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Una spy-story al laser, anzi al LiDAR

La clamorosa causa tra Waymo edUber: come una ex-star della Google car si è trasformato in un avversario

Anthony Levandowski fin da studente era destinato a far parlare di sé: molto brillante all’università (Berkeley) prima ancora di cominciare a lavorare per i giganti della Silicon Valley si è fatto notare per aver costruito una moto a guida autonoma, e per aver creato giovanissimo 510 Systems, una startup dedicata alla tecnologia dei sistemi di mappatura e sul LiDAR.

Il LiDAR (Laser Imaging Detection and Ranging) è una tecnologia di rilevamento a distanza che raccoglie moltissimi dati sugli oggetti servendosi di impulsi laser. Impiegata dapprima in geologia, sismologia, archeologia, rilevamento remoto e fisica dell’atmosfera, con la nascita dell’interesse per mappatura stradale e guida autonoma, questa tecnologia si è imposta quasi unanimemente (Elon Musk e Tesla sono l’eccezione) come indispensabile in questi settori.

In effetti a Google la pensavano così, e Levandowski è diventato presto una star del gigante californiano della tecnologia, applicandosi prima al programma Street View e poi al progetto della Google car a guida autonoma, dove le sue competenze sul LiDAR erano preziose. Google ha anche acquisito la 510 Systems e, fino alla fine del 2015, lo scienziato americano è stato uno delle menti più brillanti e riconoscibili del programma, anche perché quello più alto…

Ma dal momento in cui l’ha lasciato, secondo il gruppo di Mountain View si è trasformato in un avversario e, sostiene il procedimento legale appena avviato, anche un avversario sleale. All’inizio del 2016, Levandowski ha fondato insieme a Lior Ron la nuova startup Otto, incentrata sulla realizzazione di camion e mezzi commerciali a guida autonoma. Anche Otto come i precedenti progetti di Levandowski ha avuto successo: lo scorso autunno la prima dimostrazione della praticabilità del programma ha visto un camion adeguato con sistemi autonomi consegnare casse di birra Bud in Colorado.

Otto è stata comprata nell’agosto 2016 da Uber. Il gigante del ride sharing ne ha fatto il cardine dei propri progetti miranti, a lungo termine, a trasformare le sue flotte in schiere di robo-taxi senza autisti. A Pittsburgh, dove ha sede il principale reparto ricerca e sviluppo di Uber e da qualche mese sono visibili in città Ford e Volvo a guida autonoma impegnate a perfezionare i sistemi di guida che renderanno i guidatori superflui, Levandowski è uno dei protagonisti e il LiDAR è una tecnologia fondamentale.

L’accusa che Waymo, la società creata per sviluppare e commercializzare i sistemi di guida autonoma visti sulle Google car, lancia al suo ex-progettista è di essersi portato via nel dicembre del 2015, pochi giorni prima di lasciare l’azienda, ben 14.000 file. Il tutto ovviamente per accorciare i tempi di sviluppo della tecnologia autonoma nella nuova startup Otto.

A conferma delle proprie accuse ad Uber (che ha assorbito Otto) in Waymo spiegano di aver ricevuto per errore copia di un messaggio email in cui uno schema della tecnologia LiDAR di Uber/Otto aveva una somiglianza sospetta con quella presente sulle Google car (da poco anche sulle Chrysler Pacifica). Il processo si incentrerà quindi su commercio di segreti industriali e la violazione di brevetti.

Uber ha negato che la causa abbia merito, mentre Levandowski aveva sostenuto con la rivista Forbes che Otto era partita da un foglio bianco. Ma il professor Tyler Ochoa, della facoltà di legge dell’università di Santa Clara all’agenzia Bloomberg riferendosi alle accuse di Waymo ha commentato: “Queste sono affermazioni molto serie, se vere. Di per sé il caso sui segreti industriali è un kolossal”.

Per Uber, attualmente alle prese anche con problemi di accuse di sessimo aziendale, non è un bel periodo. La bagarre nata attorno alle azioni di Levandowski può rallentare i programmi sulla guida autonoma e dare dei colpi alle finora stellari valutazioni di cui l’azienda gode: non è quotata, ma viene valutata $70 miliardi. Peraltro l’interesse e gli investimenti di cui i più brillanti progetti sulla guida autonoma stanno beneficiando sembrano cominciare a rivelare anche aspetti oscuri.

Forse destinati a crescere man mano crescono le cifre coinvolte. I $680 milioni pagati da Uber per Otto non sono un’eccezione. General Motors ha speso $1 miliardo per acquisire Cruise Automation e Ford investirà la stessa cifra, sebbene su cinque anni, in Argo AI una startup che sviluppa sistemi di intelligenza artificiale che sono fondamentali per analizzare e gestire i dati raccolti dai sensori delle auto come radar o LiDAR.

Anche chi, come Tesla, evita il LiDAR ha i suoi grattacapi: ha fatto causa a Sterling Anderson, progettista del sistema di guida autonoma Autopilot di Tesla, che ha appena fondato una startup dedicata alla guida autonoma con Chris Urmson, che come Levandowski proviene dal progetto della Google car. La Silicon Valley è piccola e molto: Alphabet, la “mamma” di Google che controlla Waymo, ora è in causa con Uber, ma era stata uno dei suoi primi investitori…


Credito foto di apertura: Oregon Transportation Department