OPINIONI

Le stime sulle quote italiane, cinque anni dopo

Il conservatorismo italiano nell’auto sta diventando proverbiale, ma anche qui il confronto tra vecchie previsioni e cifre di vendita reali è rivelatore: l’auto del Nonno va in soffitta

Sì, le stime cinque anni dopo, ma dopo cosa, vi starete chiedendo? Mentre aspettiamo i nuovi dati sulle vendite di auto e SUV in Italia, ci è capitato sotto gli occhi una tabella presentata quasi esattamente cinque anni fa da UNRAE, ovvero l’associazione degli importatori di auto alle cui cifre ci affidiamo mese dopo mese per capire dove va il mercato nazionale.

In uno dei numerosi convegni e congressi che occupano addetti ai lavori, UNRAE il 15 maggio 2018 aveva proposto le previsioni dei suoi esperti per lo sviluppo possibile del mercato nazionale, con tappa intermedia nel 2025 e spingendosi fino alla fine della decade, tutto racchiuso in una slide presentata dal presidente Michele Crisci.

Stime quote di vendite italiane nel 2025 e 2030 (credito grafico: UNRAE)

Per le elettriche pure (BEV) in particolare, gli analisti tenevano conto che si arrivava da un anno, il 2017, in cui la quota era stata dello 0,1% e quando le ibride convenzionali e ricaricabili arrivavano solo al 3,4%. Perciò allora le stime del Centro Studi UNRAE si orientavano per metà decennio su quote del 7% per le auto elettriche pure e del 20% per le ibride. Che nel 2030 sarebbero più che raddoppiate arrivando a un 15% per i BEV e al 35% per HEV & PHEV.

Alla fine del primo quadrimestre 2023 dati sempre UNRAE, ma reali invece di una previsione o una stima, hanno rivelato che la quota delle elettriche pure dopo un aprile in cui si è fermata al 3,1% è stata del 3,7%. Mentre le ibride ricaricabili hanno avuto una quota del 4,5% sul quadrimestre, anche grazie a un vivace aprile salito al 4,8%. Le ibride convenzionali invece hanno raggiunto a fine quadrimestre il 35,5%. ovvero aggiungendo anche le ibride con la presa si arriva a un ragguardevole 40% di quota del mercato del nuovo.

Cosa salta agli occhi nella differenza tra stime di specialisti e effettiva realizzazione (o quasi visto che non siamo ancora a metà decade) dei numeri sul mercato tra 2018 e 2025? Evidentemente sembra pessimistica la previsione per il gradimento delle ibride di varia natura e abbastanza simile al gradimento, o forse dovremmo dire allo scetticismo, del pubblico italiano verso le auto alimentate dalla sola energia elettrica, che non corrisponde all’accoglienza di qualsiasi altra maggiore economia europea.

Forse per semplificare si potrebbero interpretare le stime UNRAE delle quote nella primavera 2018 come una tendenza a sottostimare la rapidità di trasformazione della gamma operata dai gruppi dell’auto anche in Italia, qui con l’adozione della formula più “indolore” per lo scetticismo italiano dell’opzione dell’ibrido come primo passo verso una transizione di fatto partita precedendo le crisi collegate a pandemia prima e guerra in Ucraina poi.

Resta l’interrogativo se (ma a questo punto viene da ritenere soltanto per la seconda parte del decennio) in Italia scatterà quello spostamento repentino del gradimento del pubblico dello Stivale anche verso elettriche di nuova generazione e più simili per prezzo e utilizzo (ugualmente importanti) all’auto convenzionale.

Un’auto convenzionale (cioè solo benzina o solo diesel) per la quale l’ipotesi di un tramonto al rallentatore che era previsto cinque anni fa da UNRAE invece tale non sarà: per il 2025, come si vede dalla tabella, la previsione era ancora di un confortevole 61%.

Ma anche la ultra-conservatrice Italia alla fine del primo trimestre 2023 aveva già confinato questo tipo di alimentazione a un magro 47,2%. Insomma no, l’auto del Papà o l’auto del Nonno non attira più, nemmeno in Italia.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Stellantis