AUTOMAZIONE

Google è profeta in patria nella guida autonoma

La California stila la prima classifica di affidabilità dei sistemi di guida autonoma e al vertice c’è l’auto di Mountain View

Confrontare le caratteristiche e performance dei vari modelli di auto da decenni assicura vitto ed alloggio ai giornalisti dell’auto. Ma quando si tratta di guida autonoma le opportunità di mettere l’un contro l’altro armati questo o quel sistema svaniscono. Per ora c’è solo una fonte per confrontare il livello dei sistemi messi su strada dai vari gruppi dell’auto e della tecnologia, ed è in California.

La motorizzazione dello stato del Pacifico pretende che chi richiede un permesso per effettuare test sulle sue strade ed autostrade debba, in ossequio a principi di trasparenza, fornire resoconti dettagliati sulla distanza percorsa e, di particolare interesse, su ogni disengagement. Ovvero deve dare conto di tutte le occasioni in cui i sistemi si siano arresi davanti alle complessità del traffico oppure abbiano avuto problemi tecnici tali da richiedere l’intervento di un guidatore in carne ed ossa.

Alphabet, la capogruppo di Google che da fine 2016 ha riunito le attività riguardanti la mobilità autonoma nella società Waymo guidata da John Krafcik, è emersa come la trionfatrice della prima classifica di questo genere, una vera profeta in patria. Sulle strade dello “stato d’oro” le auto di Mountain View si sono dimostrate decisamente a loro agio, non solo perché hanno accumulato 30 volte più miglia di tutti i rivali messi insieme (molti dei quali hanno test in corso anche e soprattutto in altre aree americane), ma in particolare perché interventi dei guidatori sono stati necessari solo 0,2 volte ogni mille miglia (circa 1.600 km) di strada percorsa.

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Test di veicoli autonomi in California; con quale frequenza i guidatori hanno dovuto intervenire per ragioni di sicurezza, per ogni migliaio di miglia percorse. (Credito grafico: Financial Times).

Parlando col Financial Times, che ha compilato il grafico che vedete qui sopra, nel quale i migliori stanno in basso, l’analista della società Gartner Mike Ramsay ha commentato  che l’aggiornamento di questa classifica mostra “l’enorme differenza sia in miglia percorse sia in performance tra il sistema di Google/Waymo e tutti gli altri“. Tesla inclusa, malgrado questo sia una sorpresa per la maggior parte di chi segue queste tecnologie: la casa di Elon Musk ha inviato i dati di solo quattro auto contro quelli relativi a sessanta mezzi di Google/Waymo.

Peraltro c’è da attendersi che le future classifiche possano essere fluide o addirittura ballerine. Da un lato per l’influenza del chilometraggio totale percorso. Dall’altro perché la classifica manca di omogeneità nella sua impostazione. Così ad esempio BMW, che è stata la migliore dopo Waymo, aveva però un solo veicolo in attività sulle strade californiane. Bosch, che al contrario figura in cattiva posizione, effettua però molte prove per conto terzi, per validare o bocciare sistemi che magari mai vedremo passare un giorno in produzione.

Inoltre, i risultati delle prossime classifiche potrebbero essere molto diversi dagli attuali anche per la rapidità con cui oggi i reparti ricerca e sviluppo, grazie soprattutto ai sistemi di apprendimento automatico, sono in grado di migliorare in tempi brevi. Come ha scritto Amir Efrati sul sito The Information, la stessa Waymo ha fatto passi da giganti nella sua tecnologia. I tecnici di Mountain View nel corso dello scorso anno hanno fatto crollare del 75% il tasso di errori, ossia il numero di disengagement, malgrado abbiano aumentato del 50% la distanza percorsa.

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Credito immagine: press kit Google