Peggio delle previsioni il primo trimestre 2019 Tesla: finito il semestre d’oro
Dai profitti della seconda metà del 2018 la casa di Elon Musk torna in rosso su utili, ricavi e consegne: i segnali di riscossa puntano su Model Y, i nuovi chip e la fabbrica di Shanghai
Si è concluso bruscamente il semestre d’oro degli utili per Elon Musk. Ieri la casa americana ha pubblicato la nota sui conti del primo trimestre 2019 Tesla, che ha battuto in negativo le aspettative di analisti ed addetti ai lavori. Le perdite totali sono state di $702 milioni, ovvero $2,90 per azione rispetto alla forbice compresa tra i $0,69 e $1,15 che i sondaggi effettuati tra gli esperti si attendevano e soprattutto non molto lontano dalle perdite di $3,35 per azione del primo trimestre 2018, che era un momento ancora particolarmente agitato per i conti dell’azienda di Palo Alto.
Tesla non ha fatto meglio delle aspettative nemmeno per quanto riguarda i ricavi: hanno raggiunto i $4,5 miliardi rispetto a previsioni che oscillavano tra $5,1 e un ottimistico $5,9. Il cash presente in cassa è calato di $1,5 miliardi a $2,2 totali: per due terzi a causa della scadenza di un bond, per il resto soprattutto a causa del gap tra produzione e consegne, che nell’ultimo trimestre hanno riguardato per una quota importante Europa e Cina, con conseguenti lunghe fasi di trasporto dall’unico attuale sito produttivo di Fremont.
L’azienda ha confermato la sua previsione di consegnare tra le 360.000 e le 400.000, e di arrivare a quota 500.000 a giugno 2020. Soprattutto grazie all’entrata in scena della linea produttiva di Shanghai. Proprio la sede cinese sembra essere uno dei fattori del riscatto per i prossimi mesi, anche se non sembra probabile che questo possa già riguardare il presente trimestre.
Tesla ha diffuso nella nota un grafico che è eloquente sull’effetto delle spese in conto capitale che avranno la produzione cinese e quella del crossover Model Y, la cui versione Long Range partirà da un prezzo apparentemente molto competitivo di $48.000. Il costo per unità delle Model 3 prodotte a Shanghai sarà la metà di quello dei due siti americani, e la società californiana conta di avvicinare, anche se non uguagliare, quella efficienza per la linea americana della Model Y.

Per la clientela europea ed italiana questo potrebbe voler dire che a medio termine le Model 3 potrebbero arrivare da Shanghai, al contrario delle Model Y. Ma nonostante questi interventi significativi sulla scala dei costi, durante la conference call con gli analisti di Wall Street e gli investitori Musk ha ammesso che “ha merito l’idea di raccogliere capitali in questa fase“.
Si tratterebbe dell’ennesimo cambio di direzione per Tesla, che per molti mesi aveva ripetuto che non avrebbe più bussato alla porta del mercato dei capitali. La necessità non sembra essere immediatamente legata alla messa in linea della Gigafactory di Shanghai: è finanziata da linee di credito già aperte con banche locali per una cifra che arriva all’equivalente di $522 milioni, secondo quanto indica la nota ufficiale.
Ma quell’importo sembra sufficiente come inizio e non per arrivare a regime. E più della Cina ora a richiedere capitali per lo sviluppo e la produzione sembrano essere gli altri progetti: dal programma sui nuovi chip per i sistemi di guida semi-autonoma ed autonoma appena presentati, ai progetti su pick-up e camion.
Se nel settore dell’auto elettrica per lunghi mesi Tesla è stata la star sostanzialmente incontrastata, quel ruolo le viene conteso fin dalle fasi di apertura all’elettrificazione dei settori un tempo ultra-tradizionalisti dei veicoli commerciali e dei pick-up.
I grandi gruppi globali, da Daimler a Volvo, hanno già iniziato a consegnare i primissimi esemplari di camion elettrici a clienti selezionati e proprio in queste ore in un evento per il Nord America Daimler ha confermato che anche nei veicoli commerciali il futuro sarà elettrico. Anche nei conservatori Stati Uniti. Intanto startup come Nikola, particolarmente concentrate su quest’area sembrano attrezzate per precedere Tesla, quanto meno nell’arrivare primi sul mercato con la loro offerta.
Quanto al più americano dei segmenti, quello dei pick-up, ci sono pochi dubbi che Tesla possa offrire un prodotto di fascia alta, ma la nascita di rivali dedicate esclusivamente a questo settore (al contrario della società di Musk che suddivide le risorse tra molti obiettivi) segnala la presenza di uno spazio per l’offerta elettrificata.
O almeno così l’ha vista Ford, che nelle stesse ore della presentazione dei conti Tesla ha annunciato un investimento in Rivian, un passo che presto le consentirà di offrire modelli basati sulla piattaforma elettrica della startup dell’Illinois.