AUTOMAZIONE

I mezzi autonomi che non vedremo (quasi) mai

Il successo di veicoli che guidano da soli in ambienti controllati come capannoni industriali o miniere precederà quello delle auto

Le auto che si guidano da sole creano curiosità ed interesse, ma quasi altrettanta ostilità e dubbi. La percezione negativa in molti casi è collegata ai timori di veicoli che interagiscono con la realtà di tutti i giorni, in mezzo al pubblico, su strade aperte a tutti o in città. Questo non sembra essere un un problema per alcune aziende che si dedicano invece a sviluppare robot e veicoli per realtà ed ambienti molto specifici, con cui il pubblico mai o quasi mai ha occasione di interagire.

Caterpillar e General Elctric, due dei più grandi gruppi industriali al mondo, hanno appena investito nel capitale di Clearpath Robotics, una giovane società canadese che dal 2009 sviluppa veicoli e mezzi che percorrono chilometri e chilometri, ma non sulle autostrade o nei centri cittadini: dentro enormi capannoni industriali. La differenza non è trascurabile. L’amministratore delegato Matt Rendall la spiega così: “Al contrario delle strade cittadine, gli interni dei capannoni sono ambienti controllati, il che ne fa un posto ideale per introdurre veicoli a guida autonoma su larga scala. Aziende come Google, Tesla ed Uber stanno ancora conducendo test, laddove i nostri mezzi a guida autonoma sono commercialmente competitivi oggi”.

L’azienda, nata da ricercatori dell’università di Waterloo, era nata da studi sulla guida autonoma. Quando Amazon ha acquisito in esclusiva Kiva Systems, l’azienda più avanzata nell’automazione di sistemi per la logistica, molti clienti sono rimasti senza riferimenti per modernizzare i propri capannoni. Clearpath e la controllata OTTO Motors si sono quindi inserite in quel vuoto, realizzando mezzi e veicoli robotizzati in grado di gestire specialmente i magazzini di grandi aziende. Malgrado l’aspetto a volte poco appariscente sono realizzati grazie ai più aggiornati sistemi di rilevazione di mappe tridimensionali e con sensori all’avangardia per gestire gli spazi ristretti, LiDAR inclusi. Il rapporto coi grandi partner industriali o della logistica, è un settore dove aziende come Clearpath ed OTTO Motors possono sviluppare i prodotti su misura per i clienti, evitando anche le forche caudine di legislazioni che non sempre possono essere al passo con la tecnologia.

Ma quello dei grandi capannoni industriali non è l’unico settore in cui i mezzi a guida autonoma stanno facendo passi da gigante lontano dagli occhi del grande pubblico. Da poche settimane Volvo Trucks ha rivelato che per il prossimo anno e mezzo i suoi camion FMX a guida autonoma saranno sottoposti al collaudo di operazioni di routine condotte nella miniera Boliden situata nei pressi di Kristineberg (Svezia). Lo scopo è verificare opportunità e criticità della guida autonoma in condizioni ambientali difficili come quelle dei tunnel di una miniera in attività.

La corsa verso la piena guida autonoma è multi-settoriale: i casi di Clearpath Robotics nei veicoli per la logistica, Volvo Trucks nei mezzi d’opera, John Deere e CNH Industrial nei mezzi per l’agricoltura

Anche Volvo Trucks, non diversamente da quanto valutato dalla società canadese coi suoi mezzi robotizzati per i capannoni industriali, ha considerato che l’opportunità offerta da ambienti ben delimitati e controllati come miniere e porti e in un contesto in cui la guida è in grande misura un’attività ripetitiva, offre l’occasione di migliorare in modo significativo efficienza e produttività del trasporto.

Dopo il primo camion FMX autonomo ne saranno dispiegati altri tre, tutti di serie ma aggiornati con sistemi che incorporano sensori laser e radar in modo ridondante (ovvero ciascun oggetto o persona sarà “visto” da almeno due sensori). Inizialmente i sistemi saranno impegnati a mappare l’ambiente sotterraneo della miniera ed a tracciare i percorsi da effettuare. La mole di dati sarà poi gestita per regolare in modo ottimale angolo di sterzo, cambiate, velocità, ottimizzandoli ad ogni ulteriore viaggio fino a definire i viaggi più efficienti per carichi e consumi.

miniera Boliden Volvo Trucks guida autonoma
Un camion Volvo FMX conduce test nella miniera Boliden di Kristineberg (Credito foto: Volvo Trucks global media website)

Ma c’è anche un altro settore dove la tecnologia della guida autonoma promette rapida applicazione. E questa forse è il tipo di soluzione self-driving che gli italiani, almeno quelli che abitano in aree rurali, vedranno con una certa continuità per prima: quella nel settore agricolo. CNH Industrial, il gruppo controllato dalla società Exor della famiglia Agnelli, si è adeguata da poco a quello che hanno già fatto aziende rivali come John Deere, lanciando il primo concept di trattore autonomo: il Case IH Magnum.

In estate, al Farm Progress Show di Boone (Iowa, USA) hanno esibito un mezzo dotato di GPS, telecamere e perfino LiDAR, come potete vedere anche nel video, che mettono in grado l’agricoltore di controllarlo via tablet o computer. La programmazione richiede meno di un minuto: basta inserire i dati del terreno e quelli degli eventuali ostacoli. Come è facile immaginare, un campo aperto richiede software molto meno sofisticati di quelli necessari alle auto di Uber o Google mentre circolano a Pittsburgh o nella Silicon Valley. La programmazione prevede comunque la sosta immediata in attesa di intervento dell’operatore ogni volta che si incontri un ostacolo imprevisto. Rispetto ai robot di Clearpath Robotics, ovviamente i mezzi Volvo e CNH Industrial hanno la poco avveniristica proprietà di essere mossi da convenzionalissimi motori diesel…


Credito foto di apertura: OTTO Motors blog