Le prime batterie a bassa percentuale di cobalto avranno questo marchio
La coreana SK Innovation avvia la produzione delle prime celle NMC 811, una svolta per costi ed autonomia delle batterie
Ieri i media coreani hanno diffuso la notizia di una svolta potenzialmente dirompente per il settore di quelle batterie che sono il cuore della nuova mobilità elettrica. Il 31 agosto è iniziata la produzione commerciale delle prime celle laminate realizzate con una chimica cosiddetta NMC 811.
Inizialmente saranno installate su dispositivi statici di stoccaggio di energia. A dicembre inizieranno i primi test su veicoli elettrici, mentre si prevede che dalla seconda metà del 2018 sarà possibile avviare la produzione destinata a veicoli di serie. I gruppi dell’auto con cui SK Innovation attualmente collabora sono Daimler, Hyundai e la pechinese BAIC.
Tra gli utilizzatori di batterie al litio che, tra le varie alternative, hanno finora puntato sulla chimica NMC figurano tra gli altri Tesla, che le ha scelte per i suoi dispositivi di stoccaggio Powerwall e General Motors, che ha questo tipo sulle Chevrolet Bolt (e sulle Opel Ampera-e), fornite dalla coreana LG Chem.
La sigla NMC identifica la presenza dei corrispondenti materiali Nickel, Manganese e Cobalto, mentre i numeri si riferiscono alle percentuali presenti nel mix utilizzato. Una ampia maggioranza di produttori di batterie a lungo ha prodotto celle con ciascun minerale presente in parti uguali, celle perciò identificate come NMC 111, o più correttamente NMC 333, con dosi del 33,3%.
Da tempo però i produttori di batterie cercavano alternative ad una batteria che utilizza molto cobalto: timori nati sia sul versante dei costi della materia prima (un metallo i cui prezzi sono saliti moltissimo a fronte dell’impennata della domanda) sia su quello dell’instabilità della fornitura: le maggiori riserve del globo sono di casa nella volatile Repubblica Democratica del Congo.
Per le case produttrici di batterie trovare una soluzione percorribile per aumentare la dose di nickel in particolare rappresenta scoprire una sorta di Sacro Graal del settore: più nickel oltre a contribuire a tenere sotto controllo i costi di produzione significa poter aumentare la densità di energia delle celle.
In altri termini, poter aggiungere ai modelli di auto elettriche della nuova generazione un centinaio di chilometri all’autonomia attuale per riuscire ad arrivare a quella barriera psicologica dei cinquecento chilometri di autonomia raggiungibile con una sola carica che davvero potrebbe costituire l’impulso decisivo per l’affermazione commerciale dell’auto a zero emissioni.
Finora sulle batterie al litio aumentare la percentuale di nickel nelle celle rischiava di generare problemi collaterali di surriscaldamento e di minore durata complessiva della batteria. In SK Innovation si sono applicati a trovare un rimedio e sono arrivati al traguardo grazie a tecnologie proprietarie che hanno messo a punto sui separatori delle batterie, rivestiti in ceramica.
Questo ha dapprima consentito ad SK Innovation di essere i più veloci a commercializzare batterie NMC 622 (i numeri, ricordiamo sono le parti delle varie materie prime) e poi di ripetersi a partire da ieri con l’avvio della produzione delle batterie NMC 811 che riducono ad una sola parte di cobalto quella presente ogni otto di nickel in una cella. Un traguardo particolarmente sorprendente se si pensa che ancora pochi mesi fa analisti attenti stimavano all’inizio della prossima decade l’arrivo delle prime batterie di questo tipo.
Lee Jon-ha, del centro ricerche sulle batterie del gruppo coreano, ha detto orgoglioso al Korea Herald: “nel portare al successo lo sviluppo e la produzione commerciale delle batterie NCM 622 e NCM 811 per la prima volta al mondo, SK Innovation ha dimostrato le sue capacità di leader nella manifattura delle batterie. Le batterie NMC 811 aiuteranno ad estendere l’autonomia delle auto elettriche fino a 500 chilometri e noi svilupperemo anche nuove batterie che potranno assicurare un’autonomia di oltre 700 chilometri per il 2020“.