La tecnologia elettrica delle Formula E per sfidare i SUV di Range Rover e Bentley
Pininfarina intende raddoppiare, ed accanto alla crescita di Pininfarina S.p.A. nascerà Automobili Pininfarina, società a cavallo tra Italia e Germania
Sono sempre più ambiziose le prospettive per il grande marchio dello stile: cominciamo da Pininfarina S.p.A., che punta a 1 miliardo di dollari di ricavi in un quadriennio. Come? Progettando e sviluppando veicoli elettrici ed ibridi chiavi-in-mano in una fase come l’attuale in cui c’è fame di competenze in grado di presentarsi ed offrirsi sul mercato.
Quando è stata acquisita nel 2015 dal gruppo indiano Mahindra&Mahindra, l’azienda italiana aveva ricavi per $82 milioni, generati in prevalenza da servizi di progettazione ed ingegnerizzazione portati avanti per terzi ed in misura minore da branding relativo a storiche collaborazioni in più settori.
Secondo il suo numero uno Silvio Pietro Angori la polarizzazione tra nuova mobilità (spesso condivisa) e proprietà di auto sempre più esclusive ed avanzate offrirà nuove opportunità al marchio. Ed è un indizio importante sul percorso che dovrebbe portare nel 2020-2021 a ricavi da $1 miliardo.
La progettazione e lo sviluppo di powertrain elettrici ed ibridi avverrà di concerto col gruppo indiano, che ha anche la possibilità di schiudere il potenziale del mercato casalingo, che il governo vuole spingere partendo da volumi di auto elettriche attuali quasi invisibili.
Pininfarina ovviamente porterà le sue linee già valorizzate dai grandi marchi dell’auto e le sue capacità ingegneristiche, mentre Mahindra, a partire dalla divisione Mahindra Tech, avrà da offrire un impatto da “peso massimo” sul versante delle capacità in software ed informatica in generale.
Ed ormai solo il 25/30% dei ricavi di Pininfarina sono generati in Europa, il resto in aree dell’Asia e del Pacifico soprattutto. Così non sorprende che continui la serie di annunci di collaborazioni che portano a novità, come il piccolo SUV e la piccola berlina sportiva che la startup cinese Hybrid Kinetic porterà al prossimo salone di Pechino .
Un po’ più sorprendente è che la società Automobili Pininfarina, separata dall’omonima e nata dalla collaborazione questa e il gruppo indiano abbia sede in Germania, a Monaco. A questo non deve essere estraneo il fatto che sarà guidata dall’ex-manager Audi India Michael Perschke.
Ma probabilmente la prima vettura in edizione limitata ed altre attività ad altissimo valore aggiunto continueranno a fare capo all’Italia, a cominciare dalla nuova super-sportiva elettrica da $2,5 milioni che nel 2020 sarà il primo modello presentato.
Il lancio di questa hypercar elettrica in grado di affrontare lo 0-60 in meno di due secondi, è stato anticipato oggi a Roma in anteprima alla gara di Formula E all’EUR.
E per la prima volta in questa sede si è visto pubblicamente il nuovo marchio Automobili Pininfarina, sulle pance delle monoposto del team indiano, come sponsor. La nuova hypercar, hanno annunciato i vertici, beneficerà di un travaso di esperienza dalla Formula E: il che promette bene se si pensa che prima della settima trasferta il pilota Mahindra Felix Rosenqvist è in lizza per il titolo.
Peraltro sulla vettura che dovrà certamente misurarsi con le performance da record attese e promesse per la prossima Tesla Roadster, secondo la rivista britannica Autocar troveremo anche particolari sviluppati in parallelo dalla croata Rimac Automobili per quella C_Two che si annuncia come un altro parametro di riferimento tra le elettriche.
Ma accanto alla hypercar in edizione limitatissima in conferenza stampa c’è stato un’altra anticipazione: Automobili Pininfarina produrrà un SUV con fascia di prezzo a partire da €150.000, come dire collocato per confrontarsi con Bentley Bentayaga e le più ambiziose Range Rover.
E questa linea, dai volumi comunque limitati perché rivolta ad un pubblico esclusivo, ma certo molto più ampi dell’hypercar, pare di capire che sarà possibile la produzione in Germania. Sorprendente, ma non è forse vero che anche la maggioranza delle auto con la stella a tre punte non è più Made in Germany?
credito foto: courtesy Johan Laubscher