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Musk: da idolo di Wall Street a idolo degli YouTuber

Il numero uno di Tesla nella conference call sui risultati finanziari trimestrali litiga con quel mondo della finanza che un tempo lo aveva messo sul piedistallo

La conference call sui conti trimestrali di Tesla ormai è seguita come una puntata degli show più amati dal pubblico televisivo o di internet. Per comune opinione quella che ha avuto luogo la notte scorsa è stata una delle più strane e il risultato è stato che a Wall Street i fan di Elon Musk diminuiscono sempre più, mentre un tempo erano una folla.

Malgrado abbia annunciato la più grande perdita trimestrale dell’azienda, $785 milioni (circa €655 milioni) il risultato ha… battuto le aspettative, perché le attese erano ancora più fosche.

Così Musk sembra essersi sentito in diritto di trattare con fastidio le domande scomode degli analisti, a cominciare da quelle sulle finanze aziendali. A fine 2017 Tesla aveva $3,4 miliardi di cash, circa un quarto del totale dovuto ai depositi di clienti, soprattutto quelli in attesa della consegna di una Model 3.

Se, facendo un rapido calcolo, Tesla brucia $6.500 al minuto, questo non ha indotto Musk a cambiare posizione: continua a promettere cash flow positivo per il terzo trimestre 2018 e a ripetere che l’azienda non tornerà sul mercato a chiedere altro capitale.

Se la cosa avverrà soprattutto tagliando le spese, abbassandole da $3,4 miliardi a $3, e come questo si concili con la ristrutturazione della linea di Fremont in corso, per ora non lo sapremo: quando è stato chiesto dove sarà l’azienda in termini di requisiti di capitale quest’anno, l’amministratore delegato ha preferito passare alla domanda seguente, bollando la questione come noiosa.

Un altro punto interrogativo ha infastidito Musk: il tema del margine lordo. Nel miglior momento della produzione di Model S e Model X, vetture il cui cartellino del prezzo è come noto elevato, Tesla aveva a disposizione cifre tra il 30 ed il 32%.

La previsione sulla Model 3 si avvicina più al 20% che a quei valori, e quando un analista della banca d’affari Bernstein ha chiesto se Tesla con quel modello di fascia media possa arrivare al 25% Musk ha replicato che “non c’è da farne un caso federale“.

Magari ha ragione, nel senso che del margine lordo la FBI non si occuperà mai, ma non serve Guglielmo Marconi per capire che sulle vetture di fascia alta è da sempre molto, ma molto più facile fare utili rispetto a quelle medie o piccole. Più Tesla si addentra nel ruolo di casa auto convenzionale, invece che gioiello tecnologico, e più sarà valutata come una marca fra tante.

E gli analisti sanno perfettamente che ci sono oggi case auto generaliste che hanno margini sorprendentemente buoni (come Peugeot e Skoda) anche se i loro amministratori delegati non hanno legioni di fan sui social media.

Così, sempre più spesso, guardano a grafici come quello che ha riportato l’agenzia Bloomberg qui, in cui si nota l’effetto della maggior quota di mercato della Model 3 rispetto ai modelli di fascia alta sui margini.

Musk ha sottolineato sostenendo che il prezzo e le configurazioni scelte per le Model 3 sono più elevati del previsto. Una rassicurazione che lascia ancora aperta la domanda: che fine ha fatto l’ormai antica promessa di una Tesla da $35.000?

Musk ha però dato soddisfazione a qualcuno nella conference call: allo youtuber Gali Russel ha concesso ben cinque domande. Molte più di quelle previste per le banche d’affari che finora lo hanno ricoperto di dollari da spendere per creare e sviluppare Tesla.

A Russel ha rivelato che la prossima Model Y, il SUV medio (o forse possiamo già scrivere di fascia medio-alta?) non sarà costruito a Fremont quando la produzione partirà, forse nel 2020. Là non lo sarà prevedibilmente nemmeno il camion Tesla, e al riguardo Musk ha bollato come assurda la causa da $2 miliardi che la rivale dei camion fuel cell Nikola Motor ha appena intentato.

In compenso in California la linea di produzione “tedesca” (Musk due anni fa ha acquistato la società di engineering Grohmann) è quasi pronta. Perciò deduciamo che la quota delle 6.000 Model 3 prodotte a settimana da sfornare a fine giugno sia confermata. Confermata in fabbrica, non su YouTube.


Credito foto di apertura: press kit Tesla