OPINIONI

I paradossi “zen” della nuova mobilità non spaventano Toyota

Il Concept i-Ride è una prima risposta ad alcuni dei temi con cui un intero settore della mobilità è destinato a misurarsi: dalla vecchiaia alla disabilità

Oggi si è chiusa una delle edizioni del salone di Tokyo più interessanti degli ultimi anni. E per quanto tempo siate disposti a trascorrere guardando le immagini ed i video della rassegna giapponese, non troverete una foto o un video di un veicolo esposto più attuale e più iconoclasta di quello che vedete qui sopra.

Attuale perché nel Toyota Concept-i Ride sono inclusi gli elementi fondamentali che spingono l’innovazione dell’automobile: dalla propulsione elettrica ai sistemi di guida autonoma. Ma anche iconoclasta perché, sia pure in un modo quieto e silente, zen, se volete, Toyota nel presentare questo veicolo ultra-compatto per la mobilità universale ha scelto di esporlo sottolineando anziché minimizzando chi ha più da guadagnare dalla mobilità futura: le fasce più deboli dei paesi avanzati, anziani e disabili in primis.

E coerentemente ha diffuso foto molto chiare in cui sottolinea da un lato che il concept è studiato per facilitare il trasporto di carrozzine, e dall’altro che la presenza di joystick, con comandi analoghi a quelli dei montascale, faciliterà il compito di chi a bordo dovesse mettersi alla guida, dando il cambio al computer, anche senza avere necessariamente l’uso di tutti gli arti.

Così la marca nipponica è andata contro il virtuale decalogo di tutti i Mad Men degli uffici marketing globali, scegliendo di mettere in evidenza le fragilità umane che rendono la mobilità ancora più preziosa, invece che usare l’automobile come strumento di affermazione.

Al salone di Tokyo è caduta a sorpresa una maschera. Una parte importante della mobilità del futuro, quella dei robo-taxi, è antitetica a quella del 20° secolo. Toyota punta alla Mobility for all? Mobilità per tutti non si traduce per tutti quelli che sono belli o tutti quelli che sono ricchi. Mobilità per tutti quelli che sono anziani. Mobilità per tutti quelli che sono costretti in carrozzina. Ribadendo il concetto anche in un video, che riportiamo qui sotto.

L’automobile non deve essere una macchina ma un partner, ci ricorda il concept Toyota. Veicoli in grado di fare questo passo sembrano essere in grado di riportare l’automobile, la versione del 21° secolo dell’automobile, ad essere uno strumento di libertà ed indipendenza. Andando anche oltre il messaggio che il Concept i-Ride trasmette.

Paradossale, proprio come spesso sono le tipiche storie zen, che per arrivare a questo traguardo si debba prima svoltare la boa della guida autonoma completa: quella che farà a meno delle capacità di guida umane. Ma l’idea che veicoli dedicati o navette e prive di autisti possano fare molto per le eterne comparse del proscenio globale è ormai una convinzione che si fa strada ovunque.

In questi giorni il senatore del Colorado Jeff Bridges ha firmato una colonna sul quotidiano Denver Post per spiegare che il disegno di legge bi-partisan in viaggio attraverso la legislatura dello stato delle Montagne Rocciose è stato stilato proprio con l’idea di accelerare lo sviluppo di sistemi per veicoli che possano semplificare la vita agli anziani, ai disabili, ai meno abbienti.

Al più tardi entro un paio di lustri, uno shuttle senza autista dovrebbe costare meno ($0,15-0,20 per miglio) di quanto costi pagare il finanziamento di un’auto anche di modeste pretese, la sua assicurazione, manutenzione eccetera. Si potrebbe a questo punto chiedere: perché non fornire ad anziani non autosufficienti o ai disabili shuttle con autisti?

Il professor Srikanth Saripalli del politecnico del Texas, ha da tempo iniziato la sperimentazione di shuttle autonomi proprio con l’idea di svilupparne l’adattamento ai disabili. Ma attualmente, sottolinea in questo articolo, le comunità americane che finanziano appositi servizi di trasporto per disabili (para-transit) affrontano un costo che oscilla tra le tre e le quattro volte il costo chilometrico di quello dei servizi di trasporto pubblico convenzionali.

Un grafico dell'agenzia Bloomberg riporta i risultati di una ricerca del think-tank Rethink X (credito immagine : Bloomberg)
Il grafico riporta le previsioni stilate per il 2021 dalla società Rethink X sui costi, divisi per voce di una vettura convenzionale e di un servizio di ride hailing come Uber o Lyft (credito immagine : Bloomberg su dati Rethink X).

I costi dei servizi con autisti ne limitano la diffusione alle sole comunità locali più ricche. Inoltre, se il costo di un servizio di shuttle con autista coincide con quello del possesso dell’automobile, i cittadini preferiranno cercare di continuare a guidare finché i rinnovi della patente glielo consentiranno, con potenziali danni a terzi e danni garantiti ai loro bilanci familiari.

L’indipendenza e l’autosufficienza, come la libertà si pagano e salate. Ma sono esigenze reali, non fisime. La startup americana della guida autonoma Voyage, che come missione aziendale ha il raggiungere la capacità di offrire soluzioni di mobilità estremamente convenienti, ha deciso di iniziare a mettere alla prova i suoi servizi in una comunità per pensionati nei pressi di San José, in California.

I gestori della comunità che, nel 2016, avevano effettuato un sondaggio tra i propri ospiti (circa 4.000 con età media di 76 anni) sulle novità che avrebbero gradito negli anni seguenti, avevano avuto a sorpresa tra le risposte il gradimento per l’arrivo di servizi di shuttle senza autista.

Quattro anni fa la comunità aveva provato a mettere a disposizione navette a richiesta per le necessità degli ospiti. Ma il personale dipendente costava troppo, mentre i volontari potevano essere presenti troppo di rado per le necessità dei residenti.

Oggi ci sono tre taxi autonomi Voyage in azione: Ford Fusion opportunamente modificate. A leggere quello che hanno riferito gli interpellati al New York Times, questa ulteriore opportunità di indipendenza è  gradita.

Il fatto è che la curva demografica che si sta tracciando in molti paesi avanzati non solo rende costosa l’operazione di shuttle per anziani o disabili con gli autisti: in alcuni casi di autisti ormai proprio non ce ne sono, in Giappone ad esempio.

Hiroshi Nakajima, dirige il reparto automotive nato da una costola dell’azienda di videogiochi giapponesi DeNA. All’agenzia Reuters ha spiegato la situazione che ha fatto sì che la sua società si sia lanciata nello sviluppo degli shuttle autonomi: “le cittadine più piccole del Giappone stanno diventando sempre più vecchie rispetto alle metropoli, e proprio non ci sono abbastanza lavoratori disponibili per condurre bus e taxi“.

In Giappone però non mancano le stazioni di servizio. Così sono in corso test di servizi di shuttle autonomi a bassa velocità (fino a 10 km/h, mentre a San José quelli di Voyage arrivano fino a 40 km/H) che portano i clienti da villaggi o aree rurali come, ad esempio, Nishikata fino alle pompe di benzina da dove le persone vengono smistate ai punti di interesse: cliniche, uffici o altro.

L’approccio empatico tra veicolo e passeggero, che si nota particolarmente bene nel video del Concept i-Ride, è di grande importanza nel costruire la fiducia attorno al servizio, specie tra gli anziani. E un approccio di questo genere diventa non solo utile, ma indispensabile nel caso di passeggeri con disabilità che richiedano interfacce più sofisticate per servirsene adeguatamente.

I joystick del piccolo veicolo Toyota sono utili per consentire la guida eventualmente a chi non abbia l’uso delle gambe ma perfetta padronanza delle braccia; ma un non-vedente può comunicare con i sistemi solo con la voce, quindi il grado di affidabilità dei sistemi dovrà essere molto elevato non solo nel relazionarsi all’ambiente ma anche nel capire i passeggeri e comunicare con essi. I rapidi progressi dell’intelligenza artificiale nel settore del riconoscimento vocale dovrebbero decisamente essere d’aiuto.

Società di consulenza come Navigant Research hanno già compilato stime della diffusione di veicoli ad elevata autonomia (il Livello 4 SAE che non richiede alcun intervento da parte di guidatori in carne ed ossa).

Sembra verosimile che la diffusione di shuttle autonomi acceleri proprio in quei paesi in cui più elevata è la percentuale di anziani. Percentuale che legata alle tematiche della guida in qualche caso comincia a creare problemi inattesi e gravi quasi quanto il numero di incidenti legati agli smartphone.

In Giappone ha fatto scalpore l’aumento degli incidenti mortali in cui sono coinvolti gli anziani in possesso di patente. Nel 2016 in 453 incidenti mortali c’era di mezzo un guidatore di 75 o più anni, il 13,6% del totale degli incidenti mortali giapponesi, rispetto al 7,4% di dieci anni prima.

Altre tipologie di incidenti vedono sempre più spesso gli anziani coinvolti: due terzi dei casi di guida contromano avevano a che fare con ultra-65enni, ad esempio.

Alcuni comuni giapponesi hanno cercato di convincere i loro concittadini a restituire le patenti offrendo abbonamenti gratis per un anno ai mezzi pubblici, assicurazioni e banche hanno offerto sconti su polizze o finanziamenti auto a chi vive insieme ad anziani che mettano da parte la loro patente.

Per chi tenta di conservare un’autosufficienza in un’età della vita in cui le necessità si moltiplicano invece che diminuire peraltro anche cercare di conservare la patente può essere fonte di stress, perché gli incidenti hanno fatto sì che gli esami per i rinnovi siano diventati sempre più rigorosi.

Ma come ha ricordato il professor Hiroshi Takahashi, che è consulente del governo giapponese sulle politiche per gli anziani, perdere la patente di guida e l’autosufficienza che ad essa si lega può essere fonte di declino fisico e psicologico. Benvenuto quindi l’emergere di opzioni alternative, una delle quali entro alcuni anni potrebbe essere proprio la diffusione di shuttle autonomi.

Sono temi legati alla curva demografica che hanno già cominciato a trasformarsi in problemi che richiedono soluzioni in Giappone, dove sono diventati acuti. Ma non tarderanno a presentarsi anche in tutti gli altri paesi in cui popolazione sta invecchiando con grande rapidità, a cominciare dalla vecchia Europa, inclusa come ci ricordano continuamente le statistiche la stessa Italia.


Credito foto di apertura: ufficio stampa internazionale Toyota Motor Co.