Con la nuova Model Y, Tesla ha “scoperto” la pompa di calore
Chi ha già ricevuto i primi crossover elettrici appena consegnati in America, conferma che anche Tesla ora impiega pompe di calore per guadagnare efficienza, specie nei climi freddi
Da pochissimi giorni sono iniziate le consegne americane dell’attesissima Model Y, il crossover Tesla che sarà con ogni probabilità destinato a battere gli storici record di immatricolazioni della cugina Model 3.
Con le prime auto sono stati anche pubblicati i manuali d’uso, che hanno portato a galla un paio di novità: una sostanziale e un’altra più ludica che sostanziale (tranne per i pochi clienti Tesla che abitino case cui si accede su strade bianche, e nel cuore rurale degli States non ci aspettiamo siano la maggioranza).
La Model Y al contrario della Model 3 disporrà di una pompa di calore. Se ne sono accorti quasi immediatamente i clienti sfogliando il manuale, che la cui sezione dedicata al sistema di condizionamento è in sostanza identica, tranne per la presenza appunto della pompa di calore.
Si tratta di una scelta che certamente contribuirà a ridurre i consumi di energia e a beneficiare l’autonomia di marcia. In particolare a vantaggio della clientela delle città alle alte latitudini, da New York, Boston e Seattle fino a quelle europee, quando toccherà anche ai clienti Tesla da questo lato dell’Atlantico nel 2021.
La tecnologia del condizionamento mediante pompa di calore è nota da molti decenni: si basa su un principio di funzionamento capovolto rispetto a quello di un comune frigorifero.
Se il frigo di casa sposta calore dal suo interno all’esterno, il funzionamento della pompa di calore è basato sull’estrarre il calore dal suo ambiente e sul trasmetterlo attraverso cicli che moltiplicano rapidamente il calore già disponibile nell’aria.
In un’auto parcheggiata in una notte invernale, la pompa di calore comprime l’aria come farebbe una pompa per gonfiare la gomma di una bicicletta: se si appoggia un dito sul foro d’uscita dell’aria, dopo ripetute pompate si può sentire il calore generato dal movimento di compressione.
In un’auto in cui l’energia non arriva dal serbatoio ma dalle celle della batteria, questo alleggerisce il compito del pacco batterie. La pompa di calore (che può servire anche a refrigerare, oltre che a riscaldare), è stata da diverso tempo scelta da altre case per veicoli al 100% elettrici.
Ne sono dotate modelli diffusi come la Renault Zoe e la Volkswagen e-Golf, ma probabilmente la prima auto elettrica pura a montarne una è stata la BMW i3. La soluzione è stata subito disponibile sulla full electric , ma non sulle ormai meno popolari versioni con range extender.
Soddisfatti clienti svedesi della BMW i3 hanno anche dedicato un sito al loro modello, e in un apposito articolo hanno riferito le loro esperienza alle prese col pre-riscaldamento della loro vettura prima dell’uso durante la stagione invernale.
Secondo l’autore, l’energia usata dalla pompa di calore della i3 era di circa 1 kWh per 10 minuti di pre-riscaldamento e di 3 kWh per 30 minuti. La limatura all’autonomia di marcia indicata era di 3 chilometri con 10 minuti di pre-riscaldamento e di 9 per mezz’ora.
Un’altra novità rivelata dai manuali d’uso è la disponibilità di un nuovo off-road mode, che come ci si può attendere è studiato per limitare lo slittamento su superfici particolarmente scivolose o comunque a bassa aderenza.
Il dispositivo equilibra la coppia tra asse anteriore e posteriore in base ai differenti coefficienti di attrito rivelati dai sensori, nonchè in base a eventuali differenze di aderenza tra i due lati, il tutto bilanciando motore elettrico anteriore e posteriore per ottimizzare la trazione.