TRASPORTI

Per favore, smettiamo di chiamarle auto volanti

Con una conferenza anche Uber getta i semi per un’attività di trasporto che potrebbe decollare, in tutti i sensi, ma…

Nel prossimo decennio la mobilità di superficie dovrà misurarsi con le sfide dell’elettrificazione e dell’autonomia. Ma c’è chi dalle strade convenzionali in tutte le sue forme vuole proprio stare lontano. O, come Elon Musk, passandogli sotto con reticoli di tunnel, oppure con una mobilità ancora tutta da scoprire fatta di… auto volanti.

Quella delle strade dell’aria è soprattutto un rimedio alle congestione di metropoli sempre più complicate: in Asia già esistono agglomerati urbani che superano i trenta milioni di abitanti. Forse per questo proprio in Asia, a Dubai, sono già stati rivelati i progetti della città insieme all’azienda cinese EHang per trasportare passeggeri su droni monoposto come su taxi volanti.

E chi come Uber pensa ai taxi ventiquattro ore al giorno, non si accontenta più di sviluppare veicoli a guida autonoma per sostituire gli attuali autisti. L’azienda diretta da Travis Kalanick ha organizzato la conferenza Elevate Summit, in cui ha rivelato la propria collaborazione con un gruppo di società e con le istituzioni locali delle città di Dallas/Fort Worth e Dubai per un progetto pilota che dovrebbe mettere nei cieli delle due città taxi volanti entro il 2020.

Che la mobilità urbana possa passare da itinerari aerei magari è possibile: quello che non si riesce a capire è perché alcuni progetti si ostinino a chiamarle auto volanti. Praticamente nessuno dei progetti ha una destinazione d’uso mista strada/aria. E tanti post e tweet visti a corredo delle notizie di questi giorni sottolineano proprio questo: che non si tratta di auto.

Quando martedì scorso Uber ha rivelato la lista dei partner con cui sta sviluppando i suoi progetti, ha annunciato due aziende dell’aerospaziale a tutto tondo come Bell Helicopter ed Embraer. Entrambe certamente in grado di sviluppare taxi volanti o droni per passeggeri, ma altrettanto sicuramente estranee al settore dell’automobile in qualsivoglia forma.

Peraltro Uber non è certo l’unica compagnia a guardare al cielo come alternativa alla strada. Anzi, nel settore ormai si sgomita per mettersi in luce. Sono ben noti gli sforzi del gigante dell’aerospaziale Airbus di presentare diversi progetti per veicoli passeggeri a decollo verticale suscettibili di uso per trasporto metropolitano.

Il concept Pop.Up sviluppato assieme ad Italdesign (e che potete vedere in questo video) si potrebbe definire una cabina che alternativamente combina funzioni di auto o di drone. In Germania la startup bavarese Lilium ha recentemente svelato il proprio progetto di una macchina volante a cinque posti, vantando il positivo collaudo del primo prototipo.

Quello che studiano Airbus, Bell, Embraer e altri appare un passo ulteriore oltre le soluzioni di shuttle a quattro ruote cui i gruppi dell’auto stanno dedicandosi, come i numerosi concept lanciati agli ultimi saloni dell’auto da Volkswagen a Toyota indicano. Ma non manca chi sta lavorando a progetti che sembrano puntare a settori alternativi alla mobilità urbana.

Kitty Hawk, una startup co-fondata da Larry Page, uno dei creatori di Google, ha appena svelato il prototipo funzionante di un drone monoposto: il Flyer. Page supporta attualmente ben due progetti, l’altro con la startup Zee.Aero. Quello del video che pubblichiamo, appare soprattutto un mezzo per il tempo libero, un’alternativa per i fine settimana alla moto o, per chi abita in aree appropriate, una moto d’acqua. Di certo non sembra un’auto o una moto volante…


Credito foto di apertura: sito internet Uber