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Per Tesla ormai è in ritardo anche la notte di Halloween

I fantasmi che circondano la casa californiana in questi giorni si chiamano cash bruciato e rallentamenti nella produzione della nuova Model 3

Quando c’è di mezzo Elon Musk tutti siamo abituati a sentire previsioni che vanno oltre l’audacia e effettivi tempi di realizzazione che comportano ritardi. C’è chi si è dato la pena di calcolarli, i ritardi, scoprendo che si tratta in media di quattro mesi di ritardi.

Ultimamente, però, anche se Tesla e il suo leader hanno ancora un seguito che rasenta la devozione, la tolleranza per questa pratica diventa sempre più scarsa. E l’ultima dimostrazione è la conference call di ieri notte, la notte dopo Halloween, in cui la società di Palo Alto ha presentato i risultati del terzo trimestre 2017.

I temi del momento erano vari, e su alcuni alla fine si è sorvolato o quasi: cassa, produzione della Model 3, problemi sindacali, sviluppo in Cina, sviluppo dell’Autopilot. Quando la conference call sui risultati del terzo trimestre 2107 Tesla si è chiusa, il titolo stava perdendo il 4,6%.

Il denaro fresco che Musk & C. hanno finora rastrellato senza troppe difficoltà viene bruciato sempre più in fretta. Al miliardo di dollari consumato nel secondo trimestre è seguito un terzo trimestre in cui ne sono stati bruciati $1,4 di miliardi: Tesla ha segnato una perdita record di $619 milioni.

Negli ultimi due trimestri è svanito tanto cash quanto nei precedenti sei: secondo i calcoli di Liam Denning dell’agenzia Bloomberg, che ha subito controllato le cifre sul suo terminale, quattro dollari su cinque rastrellati da marzo 2017 in poi ($3,2 miliardi in totale) sono svaniti.

Le cifre sarebbero probabilmente state ancora una volta digerite se il denaro fosse stato speso per svelare cifre incoraggianti sui progressi della linea di produzione della prima media Tesla, la Model 3 per cui quasi mezzo milione di persone ha pagato un anticipo si $1,o00 per poterne avere una il prima possibile.

Possibile forse, prima certamente no. Perché i programmi di produzione sono stati confermati in clamoroso ritardo malgrado i piccoli numeri previsti dalla pianificazione della casa di Palo Alto. A fine dicembre 2017 la fabbrica che un giorno dovrà sfornarne mezzo milione l’anno ne doveva produrre 5.000 la settimana, E invece no. Dopo i ritardi estivi, tutto sommato comprensibili, e quelli dell’autunno ce ne saranno anche di invernali.

5.000 Model 3 alla settimana saranno prodotte solo a partire dalla fine del terzo trimestre 2018. La produzione a regime? Chissà. Così, chi è in lista d’attesa nel frattempo forse sta cominciando a dare una occhiata alla nuova Nissan Leaf o alla Chevy Bolt. Tesla ha indicato in problemi alla Gigafactory, un altro fiore all’occhiello che si è trasformato in un cactus con spine acuminate, la fonte dei maggiori grattacapi attuali.

A Sparks (in Nevada) ci sono consistenti problemi coi moduli (i pacchetti che mettono insieme più celle prima di alloggiarli nei pacchi batterie completi) a causa di un problema ad ampio raggio causato da una sub-fornitura.

Ormai, ha affermato Musk, i manager di Tesla, Panasonic, Grohmann vivono accampati nella Gigafactory per risolvere i problemi ed accelerare la produzione della Model 3. Anche sulle linee di Model S e Model X sembra ci saranno rallentamenti per accelerare la produzione della sorella minore.

Ma anche le vetture che finora hanno supportato la crescita della marca californiana continuano ad avere un problema: la seconda generazione dell’Autopilot. Musk è stato tassativo nel ripetere, come fa da ottobre 2016, che l’hardware in dotazione è ormai pronto alla piena funzionalità di guida autonoma.

Ma è sempre meno facile essere rassicurati dalla reiterazione di questa affermazione quando è ormai passato così tanto tempo dal divorzio con l’israeliana Mobileye che ha portato allo sconvolgimento della dotazione di sensori per la guida autonoma. E Musk ha aggiunto altra benzina sul fuoco quando ha lasciato intendere che Tesla potrebbe davvero realizzare in proprio i chip per l’autonomia completa (insieme ad AMD).

La cosa sembra da un lato ipotizzare un altro clamoroso divorzio, con Nvidia stavolta, ma anche smentire che la dotazione attuale sia in grado di far guidare le Tesla da sole. Nuovi più potenti chip potrebbero fare un gran comodo ad Elon Musk e soci: magari potrebbero cominciare addestrando i sistemi a calcolare i piani industriali.


Credito foto di apertura: press kit Tesla