BATTERIE

Celle 24M con elettrodi semi-solidi per Freyr

La produzione di celle green della startup che sta costruendo una Gigafactory in Norvegia nascerà incorporando la tecnologia su licenza della società americana, già partner di Kyocera e GPSC

Nei giorni delle festività natalizie è passato inosservato o quasi un accordo di licenza stipulato dalla startup scandinava Freyr (che intende costruire una Gigafactory a Mo i Rana in Norvegia) e l’azienda americana 24M Technologies. Quest’ultima, uno spin-off dell’altra azienda americana delle batterie A123 Systems, cederà al nuovo partner la propria tecnologia per costruire celle con elettrodi semi-solidi.

La notizia arriva ad un anno quasi esatto dal primo significativo accordo commerciale della startup americana con la giapponese Kyocera, che usa le celle del partner nella linea di prodotto destinata allo stoccaggio residenziale e per le aziende.

Lo scorso anno Global Power Synergy Co., una divisione della principale utility della Thailandia, PTT, ha portato a completamento i primi impianti di una fabbrica che si è prefissata una capacità di 100 MWh da raggiungere entro quest’anno. Anche in questo caso si tratterà di batterie destinate a impianti di accumulo.

Fondata dall’ex-scienziato del MIT Yet-Ming Chiang e capace di attirare supporto da programmi del dipartimento americano dell’Energia, 24M aveva mostrato le prime celle nel 2015 e ha iniziato a stringere accordi per portare sui mercati la propria tecnologia, dopo aver completato un round di finanziamento nel 2018.

Fin dalla presentazione delle prime richieste di brevetti, 24M ha sottolineato le proprie intenzioni di realizzare elettrodi di maggiore spessore e con una più elevata conduttività, in grado di semplificare contemporaneamente tempi e processi della manifattura, e quindi i relativi costi.

In particolare le celle basate sulle ricerche 24M sono caratterizzate dall’assenza di leganti (il più diffuso dei quali nella manifattura contemporanea di batterie è il PVdF, polivinilidenfluoruro) il cui spazio può essere occupato dagli elettroliti, con più sali disponibili per la diffusione ionica, e da più materiale attivo che contribuisce al miglioramento della densità di energia. Nel caso dell’azienda americana, si era posta il traguardo di 350 Wh/kg per il 2020.

Freyr avrà la possibilità di accedere a questo tipo di soluzioni per la quota che riterrà opportuna della futura capacità del suo impianto scandinavo. Inizialmente la capacità prevista era 32 GWh, ma per il 2025 l’azienda sta valutando se salire a 40 GWh l’anno, dopo i primi accordi di programma per la fornitura di celle e materiali attivi a Siemens Energy ed Elkem siglati ad ottobre.

La startup scandinava diretta da Tom Einar Jensen ha sottolineato come l’approccio di 24M prometta di essere un contributo al contenimento di costi di capitale ed operativi della manifattura di celle che renderà più sostenibile economicamente il prodotto Freyr. In parallelo a una impronta limitata sul versante delle emissioni e della catena del valore, grazie in particolare alla produzione di energia necessaria alle linee che proverrà dalle rinnovabili (energia idroelettrica).

Credito foto di apertura: ufficio stampa Freyr via Cision