Studio dell’IFEU di Heidelberg rilancia i filo-camion ibridi
Una rete filoviaria lunga 3.200 chilometri sulle principali autostrade della Germania potrebbe risparmiare un quinto delle emissioni clima-alteranti nel trasporto merci
Uno studio appena pubblicato rileva che una rete di 3.200 chilometri di infrastrutture sui grandi assi viari in grado di alimentare mezzi commerciali ibridi sarebbe in grado di ridurre di un quinto le emissioni clima-alteranti relative al settore del trasporto merci nella prima economia continentale.
Nel 2016 circa un terzo delle emissioni tedesche relative al traffico stradale risalivano ai trasporti merci a media e lunga distanza. Il potenziale di emissioni risparmiate ogni anno sarebbe di 9,2 milioni di CO2.
Lo scenario considerato per la Germania da un ricercatore dell’IFEU (Istituto per la ricerca sull’Energia e l’Ambiente con sede ad Heidelberg) Julius Jöhrens, riproduce su larga scala esperimenti partiti fin dal 2016 BreBeMi.
Come nel caso dei filobus ancora diffusi in molte città italiane, i mezzi commerciali sarebbero connessi a fili su lunghi tratti selezionati. Un camion in grado di connettersi alla corrente che passa sui fili, considerato in attività nel 2030 potrà emettere metà della CO2 rispetto ad un corrispondente veicolo alimentato a gasolio.
L’analisi include anche le emissioni relative alla produzione del veicolo e della sua batteria, l’infrastruttura e alla generazione delle emissioni relativa alla produzione di corrente.
Lo studio, a cui hanno collaborato IFEU, istituto Fraunhofer IEE, IKEM e PTV Transport Consult, considera che una rete filoviaria ospitata dai tratti più congestionati e trafficati delle autobahn tedesche richiederebbe investimenti per €7 miliardi di euro, spalmati su dieci.
Lo studio è stato preparato precedentemente all’aprirsi dell’emergenza sanitaria che ha portato anche l’austera classe dirigente di Berlino a mettere in soffitta il dogma del pareggio di bilancio.
Una infrastruttura del genere sembra uno degli investimenti ideali per il nuovo mondo che dovrà cercare canali adatti sia a mantenere viva l’economia, sia a trovare il modo di non far ripartire manifattura e lavoro ricominciando a generare problemi intrattabili a gioco lungo come la crisi climatica.
Peraltro una rete filoviaria per far viaggiare le merci in modo più sostenibile nel cuore del continente non sarebbe un investimento a fondo perduto. Secondo Jöhrens e gli altri autori si tratterebbe di un’opera in grado di sostenersi da sola dopo un periodo di 10, 15 anni.
I ricercatori dell’IFEU non sostengono la soluzione della rete filoviaria come panacea universale per la riduzione delle emissioni nel trasporto merci. Sostengono anzi che il settore si presta a una molteplicità di soluzioni per differenti necessità.
Per il futuro ritengono ad esempio percorribile anche il contributo di tecnologie avanzate come l’idrogeno, là dove mezzi commerciali dovessero percorrere tratti nei quali collocare l’infrastruttura fosse poco efficiente.
Peraltro filo-camion ibridi avrebbero la possibilità di raggiungere una elevata praticità e grazie alle piccole dimensioni delle loro batterie di trazione, potrebbero facilmente raggiungere buone efficienze nelle emissioni totali nel ciclo di vita evitando l’impatto dei gas clima-alteranti richiesti dalla manifattura di un numero elevato di celle richiesto per effettuare percorrenze accettabili.
Inoltre flotte di filo-camion ibridi secondo lo studio IFEU saranno più accessibili dal punto di vista dei costi. Motori elettrici, piccoli pacchi batterie e pantografi sono una aggiunta relativamente trascurabile al costo totale di un veicolo commerciale.
E i calcoli dei ricercatori indicano che un mezzo così allestito nel 2030 potrebbe ripagare al differenza anche se solo per un terzo del percorso fosse in grado di appoggiare il proprio pantografo alla rete filoviaria.