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È arrivato il giorno in cui si guarda più alla cassa che alla produzione Tesla

Nel primo trimestre 2018 Tesla ha prodotto 9.766 Model 3: meno del previsto, ma l’unica notizia che conta oggi è che Elon Musk non avrà bisogno di altri fondi

Oggi Tesla ha diffuso i dati periodici: nel primo trimestre 2018 ha costruito in totale 34.494 auto. Nel primo trimestre del 2017 erano state 24.415 e nel primo del 2016 14.822. Il numero più atteso era però quello riguardante non il totale ma la Model 3 in particolare: 9.766 auto.

Negli ultimi sette giorni di marzo ha prodotto 2.020 vetture del modello di fascia media che concordemente analisti ed addetti ai lavori sostengono essere quello decisivo per assicurare il futuro della marca di Elon Musk.

A Fremont sono convinti che adesso dalla fabbrica ex-NUMMI possano uscire 2.000 auto ogni sette giorni. Si tratta di un reale passo avanti? Il 20% delle auto prodotte, facendo un rapido calcolo, è stato costruito negli ultimi sette giorni, da quando Musk è stato costretto a prendere in mano la produzione.

Questo implica che nelle prime dodici settimane del trimestre siano state costruite solo 646 Model 3 ogni settimana (anche se andrebbe tenuto conto che a un certo punto ci sono stati alcuni giorni in cui nessuna auto è stata prodotta: per mettere a punto la linea).

Il decollo della produzione di Tesla nei giorni immediatamente precedenti la fine di un trimestre si era già verificata in passato: è quasi una tradizione in momenti di acque agitate. Ora Tesla ha confermato l’obiettivo di 5.000 auto da produrre nell’ultima settimana di giugno.

Da sempre era tradizione per Musk fissare traguardi irraggiungibili. Finora non era mai stato un problema né per Wall Street né per i clienti, ma nelle ultime settimane sembrava non essere più così.

Non hanno aiutato a conservare la fiducia passata l’indagine dell’agenzia federale americana NTSB sull’incidente mortale di una Model X avvenuto vicino a Mountain View mentre era inserito il sistema di guida semi-automatico Autopilot.

Non hanno aiutato il downgrade a B3 di Moody sul rating delle obbligazione convertibili, che si è aggiunto alla nota facilità con cui Tesla brucia liquido: in media $6.500 (al cambio di oggi circa €5.300) al minuto che equivalgono per il 2018 a circa $2 miliardi.

Non ha aiutato nemmeno il recente richiamo di 123.000 Model S per problemi al servosterzo (soprattutto se si considera che un problema analogo si era già verificato su modelli Range Rover Evoque che usava quei componenti).

Questa litania di problemi recenti sembrava aver scosso la fiducia più della abituale discrepanza tra piani e effettivi risultati. La pianificazione iniziale per la Model 3, svelata durante il lancio di due anni fa, prevedeva per il 2018 mezzo milione di auto prodotte: il che avrebbe esaurito la lista delle prenotazioni accompagnate da deposito versato.

Ad agosto 2017 Musk aveva ricalibrato la sua stima ad una produzione di 20.000 per dicembre dello scorso anno. L’ultima previsione era sostanzialmente dimezzata e negli ultimi giorni di marzo per cercare di raggiungere l’obiettivo ridimensionato di 2.500 Model 3 prodotte a settimana si è assistito ad una scena abituale in periodi dell’ex-Unione Sovietica.

Alcuni alti dirigenti Tesla hanno scaricato sugli operai della linea di montaggio le loro mancanze nel pianificare logistica e salvare la linea produttiva da colli di bottiglia e nodi, con toni da crociata richiedendo loro entusiasmo e determinazione nel raggiungere obiettivi che forse senza errori nella sala comandi la nave Tesla si sarebbe evitata.

Ma nemmeno con il picco produttivo i numeri settimanali sono stati raggiunti. In Tesla fissare obiettivi, col senno di poi, appare sempre più masochistico. Senza quei traguardi irraggiungibili ed il frequente atteggiamento alla Tony Stark di Musk, se rileggete i dati di produzione del primo paragrafo, Tesla non sembra una azienda nei guai: pare anzi progredire ed anche rapidamente.

Ma le abitudini Tesla sono dure a morire: hanno confermato l’obiettivo di 5.000 auto prodotte a settimana per fine giugno. Non sembra essere un problema, in questo momento. Perché la produzione non pare più essere la preoccupazione numero uno di chi guarda i numeri della casa californiana.

In soldoni quello che interessa sono i dollari. Quella cassa che Tesla brucia con rapidità regolare. E la sola cosa che conta nella nota ufficiale di oggi è la rassicurazione che non ci saranno richieste di denaro fresco al mercato. Una dichiarazione tanto attesa che ha generato un vigoroso recupero del corso azionario, che segue un mese di marzo in cui il calo era stato del 22%.

Al momento in cui abbiamo pubblicato il post oggi la crescita superava il 3% e si avviava verso il 4%. Quando si tratta di Tesla oggi Musk non parla dell’auto che serve a salvare il pianeta dal riscaldamento globale. Siamo passati ad argomenti più prosaici e che, guardando alla tregua odierna ai ribassi di borsa, per oggi convincono: “non vi farò perdere soldi”.


Credito foto di apertura: press kit Tesla