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Fumata bianca nei conti Tesla del quarto trimestre 2020

I ricavi battono le aspettative ma utili per azione e profitti no: e a Wall Street non è piaciuto nemmeno che per la prima volta dopo anni Elon Musk non voglia scommettere su un traguardo di capacità produttiva per il 2021

Continuano ad aumentare ricavi e utili Tesla, ma se i primi hanno superato frazionalmente le previsioni degli analisti di settore, i secondi hanno mancato le stime di circa il 20% e dopo la serata di presentazione dei conti del quarto trimestre 2020 e la call notturna con Elon Musk la giornata appare aver lasciato un po’ di delusione a chi è abituato a seguire ogni passo di un gruppo che nell’ultimo anno è cresciuto del 700% nella valutazione di borsa.

Partendo dalle cifre: gli utili per azione sono stati di $0,80 rispetto a una media prevista di $1,03; anche i profitti sono stati leggermente al di sotto delle attese: $903 milioni rispetto a una stima di $1,08 miliardi secondo i dati medi espressi dalla società specializzata Refinitiv. I ricavi Tesla invece sono andati meglio del previsto, raggiungendo $10,74 miliardi contro i $10,4 calcolati dagli addetti ai lavori a chiusura dei conti del quarto trimestre 2020.

Cosa è mancato oltre all’obiettivo sugli utili, sui quali ha pesato l’avvio di una guerra dei prezzi che ha iniziato a dipanarsi negli Stati Uniti per poi spostarsi in Cina e raggiungere nei giorni scorsi anche i listini di Europa ed Italia? Nel 2020 Tesla ha prodotto il mezzo milione di auto elettriche, tra California e Cina, che Musk si era prefisso e praticamente tutti gli analisti si attendevano una previsione concreta che quantificasse la quota da raggiungere per il 2021.

Ma stavolta la casa di Palo Alto è apparsa inaspettatamente guardinga, e invece di fare una cifra precisa ha tracciato un quadro di crescita media della capacità produttiva dei prossimi anni del 50% l’anno, sottolineando peraltro che la media per il 2021 potrebbe essere ben più consistente.

Un 50% di crescita per quest’anno comporterebbe 750.000 immatricolazioni globali, mentre molti analisti di Wall Street guardavano a una guidance audace che indicasse 800.000, o anche 900.000 veicoli consegnati per fine 2021. A pagina 8 del report, Tesla stessa indica in 1.050.000 veicoli l’anno la capacità totale odierna delle due fabbriche già attive, e arrivare a 750.000 in altre parole sarebbe un sottoutilizzo di Fremont e Shanghai.

La nuova e più prudente Tesla insomma sembra aver deluso: ma sarebbe contraddittorio adesso valutare come un difetto questa sorprendente circospezione in un’epoca in cui, oltre all’uscita incerta dalla pandemia, tutti i gruppi auto si misurano con altre sfide come la penuria di chip, che affligge anche la casa americana. E altri colli di bottiglia potrebbero presentarsi in futuro: come ad esempio un super-ciclo delle materie prime in grado di cambiare i futuri costi delle batterie in modo opposto rispetto ai cali dei prezzi costanti degli ultimi anni.

Quest’anno le buone notizie Tesla probabilmente saranno da cercarsi nella manifattura: con l’inizio della produzione ad Austin, in Texas, e in Brandeburgo. In entrambi la casa americana ha sottolineato che sarà presente la produzione delle nuove e molto più efficienti celle presentate al Battery Day dello scorso anno, anche se forse solo nelle prime quantità di linee pilota.

Per il Cybertruck la produzione sostanziale è prevista solo per il 2022, così come per il camion elettrico Semi, ma l’una e l’altra nuova fabbrica alleggeriranno la pressione su Fremont e Shanghai, che nel corso del 2021 saranno chiamate ancora al massimo sforzo per supportare il gruppo.

Malgrado nell’ultimo trimestre abbia dato segnali di risveglio anche il business Tesla nel fotovoltaico, tuttavia Musk non dalla manifattura ma dal software continua ad immaginare un futuro roseo. In particolare quando si tratta di quello per la guida autonoma avanzata, che nell’immediato Tesla prevede di iniziare a vendere come un abbonamento e non più come un acquisto una tantum, come avvenuto finora sulla chiacchierata opzione Full Self Driving.

E durante la call con gli analisti finanziari Musk ha riproposto la sua non nuova idea di una azienda che non ottiene la maggior parte dei ricavi ed utili dalla produzione di auto ma dai robotaxi. Man mano la tecnologia di guida autonoma avanzata migliorerà, Musk prevede veicoli che da 12 ore di utilizzo la settimana passeranno a 60 ore la settimana. Con la possibilità per Tesla di far pagare l’uso incrementato del software in base ai chilometri percorsi.

Una teoria che si scontra non solo con i problemi dell’uso frequente da parte di passeggeri estranei di veicoli di proprietari che potrebbero avere ancora ben chiari i ricordi della pandemia (anche se sappiamo che per l’uomo più ricco del mondo la crisi sanitaria è una questione fortemente esagerata), ma anche con gli oggettivi deprezzamenti di mezzi che con uso quadruplicato sarebbero sottoposti ad usura ben superiore a quella di un veicolo usato in modo esclusivamente privato.

Forse per questo nonostante la brillantissima tecnologia delle batterie che resta la numero uno globale, in California continuano a prediligere interni in stile-Ikea anche sui modelli premium: così la clientela inizia ad abituarsi a materiali di sostituzione rapida per l’uso da robotaxi

Credito foto di apertura: AUTO21