AUTO

Ci vuole una scarica di elettroni per valicare la grande muraglia

Dietro alle trattative in corso tra BMW e Great Wall Motor per produrre Mini in Cina spunta la piccola elettrica attesa per il 2019

Il gruppo BMW valuta l’opportunità di un accordo con Great Wall Motor Co. per produrre per la prima volta vetture col marchio Mini fuori dall’Europa. La casa cinese (a suo tempo fonte di molte voci per l’interesse manifestato verso FCA e specialmente Jeep) oggi ha confermato l’esistenza di trattative, dopo che più fonti avevano ieri rivelato i colloqui in corso. BMW ha ammesso di cercare un partner locale, senza far nomi di partner.

Quello in Cina si affiancherebbe agli attuali stabilimenti in Gran Bretagna e Olanda, che quest’anno sono serviti a vendere circa 230.000 vetture, da gennaio ad agosto incluso. Il gruppo BMW ha da poco confermato che ad Oxford si costruirà la prima Mini nativa elettrica, il cui concept è stato presentato al salone di Francoforte.

E proprio l’argomento dell’elettrificazione deve aver non poco pesato nella scelta BMW di stabilire rapporti di collaborazione con un nuovo partner. In Cina da tempo la casa di Monaco di Baviera lavora con la locale Brilliance China Automotive Holdings Ltd.

Le vendite di Mini in Cina sono quasi cresciute del doppio rispetto al ritmo del più grande mercato al mondo (3,3% gennaio-agosto). Ma le autorità della Cina hanno anche stabilito che dal 2019 ogni gruppo dell’auto dovrà avere una quota minima di vetture a zero emissioni del 10%, e del 12% nel 2020.

Sembra scontato quindi che una joint venture che abbia per protagoniste le piccole vetture nate dal genio di Alec Issigonis debba comprendere una importante dose di modelli ibridi plug-in, e in seguito elettriche al 100%.

L’opportunità del rapporto con il gruppo BMW ha fatto schizzare in alto il corso dell’azione Great Wall Motor, salita del 14% prima della sospensione fino a lunedì prossimo. Se BMW prevede di costruire ben 12 auto elettriche al 100% entro il 2o25 molto più diradate sono le apparizioni iniziali: il SUV X3 col marchio dell’elica solo nel 2020, preceduto proprio dalla Mini nel 2019.

Affiancare alla sede di Oxford un sito produttivo cinese (che avrebbe anche il vantaggio della vicinanza ai maggiori produttori globali di batterie, che oggi sono tutti in Asia) potrebbe creare una serie rivale globale nel settore delle elettriche compatte per Leaf e Zoe (e Tesla Model 3, se la produzione nel 2019 sarà alla fine quella promessa).

Dopo gli imbarazzi del pasticciato tentativo di fidanzamento con FCA, che un partenariato possa sbocciare dalle trattative in corso tra BMW e Great Wall Motor sarebbe una situazione idealmente win-win per il gruppo cinese. Nel caso di un rapporto industriale con FCA si erano chiesti in molti come potesse svilupparsi la coabitazione di Jeep con quello che forse è il brand locale che in Cina più è sinonimo di SUV.

Invece nel caso del marchio Mini e parimenti a confronto con la gamma premium BMW ogni rischio di sovrapposizione o concorrenza in famiglia sembra assente, e per cominciare questo appare una buona base di partenza.


Credito immagine di apertura: ufficio stampa gruppo BMW