Per arrivare ai loro livelli di emissioni le case auto ripartono… dall’aria condizionata
Sam Ori, direttore dell’Energy Policy Institute dell’università di Chicago ha appena messo insieme e reso pubblica una importante base di dati che segnala una svolta nell’ambito delle emissioni inquinanti: a febbraio per la prima volta in America dal 1979 sono stati i trasporti (auto, camion, aerei eccetera) ad emettere più Co2 delle utilities. Un riscontro piuttosto interessante perché, malgrado il decollo delle energie ottenute da fonti rinnovabili, la produzione di elettricità negli Stati Uniti per la parte convenzionale si affida ancora molto al carbone. L’Italia, per confronto, è già piuttosto avanti con gli obiettivi UE per le emissioni di C02 ed i nostri produttori di elettricità hanno anche il problema paradossale di un consumo calante malgrado abbiano il parco di centrali a gas più efficiente d’Europa.
Nonostante questo, in mancanza di tabelle e grafici definitivi in materia, viene da pensare che se i trasporti americani hanno complessivamente superato le emissioni di centrali di un paese in cui sono in gran numero quelle a carbone, a maggior ragione questo stia avvenendo in Europa, dove le centrali a gas e nucleari sono molto più presenti. Da tempo in America ma ormai anche in Europa, compresa quella Mediterranea più sferzata dalla crisi, sono in aumento i chilometri percorsi e quindi il riproporsi del tema delle emissioni sarebbe tornato di attualità anche senza l’esplosione del dieselgate. Così, mentre in America il basso prezzo del carburante ha fatto di nuovo aumentare le vendite di SUV e pickup, riportando indietro la lancetta dell’efficienza dei consumi, molte case sono già oltre la tentazione del riflusso.
Lo conferma la raffica di novità presentate dal gruppo Daimler al TEC Day della scorsa settimana. Certo, la più appariscente è stata la prima apparizione pubblica del nuovo SUV Mercedes-Benz GLC F-CELL: una risposta che mette insieme un prodotto che sui mercati piace ancora come il SUV con tecnologia a zero emissioni. Ma la novità più interessante verso la futura elettrificazione dell’intera gamma è stata invece una poco appariscente, ma di possibile rapida o rapidissima diffusione, visto il rapporto tra costi di produzione ed efficienza della soluzione.
Già il prossimo anno vedremo sulla Classe S un sistema ibrido a 48 volt collegato direttamente all’albero motore del sei cilindri della berlina tedesca che saprà combinare le funzioni di alternatore e di starter, recuperando anche energia: fino a 20 cavalli. Possono sembrare un magro supporto, ma sono al contrario un significativo contributo, se si pensa che ogni funzione gestita dall’elettricità invece che dai cavalli del motore endotermico è un mattoncino importante nella costruzione dell’edificio dell’economicità dei consumi e quindi dell’abbattimento delle emissioni.
Mercedes-Benz studia anche la versione adatta ai quattro cilindri, in modo da portare a medio termine questi sistemi ibridi “minimalisti” su tutta la gamma, e far loro gestire dall’idroguida al servofreno, dai compressori dell’aria condizionata ai sistemi di infotainment, che “mangiano” sempre più potenza. Poiché (come ricordava qui Steve Hanley) anche Bosch e Delphi spingono sempre più per i sistemi ibridi a 48 volt, facendo leva sui loro bassi costi di produzione, è verosimile che divengano rapidamente popolari presso tutti i gruppi auto, contribuendo con la loro diffusione ad abbassare ulteriormente i livelli di emissioni del settore trasporti nella sfida a distanza coi produttori di elettricità per chi inquina meno.
Credito foto di apertura: RWE media website