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No, no e poi no: il litio non sarà prossimo petrolio

I prezzi delle materie prime, ed i contratti futures sui loro prezzi a breve, medio e lungo termine, sono stati una delle maggiori occasioni di speculazione nella finanza. Quando si mettono insieme le decine di notizie sul futuro promettente delle auto elettriche e degli stoccaggi domesitici residenziali ed industriali, pensando alle batterie che per questi saranno indispensabili qualcuno potrebbe pensare ad una prossima bolla speculativa. Magari legata al litio. In effetti i prezzi di questo materiale sono raddoppiati globalmente negli ultimi sei mesi. Alcuni produttori di batterie hanno anche cominciato a usare contratti derivati per coprirsi dall’eventualità di eccessivi aumenti, non diversamente da quanto è comune per chi lavora nel petrolio, o nel rame.

Ma i rischi reali di una bolla speculativa sembrano minimi: è più facile che la prossima speculazione avvenga sui bond italiani che sul litio. Questa è la conclusione cui si potrebbe giungere leggendo lo  studio di due ricercatori della Carnegie Mellon di Pittsburgh, una università all’avanguardia anche nella ricerca sulla guida autonoma. Per i ricercatori Rebecca Ciez e Jay Whitacre che hanno studiato una ampia gamma di sistemi di fabbricazione di batterie agli ioni di litio, anche quel sostanzioso aumento dei prezzi non si tradurrà in una impennata dei prezzi delle batterie.

Ciez e Whitacre hanno preparato un dettagliato conteggio dei componenti di due tipi di celle prisamtiche e di due tipi di chimica delle celle a ioni di litio. Secondo loro anche un balzo dei prezzi da $7,50 al chilo a $25 al chilo non si tradurrebbe in un incremento analogo del prezzo delle batterie, limitandosi ad un possibile incremento del 10%. Probabilmente troppo poco per scatenare gli appetiti di qualche trader di Wall Street.

Tanto più che prezzi alti potrebbero rendere interessante riprendere  l’attività in miniere oggi non abbastanza sfruttate ai prezzi attuali, abbassando i prezzi per aumento di offerta. Ma ci sono altri due dettagli: il litio è abbondante e oggi si lavora solo quello più economico. Con prezzi più alti lo si estrarrebbe dall’acqua di mare. In aggiunta, una recentissima ricerca di un politecnico della Finlandia sta mettendo a punto una soluzione per riciclare metalli ad alta purezza dagli scarti delle batterie servendosi di un processo di separazione detto liquido-liquido.

Sami Virolainen, che ha guidato un team di studiosi, ha sviluppato soluzioni per riciclare litio, cobalto e nickel dalle batterie esauste, riuscendo a raggiungere per il cobalto riciclato il 99,6% di purezza, per il nickel il 99,7% e per il litio addirittura il 99,9%. La purezza del procedimento è molto incoraggiante perché l’industria che produce batterie richiede metalli ad alto tasso di purezza: in questo settore della manifattura una differenza tra 99,4% e il 99,9% conta e molto. Se le ricerche di mercato suggeriscono che la domanda di litio possa quadruplicare tra 2011 e 2025, non sembra proprio che il successo o meno delle auto a propulsione elettrica possa dipendere da questa materia prima.


(Credito foto di apertura: Nissan media website)