TRASPORTI

La startup Embark ha pronto un “trattato di pace” con i camionisti

I sistemi semi-autonomi di Livello 2 SAE sono sviluppati per le lunghe percorrenze: nella logistica la guida umana resterà regina del corto raggio

Mentre aspettiamo la mirabolante presentazione del camion Tesla prevista domani, forse qualcuno sarà sorpreso di sapere che l’innovazione è effervescente nell’ambito dei veicoli commerciali anche laddove non ci sia la casa di Palo Alto di mezzo.

La startup Embark, anch’essa californiana, ha da poco reso pubblica la sua partnership con Frigidaire (marca di frigoriferi americani del gruppo Electrolux) e la grande compagnia di trasporti e gestione flotte Ryder System, Inc.

Dallo scorso ottobre, sono già partite per una serie di test di un progetto pilota sulla guida autonoma di Livello 2 SAE applicata ai mezzi pesanti. Si tratta quindi di una versione della assistenza avanzata alla guida analoga a quella che si trova già sulle Cadillac CT6 (chiamata Super Cruise) e al ben più noto Autopilot familiare ai clienti Tesla, e non solo.

Il programma di Embark, analogamente a quello che prevedono Autopilot e Super Cruise, era circoscritto alla guida in autostrada, con l’obiettivo di arrivare rapidamente ad una commercializzazione che possa puntare sul sollievo dato ad un problema come quello delle lunghe percorrenze che è critico per il settore logistico.

Il fondatore di Embark Alex Rodrigues sostiene di voler lavorare coi camionisti piuttosto che pensare che i suoi sistemi possano soppiantare i guidatori definitivamente. In effetti la pianificazione prevista prevedeva una suddivisione dei compiti. Nel programma gli elettrodomestici della Frigidaire sono stati trasportati per 650 miglia (1.046 km) da El Paso alla California.

Un autista della Ryder guidava dal confine estremo del Texas di El Paso, dove prelevava il carico di frigoriferi attraversando poi la città fino alla highway I-10 (uno dei corridoi più trafficati d’America). Il primo autista raggiungeva un punto di scambio in cui al rimorchio col carico veniva agganciata una motrice Embark su cui erano stati montati i sistemi semi-automatici.

Un altro punto di scambio era previsto, alla fine del viaggio realizzato in regime di guida semi-autonoma sulla I-10 fino ad un massimo di 306 miglia consecutive (492 km), a Palm Springs, ormai in California, da dove un altro autista ed un altro camion Ryder agganciavano il carico per portarlo alla destinazione finale di Ontario dove ha sede un centro di distribuzione del gruppo Electrolux.

Poiché il sistema era di Livello 2 SAE, ovvero col controllo del veicolo suddiviso tra uomo e computer e col primo sempre potenzialmente oggetto di un richiamo a riprendere il volante in ogni momenti, ogni viaggio è stato percorso con un autista professionista sulla motrice Embark. Il gruppo ha lavorato in stretto contatto con le autorità delle aree attraversate: Texas, New Mexico, Arizona e California.

Il concetto sviluppato da Embark, di coesistenza tra computer e camionisti sembra il più promettente per far progredire la logistica assistita dai sistemi di guida autonoma. Si tratta esattamente della stessa visione esposta da Uber ATG (la divisione del gigante del ride hailing che ha assorbito Otto, società specializzata in sistemi autonomi per mezzi pesanti) in questo post uscito fresco fresco su Medium.

Secondo la prospettiva di Uber ATG: “I camion autonomi gestiranno le tratte a lunga percorrenza su diverse autostrade interstatali , ma avere due mani sul volante sarà ancora il miglior modo per far arrivare un carico alla destinazione finale. I camionisti possiedono ancora doti fondamentali che potrebbero non superare mai: come andare in retro su una banchina stretta oppure orientarsi in un piazzale di carico caotico”.

In effetti l’azienda avrebbe tutto da guadagnare dalla necessità di coordinamento avendo creato una app, Uber Freight, per coordinare carichi e scarichi e fare da centro di scambio per domanda ed offerta. Ma un’analogia di questo scenario futuro non richiede necessariamente di andare in America per credere che non debba necessariamente scoppiare la guerra tra computer e camionisti.

La si può già vedere in molti porti italiani, quelli che sono terminali delle cosiddette Autostrade del Mare. Tra Genova e la Sicilia ad esempio, i rimorchi viaggiano quasi sempre orfani, privi di un trattore. Le società di logistica mandano i camionisti a consegnarli alla banchina di partenza, dove sono presi in consegna da muletti (con altri guidatori) che li mettono nella stiva. Al porto di arrivo li scaricano sulla banchine dove altri camionisti riagganciano i rimorchi e li portano a destinazione. Ora, pensate ai futuri camion a guida autonoma come a tante navi per l’asfalto, ed avrete un quadro verosimile…

Secondo la visione di Embark e di altre società che sviluppano progetti di autonomia per i mezzi pesanti come Uber ATG, i camionisti in carne ed ossa diventeranno gli specialisti del corto-raggio. (Credito immagine: Uber ATG via Medium)

Credito foto di apertura: ufficio stampa Embark