TECH

Baidu al CES Asia arruola anche i Road Hackers

I progetti open source nella guida autonoma si moltiplicano ed i colossi come Baidu e Bosch gradiscono

Chi è interessato alle nuove tecnologie dell’automobile deve ormai prendere nota di un numero sempre crescente di eventi che offrono spunti per cogliere le novità degne di attenzione. Se ci siamo abituati a segnare nell’agenda le date del CES di Las Vegas, adesso sarà opportuno tenere d’occhio anche quelle del CES Asia in corso a Shanghai. A questa festa della tecnologia Baidu, che ormai è restrittivo definire la Google cinese, ha insistito su due progetti che sono essenziali per il programma di auto a guida autonoma a cui sta lavorando.

Baidu al CES Asia 2017, come ha raccontato il collega australiano Adam Turner presente al salone, ha confermato di volere mettere in strada un’auto a guida autonoma nel 2018 (da tempo lavora ad un progetto di Livello 3 SAE con Nvidia) e di voler passare a partire dal 2020 ad una commercializzazione di massa dei propri sistemi. Il business plan di Baidu è molto in linea con quelli che hanno assicurato il successo a tanti marchi cinesi: affidabilità raggiunta mediante sviluppo intensivo, ma bassi costi.

Un’ambizione che non è scalfita dall’essere partita dopo rispetto a Google (ora Waymo), Tesla o anche alcuni gruppi tradizionali dell’auto. Per arrivare al traguardo, come noto Baidu sta puntando sulle piattaforme aperte: il suo Progetto Apollo si basa su architettura open source e quindi chiunque può collaborare a migliorarlo.

Ma è evidente ormai che chiunque non è la prima preoccupazione di Baidu: infatti sta stringendo e sviluppando sempre più una rete di alleanze coi pezzi da novanta dell’auto e della tecnologia. In particolare quelle tedesche. Per case auto e fornitori tedeschi quello cinese è il mercato che in molti casi decide il successo di un bilancio annuale, senza contare che nei nuovi settori come elettrificazione ed autonomia la Cina corre col minimo di barriere per chi vuole sviluppare tecnologie ed innovazione.

L’esperienza di Baidu nell’intelligenza artificiale e nell’internet delle cose che sono due dei campi più promettenti per la crescita del futuro a medio e lungo termine non passa inosservata. Allo stesso tempo per Baidu la collaborazione con Bosch, che da anni lavora sui sensori, è essenziale per arrivare a venire a capo dell’elaborazione delle immagini in tempo reale, che richiedono algoritmi di apprendimento automatico differenti da quelli pur perfezionatissimi di un motore di ricerca.

Al Progetto Apollo che punta a fornire un software per lo sviluppo della guida autonoma aperto, ampio ed affidabile, la Bosch della situazione può contribuire col suo hardware, coi sensori radar e le sue telecamere così come con la Bosch Road Signature che aumenta la precisione della localizzazione dei veicoli combinandosi col lavoro capillare di definizione di mappe in alta definizione a cui Baidu lavora quotidianamente sfornando continuamente dati.

Baidu al CES Asia lascia capire che la sua presenza nell’auto a guida autonoma guarda a big data, intelligenza artificiale e cloud

Il capo del programma dei veicoli intelligenti di Baidu Gu Weihao ha detto nel corso delle conferenze del CES Asia: “la vera miniera di dati che raccogliamo coi nostri piloti che lavorano all’aggiornamento delle mappe, combinata con gli algoritmi di apprendimento automatico, fornisce un ecosistema completo che qualsiasi azienda è la benvenuta nell’utilizzare per impiegare come quadro di riferimento“.

Può sembrare sorprendente che marchi prestigiosi come quelli tedeschi in Cina si stiano inserendo in una filosofia aperta, un approccio in cui il marchio stesso sembra contare meno del progetto. La rete di rapporti che si sta stringendo tra Volkswagen, JAC, Nio, Continental, Baidu, Bosch, sembra confondere più che chiarire le intenzioni di ciascuno, anche se come si vede dalla foto qui sotto, ha la benedizione dei vertici politici di Cina e Germania.

accordo Baidu Bosch

Ma Baidu al CES Asia dopo essere stata la prima grande protagonista ad aprire le porte all’open source nel realizzare la piattaforma per la guida autonoma, ha dato un ulteriore segnale che in questa fase quello che conta è il traguardo, non chi corre e non chi lo taglia.

Il nuovo progetto di Baidu in via di sviluppo si chiama Road Hackers e come già il Progetto Apollo è una piattaforma aperta, che usa una mole di dati provenienti soprattutto da telecamere commerciali montate su veicoli. Questi input possono essere combinati con dati GPS, di mappe, di sensori per arrivare a definire un sistema di controllo di guida autonoma che gestisca dalla navigazione, allo sterzo, ai comandi di acceleratore e freno.

Una grande, enorme mole di dati è essenziale per far produrre il miglior risultato dall’elaborazione delle reti neurali. Gli attuali dispositivi di riconoscimento facciale basati anch’essi su reti neurali riescono ad identificare la stessa persona in centinaia di migliaia di immagini perché hanno “digerito” centinaia di migliaia di immagini precedenti che letteralmente “istruiscono” il sistema.

Lo stesso avviene per addestrare una soluzione di software di guida autonoma a basso costo: la disponibilità di grandi mole di dati, di immagini è essenziale. Chi partecipa al progetto può scaricare migliaia di dati e farli elaborare ai propri algoritmi. Esiste, sulla pagina dedicata al progetto, una classifica dei software migliori che, come si vede nel video demo di Baidu, sono quelli in cui la predizione delle traiettorie del sistema di guida autonoma è più vicino a quello reale. Proprio a questo, secondo molti esperti, si riduce l’essenza dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico: la miglior tecnologia predittiva, in questo caso per stare in strada.


Credito foto di apertura: sito stampa Baidu USA