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I taxi volanti arriveranno prima di quelli a guida autonoma (secondo Uber)

Il nuovo boss di Uber Dara Khosrowshahi prevede entro i prossimi 10 anni taxi volanti in servizio, ma fino a 5 anni di attesa in più quelli su ruote e senza autista

Per la sua prima uscita in Europa, alla conferenza tecnologica DLD Munich 2018, il nuovo amministratore delegato di Uber Dara Khosrowshahi ha scelto un approccio soft, ma non ha lesinato qualche sorpresa.

Dopo un 2017 in cui i problemi per l’azienda americana si sono moltiplicati, oggi Uber è una società che vale meno (dalla valutazione massima di quasi $69 agli attuali $50 circa).

Considerato la recente tempesta in cui ha navigato, ha conti che non sorprendono: perde molto come è sempre stato una sua caratteristica.  $743 milioni (su quasi $10 miliardi di ricavi) solo nell’ultimo trimestre 2017, che principalmente derivano dal pagare $7 miliardi i suoi autisti.

Ma l’ex-numero 1 di Expedia spera di arrivare vicino al break even a fine anno o agli inizi del prossimo. Khosrowshahi conta che ad essere più tranquilli e sereni non siano solo i bilanci, ma anche i rapporti coi regolatori nazionali e sovranazionali, tradizionalmente burrascosi ai tempi del suo predecessore e co-fondatore di Uber Travis Kalanick.

Uber ora vorrebbe tornare in Germania, dove da poco è invece entrata la rivale americana Turo (appoggiata dal gruppo Daimler) e soprattutto rientrare a pieno titolo a Londra, dove le autorità le hanno assestato brutti colpi identificando i suoi autisti come collaboratori a tutti gli effetti, invece che piccoli imprenditori. In cambio promette di dotare la capitale britannica di una flotta al 100% elettrica o ibrida.

Dove Khosrowshahi non ha mancato di sorprendere è stato nelle valutazioni futuristiche: sorprendentemente ottimistiche sui servizi di taxi volanti affidati ai droni, che Uber vede pronti relativamente presto, con servizi pronti entro una decade in alcune città americane.

Ma sono invece molto meno rosee le previsioni per le auto a guida pienamente autonoma. La società di San Francisco lavora a pieno regime allo sviluppo della guida autonoma con la sua divisione Uber ATG ed ha già un accordo con Volvo Cars per acquistare 24.000 auto da trasformare in robo-taxi tra 2019 e 2021.

Ma in base a quello che l’amministratore delegato ha detto durante la giornata di DLD Munich 2018, la diffusione su larga scala di servizi di robo-taxi richiederà tra i 10 ed i 15 anni. Responsabili per la lunga attesa: i costi. Sia i costi dei sensori necessari, dai laser ai radar, sia quello del lavoro di mappatura tridimensionale preciso fino a 3 cm indispensabile per farli operare in sicurezza.

Per questo sono ormai molti gli analisti e i commentatori, ad esempio Joe Nocera in una colonna per Bloomberg, a suggerire ad Uber di applicare la propria capacità innovativa di lavorare sull’intelligenza artificiale al mercato, non ai sistemi di guida autonoma, che dovrebbe lasciare ad altri. Ma Uber non sembra recepire l’istanza: Khosrowshahi preferisce per ora cercare partner per una collaborazione che consenta di ripartire i costi, à la Waymo.


Credito foto di apertura: ufficio stampa internazionale Daimler