nel complesso, anche una contromisura rispetto ai rischi palesati da alcuni sistemi avanzati di guida semi-automatica o automatica.

Alcuni incidenti molto recenti indicano che taluni sistemi attuali non sono riusciti ad obbligare gli autisti a prestare la necessaria attenzione al momento opportuno. Si tratta di un punto essenziale ed in questo senso l’obbligatorietà di sistemi di monitoraggio dell’attenzione potrebbe rivelarsi un contributo al progresso dei sistemi di guida  semi-automatica ed automatica.

Se avete il tempo di leggere questo articolo pubblicato dalla startup Comma.ai, vi renderete conto che un gran numero di sviluppatori sta effettuando una corsa contro il tempo per ridurre sempre più il numero di errori (spesso minimi) dei propri sistemi, e che l’intervento dei guidatori è ancora essenziale per correggerli.

Pertanto il monitoraggio dell’attenzione di chi è seduto al posto di guida è ancora essenziale. Si tratta di qualcosa che dispositivi semi-automatici come il Super Cruise sviluppato da General Motors per le Cadillac CT6 sono già in grado di fare, e all’apparenza bene, grazie a sensori che senza requie monitorano l’attenzione di chi è seduto davanti al volante.

Comma.ai ha reso obbligatorio il monitoraggio dell’attenzione per chi adotta i suoi sistemi di guida semi-autonoma Open Pilot. Specialmente in questa fase a tratti pionieristica, l’inserimento di sistemi semi-autonomi avanzati su modelli di auto stradali sembra richiedere un abbinamento di annessi dispositivi di monitoraggio dell’attenzione.

Dal terzo pacchetto mobilità di Bruxelles una svolta sicurezza
Per elevare i livelli di sicurezza, anche startup dei sistemi di guida autonoma come l’americana Comma.ai prevedono già il monitoraggio dell’attenzione di chi è al volante, con avvisi di riprendere il controllo, se è il caso (credito foto: Comma.ai via medium.com)

Una misura di sicurezza che tra l’altro non sembra dover essere un onere eccessivo per i gruppi auto: sempre più centri di ricerca stanno sviluppando in proprio sistemi open source di monitoraggio.

Al Massachusetts Institute of  Technology il gruppo di Lex Fridman ad esempio sta lavorando su software di classificazione dello sguardo del conducente che presto saranno disponibili in librerie come Arxiv o GitHub.

In effetti i gruppi europei dell’auto non sembrano avere niente da eccepire. Il segretario dell’organizzazione europea dei gruppi auto ACEA Erik Jonnaert anzi nel complesso ha ricevuto bene il pacchetto di proposte avanzate da Bruxelles: “i membri ACEA riconoscono l’importanza di includere dispositivi di sicurezza aggiuntivi sui nuovi modelli di auto”.

Alcune delle misure secondo l’ACEA, come ad esempio l’obbligatorietà di sistemi ISA (intelligent speed assistance) per adeguare automaticamente la velocità massima, già forniti da alcuni gruppi come opzione su qualche modello, potrebbero invece secondo le case richiedere messa a punto più dettagliata, perché legati a legislazioni nazionali non armonizzate ed anche a fattori esterni come mappe ed infrastrutture di livelli a volte anche molto differenti.

Molto meno convinta del terzo pacchetto sembra invece ACEA laddove si parla di emissioni dei mezzi commerciali. La proposta di Bruxelles è di ridurre i livelli di CO2 emessi da camion ed autobus del 30% sotto i livelli del 2019 entro il 2030. Un traguardo che toglierebbe dall’atmosfera secondo le stime 54 milioni di tonnellate di CO2 tra 2020 e 2030, quante ne emette in un anno un paese come la Svezia.

Il sindacato delle case auto sostiene invece che sarebbe più realistica per quella data un obiettivo di riduzione dei valori di emissioni di gas serra del 16%. Non c’è accordo nemmeno sul traguardo intermedio: dove Bruxelles vorrebbe un 15% di tagli entro il 2025 l’ACEA risponde con un obiettivo del 7%. Le 0 emissioni forse sono più lontane dei 0 incidenti?


credito foto di apertura: ufficio stampa Commissione Europea  – Audiovisual Service