AUTO

Bruxelles conta su queste auto per ridurre del 30% le emissioni entro il 2030

Il pacchetto mobilità pulita presentato oggi dalla Commissione UE fissa valori che sembrano tenere più conto delle lobby dell’auto che di quelle ambientaliste

Da qualche settimana un tam-tam generale riportava la stessa voce: che oggi annunciando la bozza del pacchetto mobilità pulita (i mandati per i paesi dell’Unione Europea validi fino al 2030 riguardanti le emissioni di gas serra dei veicoli) Bruxelles avrebbe rivelato trattarsi di misure annacquate, sotto la forte pressione della lobby dell’auto, soprattutto delle marche tedesche.

L’Unione Europea ha rivelato oggi dove intende collocare l’asticella: punta ad una riduzione del 30% delle emissioni di CO2 nel 2030 e, per incoraggiare il settore auto a rinnovarsi al più presto, ci sarà un parametro intermedio del 15% da raggiungere nel 2025 (in entrambi i casi le riduzioni sono rispetto al valore medio del 2021 di 95 grammi di CO2 a chilometro).

pacchetto mobilità pulita Unione Europea

Oltre a fissare questi valori, la Commissione per incoraggiare piani industriali che includano veicoli a zero emissioni (soprattutto elettriche a batteria dato che il limite inferiore delle emissioni di 50 g per chilometro parrebbe escludere la maggioranza delle ibride), ha proposto anche la messa in campo di un sistema di crediti tra case auto sulla falsariga di quelli californiani.

Come noto il sistema consente a chi ha flotte particolarmente “verdi” (in California ad esempio Tesla) di vendere ad altri i crediti acquisiti producendo più auto a zero emissioni della soglia stabilita dai legislatori. Di contro ci saranno sanzioni per chi supererà i limiti di emissioni. Le penalità potrebbero ammontare teoricamente a €95 per ogni grammo di CO2 che superasse il limite prefissato per ogni nuovo veicolo immatricolato nell’anno in ballo.

Il Vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic presentando la proposta non ha mancato di sottolineare che la legislazione, che dovrà superare l’itinerario di approvazione del Parlamento continentale, è necessaria come stimolo all’industria dell’auto ed alla manifattura europea per non perdere terreno rispetto alla concorrenza asiatica, già numero uno globale nel settore della mobilità elettrica.

Al contrario di quello che succede in California e, dal 2019, in Cina, la Commissione non vuole fissare quote da rispettare e, soprattutto, non ci saranno penalità per chi non centrerà i target di riferimento. Le case hanno risposto che la proposta è troppo aggressiva e le organizzazioni ambientaliste che è troppo timida. Insomma ha già scontentato tutti.

L’International Council on Clean Transportation sostiene che, considerando gli investimenti in nuove tecnologie effettuati dalla maggior parte delle case auto, queste sarebbero molto presto in condizioni di rispondere ad obiettivi molto più amichevoli per l’ambiente di quelli fissati dal pacchetto mobilità pulita appena svelato della Commissione. 

Curioso che sia lo stesso gruppo no-profit che da poco ha presentato uno studio per dimostrare che negli ultimi anni i gruppi europei dell’auto si sono allontanati sempre di più dal vero nell’indicare i consumi delle auto convenzionali alla loro clientela. La tecnologia sembrerebbe insomma adeguata a produrre auto elettriche pulite ma non auto convenzionali parche nei consumi…

Ma anche le case auto, come le associazioni ambientaliste, sembrano volere la botte piena e la moglie ubriaca. Se rileggete gli impegni presi per gli anni ’20, l’obiettivo di arrivare ad un quarto delle vendite con veicoli elettrificati sembra raggiungibile senza dover rivoluzionare i piani industriali. Ma la VDA diretta da Matthias Wissmann, il sindacato di categoria che raggruppa i marchi tedeschi, invece non si stanca di denunciare l’irragionevolezza degli obiettivi. Forse non ha i numeri di cellulare degli amministratori delegati suoi associati.

Se l’Italia sembra essere stata, come in altri casi, piuttosto defilata nel mettere a punto il pacchetto mobilità pulita, sul sito che si occupa di politiche continentali EurActiv a firma di David Keating leggiamo che la settimana scorsa Austria, Belgio, Olanda, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo e Slovenia avevano scritto una lettera alla Commissione chiedendo un obiettivo di riduzione più energico del 40% in meno per il 2030. Lo stesso separatamente avevano fatto Francia e Svezia.

Senza effetti, visto che sembra avere prevalso il lobbying della VDA. Ma anche chi puntava a vedere nei provvedimenti di oggi sulla mobilità elettrica avrà qualcosa con cui consolarsi. Il Commissario al clima ed all’energia Miguel Arias Cañete impegnerà €800 milioni per lo sviluppo delle reti di ricarica elettrica veloce nei paesi membri. E altri €2oo milioni andranno a progetti per lo sviluppo della tecnologia delle batterie.


Credito foto di apertura: ufficio stampa Volkswagen Group Italia