Elon Musk coglie tutti di sorpresa con due anteprime al prezzo di una
Al lancio del primo camion Tesla va in scena il “ritorno alle origini” della casa californiana con l’inattesa anteprima della sportivissima Roadster
Dobbiamo subito mettervi in guardia: l’avveniristico volante che vedete nella foto di apertura non è quello del nuovo camion Tesla presentato stanotte dalla compagnia di Elon Musk. Ma non c’è da preoccuparsi di un altro rinvio: il prototipo del modello con cui la società di Palo Alto vuole rivoluzionare anche il settore dei mezzi commerciali, il Tesla Semi, è stato presentato come previsto.
E nell’elenco delle sue caratteristiche tecniche non sono mancati gli spunti interessanti: anzitutto la sua batteria, di cui non è stata ancora comunicata la capacità, ma che sarà in grado di spingerlo fino a 500 miglia. Si tratta di 800 chilometri, una distanza che negli Stati Uniti è considerata nella gamma dei trasporti locali e regionali: un mezzo diesel per le lunghe percorrenze arriva fino al doppio.
Il veicolo della classe 8 americana (quella maggiore per stazza: fino ad 80.000 libbre, oltre 36.000 chili) potrà essere ricaricato in mezz’ora per percorrere fino a 400 miglia. Tesla promette di installare una rete di Megacharger: nuove postazioni di ricarica da affiancare alla rete esistente dei Supercharger per i veicoli passeggeri.
Per una azienda che già attualmente prevede di investire $1 miliardo a trimestre, si affacciano quindi all’orizzonte nuove spese in conto capitale necessarie ad entrare nel suo nuovo mercato. Ma Tesla progetta di riuscire a dribblare almeno in parte l’insidia creando coi suoi Megacharger un network tutto basato sull’energia solare: comprando quindi da se stessa la tecnologia necessaria a tenere in marcia i Semi dei suoi clienti.
Un modello che si propone come un mezzo, se non bello, certo sofisticato. Elon Musk ha vantato un’aerodinamica affinatissima con ridotta sezione frontale ed un ampio lavoro sul fondo del veicolo che, sostiene, genera valori migliori di quelli di un’hypercar come la Bugatti Chiron.
Di un tale sviluppo aerodinamico e di tanta tecnologia il Semi avrà bisogno perché Tesla vuole puntare su un ridotto costo di gestione rispetto ai veicoli convenzionali diesel: un costo secondo Musk che già oggi sarebbe inferiore del 17% a miglio percorso rispetto alla concorrenza convenzionale.
Il camion californiano sarà anche in grado di percorrere distanze col metodo del platooning, il viaggio in convoglio che fa risparmiare energia. Sul Semi non mancherà la versione di un Autopilot avanzato, focalizzata sui veicoli pesanti, che consentirà agli autisti di viaggiare con cambio di corsia e altri compiti affidati ai sistemi di bordo. La sicurezza, Musk ha osservato, ne guadagnerà ampiamente.
Come l’affidabilità: i quattro motori della Model 3 montati sulle quattro ruote della motrice avranno ridotta manutenzione e saranno garantiti per un milione di miglia. Musk promette che, di fatto, nessuno resterà a piedi: un Semi potrà rientrare sicuro alla base anche con soli due motori a spingere il veicolo, come sappiamo dalla letteratura specializzata essere avvenuto a jet di linea.
Il costo ridotto della gestione al chilometro non ha però fugato i dubbi sulle prospettive del Semi: Musk non ha rivelato il prezzo iniziale. E il cartellino del prezzo si annuncia comunque molto salato: secondo analisti americani, ben difficilmente potrà costare meno di $200.000 la sola batteria.
Inoltre il collocarla in modo adeguato richiederà un telaio in alluminio studiato su misura che non si annuncia particolarmente economico. Ed anche il peso della batteria non sarà un elemento trascurabile, visto che potrebbe influire sul carico trasportabile: ad esempio, il prototipo del Mercedes-Benz Urban e-Truck pesa 1.700 chili più di quello analogo in versione convenzionale, principalmente per una batteria che, da sola, pesa 2.500 chili.
Sebbene un mezzo pesante convenzionale che brucia gasolio di quella classe americana abbia il doppio di autonomia del Tesla Semi, quel genere di autonomia non sarà, riteniamo, l’ostacolo maggiore alle possibilità di successo del nuovo prodotto della casa di Palo Alto.
Perché in America quasi l’80% delle merci viaggia entro le 250 miglia. Secondo dati dell’American Trucking Association, la distanza media percorsa dai camion è scesa dalle 800 miglia di quindici anni fa alle 500 delle attuali. Il problema vero per l’azienda californiana semmai sarà che nel caso dei veicoli pesanti, al contrario di quanto avvenuto nel mondo dell’auto elettrica, Tesla non potrà prendere più nessuno alla sprovvista.
Per quanto riguarda i modelli elettrici a corto e medio raggio sappiamo che Daimler ha già messo in servizio i suoi primi e-Canter, anche per clienti importanti come UPS, mentre il Tesla Semi non arriverà fino al 2020, anche se il libro delle prenotazioni è già stato aperto.
L’americana Cummins sta già lavorando ad un mezzo elettrico che sarà pronto prima del Tesla. Anche Navistar e Volkswagen collaborano a mezzi per il trasporto merci, mentre anche il settore degli autobus elettrici è già ben presidiato dalla cinese BYD, con Proterra, Daimler e MAN a loro volta molto attivi. Infine anche il settore dei fuel cell è vivo, con test in corso da parte di Nikola Motor, Kenworth e, soprattutto, Toyota che avvicinano la fase della produzione.
Ma non è tutto: anche dal punto di vista dei sistemi di guida autonoma Tesla non è più così solitaria come sarebbe stata un paio di anni fa. Embark, Uber, la stessa Waymo hanno in essere lo sviluppo di sistemi mirati sulla logistica. Il platooning? Spiacenti, lo hanno inventato per prime le case europee.
La società di consulenza Roland Berger stima in 15.000 i mezzi commerciali a raggio regionale che saranno venduti in America nel 2025. Per quell’anno sembra realistico che i prezzi di acquisto siano ancora a vantaggio dei mezzi convenzionali. Difficile che basti a spostare l’ago della bilancia la gestione più favorevole al mezzo elettrico: è stato calcolato un importo di $0,12 al miglio contro $0,19 al miglio.
E non sembra che le doti di scatto del Semi siano in grado di far dimenticare l’aspetto economico agli uffici acquisti di colossi della logistica. Tesla ha già rivelato che il suo camion può passare da 0-60 miglia orarie in 20″, ovvero 40″ più di un mezzo diesel e che potrà affrontare salite del 5% di pendenza a 65 miglia orarie contro le 45 possibili ad un veicolo diesel.
Si tratta, si può pensare, di caratteristiche che piaceranno a trasportatori che debbano affrontare le montagne del Colorado, ma si tratta di un mercato di nicchia. E quanto alle performance da record, non bastano a cancellare le perplessità.
Viste le difficoltà di produzione della Model 3 e l’affollata concorrenza attorno al Tesla Semi, Musk gioca la carta della massima sportività con la Roadster
Mettendo in fila tutte queste considerazioni, che la presentazione del Tesla Semi non avrebbe lasciato a bocca aperta media ed addetti ai lavori probabilmente Musk lo aveva capito da diverso tempo. Perciò ha ancora una volta tirato fuori lo showman che ha dentro di sé.
Come ha scritto Dana Hull nel suo pezzo per Bloomberg “era cruciale per Musk far restare a bocca aperta i presenti all’anteprima del Semi”. Gli striminziti numeri della linea di montaggio della nuova Model 3, la prima auto che sta cercando di produrre in grande serie e vendere ai consumatori del mercato di massa, hanno reso il presente di Tesla difficile.
Ieri quindi “l’amministratore delegato e mastro venditore cercava di rigenerare l’aura positiva sui prodotti futuri in grado di portare a casa maggior ricavi“. Così con un coup de théâtre Musk si è inventato a fine presentazione del Semi il lancio, del tutto imprevisto, della nuova Roadster: la (futura) auto più veloce in produzione.
Insomma, il miliardario sudafricano si è affrettato a tornare alle origini di Tesla: non solo come settore ma anche come filosofia di vendita. La Roadster, una 2+2 posti a tre motori elettrici in grado di superare i 250 km/h e passare da 0 a 60 miglia orarie in 1,9 secondi sarà, dal 2020, la vettura in grado di ricollocare Tesla in una posizione di forza invece che di incertezza come sta avvenendo con la Model 3.
La nuova Roadster deve rimettere Tesla proprio là dove a contare di più sono l’immagine ed il carisma del marchio e del suo numero uno, non dove a decidere sono i cartellini dei prezzi, come nel caso della Model 3. O del Semi.
La Roadster con la sua enorme batteria con capacità di 200 kWh sarà in grado di percorrere 1.000 chilometri. Chi sarà in grado di sfornare $250.000 per mettersi al volante (sì, la foto di apertura è il volante della Roadster) di una delle prime mille prodotte potrà lasciare San Francisco per andare a Los Angeles o viceversa senza preoccupazioni di doversi fermare a ricaricare la batteria, compito che con la rete di Supercharger in California non sarebbe comunque un problema serio.
E tuttavia Musk non vuole che la crema della sua clientela privilegiata abbia questa preoccupazione. Si tratta, se ricordate il lancio della Mission E, di uno dei punti cardine del progetto della nuova Porsche tutta elettrica, assicurare da un lato una autonomia che non sacrifichi il tempo del cliente, affiancato dalla disponibilità di una rete di ricarica ultra-veloce riservata e dedicata.
Il numero uno di Zuffenhausen Oliver Blume ha promesso ai clienti che quando partiranno le vendite della Mission E i clienti potranno contare su stazioni di ricarica ultra-veloce da 350kW che richiederanno solo un quarto d’ora per portare all’80% la carica della batteria. Quello che serve per 400 chilometri in un tempo ragionevole grazie alla tecnologia degli 800 volt.
Musk alla folla radunata ieri a Hawthorne (vicino a Los Angeles) dove ha sede il reparto design Tesla parlava di mettere al tappeto la concorrenza delle sportive convenzionali. In realtà, tutto fa pensare che il suo obiettivo sia misurarsi già con le rivali che si avvicinano all’elettrificazione sia essa ibrida, come nel caso della nuova Mercedes AMG Project One o avveniristica, come la Lamborghini Terzo Millennio ancora tutta da scoprire.
Ma il pericolo maggiore per Tesla ora proviene dal Cavallino di Stoccarda e dalla sua Mission E che procede spedita nello sviluppo con rigore e metodo tedeschi. La macchina della svolta Porsche da 0 a 100 impiegherà meno di 3,5 secondi, avrà due motori invece dei tre della Roadster (e quattro ruote motrici per entrambe) ma se il suo cartellino del prezzo sarà quello anticipato costerà un terzo di quello previsto per la prima tranche di Tesla.
Con la Mission E attesa per la seconda metà del 2019, non c’è da stupirsi se Musk stia cercando di correre ai ripari anche a costo di mettere in ombra il suo nuovo mezzo commerciale. Nella presentazione di Hawthorne ha cominciato a cercare di creare attesa per la sua sportiva da $250.000 in arrivo nel 2020 iniziando a cercare di togliere un po’ di aria alle gomme della sportiva tedesca da $85.000 che la precederà.