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Adesso anche la strategia di Volkswagen è digitale

In giorni in cui sono incessanti le notizie di sostanziosi investimenti in società dell’innovazione e della tecnologia, che la svolta per rendere sempre più attraente e redditizio il futuro del gruppo Volkswagen passi proprio da quei settori non sorprende: è proprio quello che più colpisce nella Strategia 2025 delineata oggi. L’amministratore delegato Mathias Mueller (nella foto di apertura) a Wolfsburg ha annunciato che saranno innovazione e tecnologie digitali a dare corpo ad un piano di rinnovamento radicale che, dopo 79 lunghi anni di storia aziendale, ha dichiarato porteranno ad un “gruppo Volkswagen più determinato, efficiente, innovativo, centrato sul cliente e sostenibile, e sistematicamente attrezzato a generare una crescita profittevole“.

Nel meeting per i media, che ha preceduto di sei giorni l’assemblea annuale degli azionisti, Mueller ha promesso che nei prossimi dieci anni arriveranno oltre trenta veicoli elettrici e che si aspetta di venderne da due ad un massimo di tre milioni l’anno (il che sarebbe una su quattro) nel 2025, sviluppando al contempo il proprio percorso verso la guida autonoma (al 100% dal 2021 in là) così come una propria capacità interna di produzione per quanto riguarda le batterie. Oltre al rinnovamento del core business ed all’innovazione di prodotto il terzo pilastro della strategia è l’ingresso stabile nei servizi di mobilità, ride-hailing, car-sharing, e perfino robo-taxi.

Peraltro, dato che gli uni e gli altri obiettivi richiedono, secondo lo stesso Mueller, investimenti a due cifre in miliardi di euro, il quarto pilastro sarà assicurarsi le risorse per poter provvedere al completamento del progetto. Anzitutto ricorrendo a risparmi sostanziali: al ritmo di otto o addirittura nove miliardi di euro l’anno, in modo da assicurare che il gruppo sia una futura macchina da profitti. Si punta nel 2025 ad un ritorno sul capitale del 15%, rispetto all’attuale 13.8%.

Per arrivarci uno dei canali sarà la riorganizzazione della produzione di componenti, che oggi occupa 67.000 dipendenti su circa 600.000, con risparmi attesi ingenti ed economie di scala significative. Una strada già percorsa in passato da GM con Delphi e Ford con Visteon, anche se il gruppo di Wolfsburg non sembra già partire con l’intenzione di procedere in prospettiva allo spin-off, preferendo piuttosto aprirsi a forniture esterne. L’altro canale sembra poter essere la cessione di marchi importanti ma meno strategici in vista delle nuove ambizioni: nessuno ha confermato oggi la possibilità, ma Ducati e Man sembrano essere sacrificabili sulla strada per costruire il futuro gruppo Volkswagen aperto al digitale.

Dopo l’epoca d’ora di Ferdinand Piëch, il periodo delle acquisizioni per Volkswagen non è però finito, casomai pare destinato a cambiare pelle. Nelle slide presentate a Wolfsburg la spesa in conto capitale (che include il denaro per ricerca e sviluppo) prevista nel 2025 è indicata al 6% dei ricavi, dall’attuale 6,9%. Mueller ha spiegato che un migliaio di specialisti di software troveranno posto in azienda per le nuove competenze, ma senza un’accelerazione decisa della spesa per ricerca e sviluppo interna, il gruppo tedesco pare destinato o condannato a seguire l’esempio dei giganti digitali della Silicon Valley che, al contrario di quello che molti pensano, di rado hanno la pazienza dell’investitore di lungo periodo, preferendo invece acquistare le start-up che possono integrare nei loro piani e magari accelerarli.

Da oggi quindi vedremo un gruppo Volkswagen sempre più incamminato verso il digitale nella propria offerta di business, ma “digitale” anche nell’approccio strategico. In questo senso, l’acquisizione di Gett per entrare nel ride hailing è stato solo l’inizio. Per lasciarsi alle spalle lo scandalo delle emissioni ed il conto da €16,2 miliardi il più presto possibile forse era una svolta indispensabile, certo è l’ingresso in un nuovo mondo.


Credito foto apertura: Volkswagen media website