Un brevetto IBM mette i processi cognitivi al servizio della sicurezza
L’ambizioso obiettivo è trasferire dinamicamente il controllo da computer ad umani nella guida autonoma di Livello 3 SAE
Da ormai ventiquattro anni IBM è la società americana che ottiene dall’ufficio brevetti americani il maggior numero di registrazioni. Adesso gli scienziati del colosso tecnologico un tempo noto come big blue hanno ottenuto un brevetto molto interessante per il futuro della guida autonoma. Si tratta di un sistema di apprendimento automatico progettato per trasferire dinamicamente il controllo di un veicolo autonomo tra autista umano e dispositivo di controllo computerizzato nell’eventualità di una situazione di emergenza.
I ricercatori del reparto IBM guidato da James Kozloski, hanno sviluppato il sistema brevettato attingendo al bagaglio di esperienze fatte nella comprensione dei processi cognitivi biologici e nel processo di formazione dei comportamenti quale opera nel cervello. Il loro background di neuroscienziati computazionali ha guidato gli inventori a stendere un modello cognitivo ed una tecnologia che si serve di sensori e di intelligenza artificiale per determinare in modo dinamico potenziali ostacoli alla sicurezza ed intervenire al più presto.
Si tratta di un tema particolarmente importante nella fase di coesistenza tra controllo della guida del veicolo in capo a sistemi computerizzati e guidatori umani, come prevede la classificazione SAE International per il Livello 3, quello della guida autonoma cosiddetta condizionale.
I sistemi automatici saranno in grado di gestire molte situazioni di traffico, ma l’autista può essere chiamato ad ogni momento ad intervenire per subentrare; una coesistenza che per molti non sembra affatto pacifica, tanto che case come Ford, Volvo e Google (mediante il progetto della controllata Waymo) sembrano intenzionate ad evitarne i rischi potenziali.
Leggendo la nota IBM (che peraltro non accenna alle controversie del Livello SAE 3) il brevetto sembra voler dare una risposta proprio ad alcuni di questi interrogativi. L’azienda americana ipotizza che nel caso di anomalie ad un veicolo a guida autonoma (come un problema all’impianto frenante, un faro che non funziona, difficili condizioni di visibilità o del manto stradale) il sistema verificherebbe costantemente se le condizioni sono più adatte al controllo manuale o a quello automatico per programmare il più sicuro trasferimento dei comandi.
Uno degli aspetti interessanti del brevetto Nº 9566986 (Controlling driving modes of self-driving vehicles), qualcosa che la nota IBM non sottolinea ma si evince invece leggendo i dettagli della registrazione, è che l’auto guidata da un sistema come questo non arriva alle stesse conclusioni in ogni caso. Perché, come ci si aspetterebbe da un programma di apprendimento automatico che non smette mai di imparare, non tutte le situazioni sono uguali né i guidatori.
Quello che il sistema andrà a cercare in tutti i modi possibili, dai sensori dell’auto anzitutto, da quelli delle altre auto (per lo meno quando la comunicazione V2X sarà una cosa scontata) all’infrastruttura, alle mappe, è in ultima analisi un rating della situazione in tempo reale. Per questo è essenziale stabilire i livelli di competenza, del sistema computerizzato all’opera in quella specifica auto ma anche di quello specifico guidatore.
Il livello di competenza del guidatore sarà history-based: un frutto del “curriculum” di guida di quella specifica persona. E quindi si può ipotizzare ragionevolmente che in mezzo ad una tormenta di neve l’auto guidata dal sistema IBM passerà magari il comando a un automobilista sudtirolese di Castelrotto molto esperto di guida invernale, ma potrebbe decidere di mantenere il controllo computerizzato se questo è meno rischioso che il cedere il volante ad una badante nata nelle calde e tropicali Mauritius che sta accompagnando una persona anziana.
Se nessuno dei due, umano o computer, raggiunge un livello minimo di competenza tale da generare un viaggio in sicurezza, il sistema può anche ricorrere alla soluzione estrema di parcheggiarsi a bordo strada in attesa di momenti migliori. Livello di competenza, forse, è anche sapere quando lasciar perdere…