Nei prossimi cinque anni Volkswagen investirà €34 miliardi nel futuro
Il gruppo di Wolfsburg conferma gli obiettivi di vendere fino a tre milioni di auto elettriche nel 2030 e taglierà le spese, anche nella ricerca e sviluppo
Il consiglio di sorveglianza del Gruppo Volkswagen oggi ha aggiunto un altro tassello al mosaico che il colosso tedesco intende completare entro il 2025. La marcia verso gli obiettivi prefissati sarà accelerata da un massiccio piano di investimenti nella mobilità elettrica, nella guida autonoma, in nuovi servizi di condivisione e digitalizzazione.
Tra 2018 e 2022 saranno di oltre €34 miliardi le spese previste per far cambiare marcia alla strategia Roadmap E presentata a settembre, quando il gruppo di Wolfsburg diretto da Matthias Müller ha rivelato di prevedere di elettrificare l’intera gamma entro il 2030.
Nelle cifre indicate oggi non sono inclusi altri investimenti previsti per gli impegni in Cina: ieri è stato comunicato che Volkswagen ed i suoi partner locali metteranno sul tavolo l’equivalente di $12 miliardi tra oggi ed il 2025 per produrre fino a 40 modelli elettrici con una pletora di marchi, spesso domestici, il primo dei quali uscirà l’anno prossimo.
Cina a parte, la pianificazione nell’ambito della strategia globale ha previsto il rafforzamento del ruolo del sito produttivo di Zwickau per il lancio della prima serie europea di veicoli elettrici sulla piattaforma MEB, una base fondamentale per la conversione del portafoglio di prodotti del Gruppo. Le altre decisioni relative alla posizione dei singoli marchi verranno prese man mano che la Roadmap E verrà estesa ulteriormente.
Frank Witter, che nel consiglio di amministrazione è responsabile della finanza, ha voluto sottolineare che “malgrado le importanti sfide, restiamo fermi nel nostro impegno di ridurre significativamente sia il rapporto tra spese in conto capitale e ricavi sia quello il rapporto delle spese di ricerca e sviluppo nella divisione auto“.
Secondo quanto previsto dalla pianificazione quei rapporti dovrebbero scendere verso un 6% nel 2020 rispetto al 6,9% del 2016. Il grafico che riportiamo sopra, ripreso dall’edizione inglese del quotidiano economico Handelsblatt, indica in circa €10 miliardi la spesa annuale recente Volkswagen in ricerca e sviluppo, tra le prime dieci compagnie del globo per spesa in questo settore e la prima ed unica del settore auto.
Peraltro secondo la fonte, la società PWC Strategy&, il rapporto tra spese in ricerca e sviluppo e ricavi sarebbe già in discesa: al 5,3%. Può sembrare strano che mentre si viaggia verso le nuove tecnologie si decida di tagliare sulla ricerca che dell’innovazione è il motore.
Va però tenuto presente che capovolgere da cima a fondo lo sterminato portafoglio di modelli che fanno capo al gruppo tedesco comporterà notevoli spese. Non solo i tagli alle spese, ma anche l’esternalizzazione dovrebbe contribuire a creare quei risparmi che consentiranno di procedere con lo sviluppo. Un esempio del meccanismo su cui Volkswagen pare contare è quello delle batterie, al contrario di Tesla che vuole farsele in casa ma notoriamente è… campione di perdite.
Nel caso dei tedeschi invece è stato già annunciato un colossale piano di fornitura di celle per le batterie del valore di €50 miliardi: ovviamente la ricerca e sviluppo di batterie efficienti ricadrà sui bilanci dei produttori asiatici, piuttosto che su Wolfsburg, che in questo modo si è prefissa di liberare le risorse necessarie per sviluppare e diversificare la sua gamma. Anche a rischio di non padroneggiare una tecnologia che sarà sempre più determinante nel mondo delle quattro ruote.
Del resto l’asimmetria tra investimenti e bilanci tocca tutti i protagonisti del mondo dell’auto. Uno dei colossi della fornitura come Continental, che prevede che per il 2020 possa vendere componenti di motori elettrici per €1 miliardo (rispetto ai €130 milioni del 2016) per essere competitiva nel settore della mobilità elettrica sta investendo €1,3 miliardi. Un sacrificio sui conti mirato a non perdere il treno dell’innovazione che non sarà subito ricompensato: secondo le previsioni il settore al gruppo tedesco darà solo perdite fino al 2019.
L’imponente impegno passato del gruppo Volkswagen nella ricerca e sviluppo e le misure per portarlo in linea con la concorrenza sono probabilmente più una eccezione che la regola, nella fase attuale. I giapponesi stanno andando nella direzione opposta, per recuperare terreno: le risorse destinate nel 2017 a ricerca e sviluppo di Mitsubishi Motors sono cresciute del 20,22%, quelle di Mazda del 10,31%, Honda del 9,44% e Nissan del 7,06%.
Quelle del leader nipponico Toyota molto meno: poco più dell’1%, anche se considerate in assoluto le spese del gruppo giapponese con l’equivalente di $9,3 miliardi solo per poco non l’hanno fatta entrare nella Top10 stilata da PWC Strategy&.
Ma le cose stanno cambiando: una quota importante dei 100 miliardi di yen (€0,73 miliardi) risparmiati nel primo semestre 2017 finiranno proprio in ricerca e sviluppo. Una politica che porterà presto Toyota nella Top10 e le consentirà di accelerare le ricerche avanzate in campi che vanno dalle fuel cell alle batterie: non quelle attuali, ma la prossima generazione con elettroliti allo stato solido.