Dopo Nizza, i camion a guida autonoma sono meno minacciosi
Malgrado l’eco della tragica giornata di Nizza non abbia ancora smesso di propagarsi, non ci è venuta nemmeno lontanamente l’idea che adesso possa essere soprattutto per ragioni di anti-terrorismo che la guida autonoma sia destinata ad affermarsi tra veicoli passeggeri e commerciali nel prossimo futuro. E tuttavia non possono sussistere dubbi sul fatto che, in un caso come quello della strage avvenuta sulla Promenade des Anglais, un futuro autocarro guidato da sensori e software non potrà mai decidere di percorrere un tratto di marciapiede occupato dalla folla.
Una intenzione, anche una smisuratamente disumana come quella dell’episodio del 14 luglio, è qualcosa che è del tutto diverso da un obiettivo. Nella programmazione è presente il secondo, non la prima. Una flotta o un plotone di autocarri guidati in modo generalizzato da sensori e software sarebbe una ulteriore barriera contro intenzioni fanatiche o suicide (o entrambe le cose). Sappiamo bene che questa tesi si presta all’obiezione del possibile intervento malevolo sul programma che controlla il veicolo o i veicoli.
Gli hacker esistono e sono una presenza di cui le case auto sono ben consapevoli, come ricorda anche il recentissimo ricorso di FCA alla società Bugcrowd, che gestisce cybersicurezza. Ma che esistano gli hacker e che i veicoli possano attirare il loro interesse non supporta la fondamentale sfiducia nel software, caso mai sottolinea proprio il contrario: che siano esseri umani a decidere scientemente di impiegare un autocarro o una piccola flotta di camion per arrecare più danni possibile. Colla differenza che cercare un singolo camion coi vecchi mezzi è un’impresa anche per una forza di polizia bene organizzata, mentre la manipolazione di un veicolo che faccia parte di un network sistematicamente distribuito può richiamare un’attenzione immediata che renda più arduo il perseguimento di obiettivi infausti.
Anche i recenti sondaggi e dibattiti sull’ipotetico caso di futura auto a guida autonoma che potrebbe decidere di arrecare danni, anche fatali, al passeggero a bordo per salvare una folla, sono in essenza mal poste: la logica sottesa non è aridamente utilitaristica ma indica piuttosto che le vite contano. Le informazioni raccolte servono anche a minimizzare il danno: se la scelta estrema è tra investire un gruppo di pedoni e rischiare quella di chi è a bordo, il software rispecchia umanità, non disumanità. Caso mai, quello che è inquietante è che siano necessari i paletti da collocare nella programmazione di un software per ricordarci che le vite contano. E le immagini del video di un automezzo Scania a guida autonoma come quello che vedete qui sotto, in tutta sincerità sono molto meno minacciose di un anonimo camion guidato da un essere umano per cui gli altri esseri umani non contano nulla.