Activesphere: il sorprendente «concept» Audi dai “muscoli” di vetro
Il polo di design californiano dei quattro anelli dimostra originalità nel seguire strade ancora poco battute e crea un concept partendo davvero da un interno in cui predomina la trasparenza
La serie dei concept Audi-sphere sembrava dovesse essere una trilogia, almeno fino alla scorsa primavera; invece la casa di Ingolstadt ne ha presentato un quarto: Activesphere.
Il nuovo arrivo sarebbe un “antipasto”, secondo la testata britannica Autocar, di un improvviso interesse Audi per il mercato dei veri fuoristrada, veicoli in grado di affrontare deserti e giungla come Land Rover Defender e Mercedes Classe G.
Che questo effettivamente si verifichi resta da scoprire, ma anche solo dal punto di vista dell’estetica e stile non è un male che si siano rivisti i piani: perché l’ultima creazione ha qualcosa da dire in termini di originalità, anche rispetto ai tre modelli che l’hanno preceduta.
Per cominciare, lo studio di design americano Audi che ha sede a Malibu, sul Pacifico, malgrado la relativa vicinanza alla Silicon Valley non si è lasciato guidare dalla voglia di tecnologia a tutti i costi e ha avuto il coraggio di non farsi inquadrare in soluzioni di moda al punto da rischiare di essere scontate: per quanto riguarda gli schermi di bordo, ad esempio.
Gael Buzyn, che dirige l’ufficio di design cui è stato affidato Activesphere, non voleva che lo stile del concept venisse prevaricato dalla presenza dei pannelli digitali. Negli anni recenti gli schermi sono diventati sempre più importanti nelle automobili e ormai non manca chi li propone anche su veicoli stradali con i pannelli che occupano quasi tutta la superficie del cruscotto.
Anche se Activesphere, concept supportato dalla piattaforma PPE, si colloca in un segmento premium, a partire dai suoi 4,98 metri di lunghezza (e dal passo di 2,97), a chi è al volante viene offerta una visuale diretta fuori dal comune, che sarebbe sacrificata dagli schermi.
Questo perché i designer hanno voluto privilegiare un parabrezza straordinariamente grande nel quale schermi e ripiani ridurrebbero la visuale. Poco più in basso del cruscotto c’è addirittura una finestra che permette di osservare la strada con una prospettiva piuttosto originale.
Si tratta in effetti dello spazio che corrisponde alla griglia single frame, che negli ultimi lustri è stata la firma dello stile Audi, ma che su un modello al 100% elettrico come questo non ha più esigenze di raffreddamento di masse radianti.
Da quando le esigenze di raffreddamento si sono ridotte drasticamente sui veicoli BEV molti designer hanno dimostrato un certo imbarazzo nel trattare le calandre e i musi, con più di un centro stile che di fronte alla non trascurabile difficoltà concettuale ha finito per… lanciare la palla in tribuna ricorrendo a calandre posticce e del tutto prive di funzione.
Il team Audi di Malibu ha deciso di rispondere in un modo originale facendo un ricorso ad uno dei materiali che è stato tra i primi ad avere contenuto innovativo nella tecnologia umana. E se qualcuno ritiene che nel 21° secolo il vetro non possa essere abbastanza nobile quanto a tecnologia, forse dovrebbe prima studiarsi la storia del Gorilla Glass prodotto da Corning, di cui la gamma iPhone non può fare a meno.
Sul prototipo Audi è stata realizzata una griglia in vetro speciale che appare trasparente all’interno e opaco all’esterno. Anche la parte inferiore delle portiere è vetrata. La sua ragion d’essere è di assicurare una visibilità ottimale durante ipotetiche escursioni fuoristrada di questo modello che è stato pensato per non viaggiare solo sull’asfalto.
Malgrado la massa e l’imponenza dell’Activesphere i designer sembrano quindi aver ragionato pensando a chi volesse guidare il concept anche in posti selvaggi. Con l’ottica della California, il suo automobilista ideale potrebbe essere chi nel tempo libero noleggia un buggy Polaris per affrontare a stretto contatto (quasi come su una moto enduro) le dune e le distese del deserto Mojave, uno dei grandi bacini dell’off-road molto prima che esistesse quella Dakar con cui Audi ha un conto in sospeso.
Naturalmente Audi non ha voluto sacrificare in assoluto la necessità di schermi: piuttosto li ha miniaturizzati decidendo che su un mezzo con queste caratteristiche guidatore e passeggeri si meritano occhiali per la realtà aumentata. Più compatti e comodi di un visore per realtà virtuale, sono in grado di visualizzare immagini complesse e anche ologrammi mantenendo chi è a bordo in rete ma anche per informazioni essenziali come le mappe stradali.
Se al contrario dell’uso del vetro speciale gli occhiali sono qualcosa che richiederà tempo per arrivare in produzione, un altro aspetto che appare lontano è il ricorso alla guida autonoma di Livello 4 SAE.
Come avveniva sui precedenti concept Skysphere, Grandsphere e Urbansphere volante, pedaliera e cruscotto possono rientrare anche sull’Activesphere, che sarà a disposizione del pubblico per la scoperta il prossimo 5 febbraio a Cortina (un po’ distante dai deserti, in effetti).
Sebbene lo sviluppo dei robotaxi di Livello 4 proceda da un lato in America e dall’altro in Cina, vedere questa tecnologia all’opera su auto in vendita al pubblico ha ancora tali complessità normative e legali che non è il caso di affrontare anche sui piccoli volumi di modelli luxury, eccetto situazioni limitate ma che richiedono apposite infrastrutture come i parcheggi ad alta automazione a cui lavorano Bosch, APCOA, Mercedes e altri.